Lecce, processo per pedopornografia: 3 uomini al banco degli imputati
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LECCE - Si aprirà il prossimo 6 Marzo, davanti ai giudici della prima sezione penale del tribunale di Lecce, il processo a tre uomini accusati di aver detenuto e diffuso file video e immagini pornografiche con minorenni, utilizzando un'applicazione di messaggistica.
A decidere di rinviarli a giudizio, accogliendo così la richiesta avanzata dalla sostituta procuratrice Giorgia Villa, è stato Lunedi il giudice Angelo Zizzari, all’esito dell’udienza preliminare.
Al banco degli imputati, assistiti dagli avvocati Antonio Bolognese del foro di Lecce, Patrizia Bisozzi del foro di Civitavecchia e Fabrizio La Manna del foro di Taranto, dovranno presentarsi un 43enne di Galatina, un 71enne di Lecce, un 49enne originario di Gallipoli ma residente nella Maddalena (in provincia di Sassari).
Al primo in particolare, è contestata l’aggravante dell’ingente quantità perché, durante le perquisizioni, il 24 febbraio del 2021, nel suo telefono cellulare sarebbe stata riscontrata la presenza di un numero cospicuo di materiale pornografico: 7681 immagini erano contenute nella cartella 'Telegram image" e 2503 video, in quella “Telegram video".
Coinvolti in un’inchiesta più ampia avviata dalla Procura di Catanzaro, gli atti relativi alla posizione dei tre salentini fu trasmessa a quella di Lecce per competenza territoriale.
Qual è la pena per detenzione e diffusione di materiale pedopornografico in Italia?
Le persone che sono accusate di aver detenuto e diffuso materiale pedopornografico in Italia rischiano di incorrere in due reati distinti, previsti dagli articoli 600-quater e 600-quinquies del codice penale. Il primo riguarda la detenzione o l’accesso a materiale pornografico realizzato utilizzando minori degli anni diciotto, il secondo riguarda la divulgazione, la cessione o la diffusione di tale materiale.
La pena per il reato di detenzione o accesso a materiale pedopornografico è la reclusione fino a tre anni o la multa non inferiore a euro 1.549. La pena è aumentata in misura non eccedente i due terzi se il materiale detenuto è di ingente quantità. Inoltre, se l’accesso al materiale avviene mediante internet o altri mezzi di comunicazione, la pena è la reclusione fino a due anni e la multa non inferiore a euro 1.000.
La pena per il reato di divulgazione, cessione o diffusione di materiale pedopornografico è la reclusione da uno a cinque anni e la multa da euro 2.582 a euro 51.645. La pena è aumentata se il fatto è commesso con abuso della qualità di operatore della comunicazione o con uso di mezzi di comunicazione elettronica.