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Un acquisto di peso che non ha ancora lasciato il segno

Ante Rebic doveva essere il colpo di mercato in grado di alzare l’asticella del reparto offensivo giallorosso. Un nome importante, una carriera di livello tra Bundesliga e Serie A, la consacrazione con la maglia del Milan campione d’Italia. E invece, la stagione dell’attaccante croato si è rivelata fin qui una grande delusione. Un solo gol, seppur pesante – quello del definitivo 1-1 contro la Juventus – a fronte di tante panchine, prestazioni opache e, per lunghi tratti, un atteggiamento in campo apparso svogliato e privo di mordente.

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Le aspettative erano alte, soprattutto perché Rebic è stato presentato come un giocatore in grado di offrire soluzioni tecniche e alternative tattiche importanti. Ma la sua avventura leccese, fino a questo momento, non ha rispettato le premesse.

Una stagione difficile: tra adattamento, forma fisica e pressioni

Perché un giocatore del suo livello non è riuscito finora a incidere? Le risposte non sono univoche, ma possono esserci diverse concause. Prima di tutto, l’aspetto fisico: Rebic è arrivato a Lecce dopo mesi difficili a livello di continuità e condizione, e questo ha inevitabilmente influito sul suo rendimento.

Poi c’è la questione tattica: inserirsi in un contesto nuovo, con meccanismi diversi e con un impianto di gioco diverso rispetto a squadre in cui ha fatto bene come il Milan, richiede tempo e adattamento. Non va dimenticato, inoltre, che persino nei momenti in cui mister Giampaolo aveva sottolineato i suoi progressi in allenamento, Rebic ha continuato a trovare poco spazio. Una situazione che, alla lunga, potrebbe aver intaccato la sua intensità e fiducia, sia in campo che in allenamento. Infine, non va sottovalutata la componente psicologica. Giocare in una squadra che lotta per la salvezza è ben diverso rispetto a lottare per lo scudetto o per l’Europa. Cambia la pressione, cambia la gestione emotiva. Non è una giustificazione, ma una possibile chiave di lettura.

Tuttavia, il valore del giocatore non è in discussione. E proprio nei momenti più complicati, l’esperienza può fare la differenza.

Atalanta-Lecce: ultima chiamata per diventare decisivo

Venerdì sera, al Gewiss Stadium, andrà in scena una sfida che pesa tantissimo per entrambe le formazioni. L’Atalanta in piena corsa per un posto in Champions League, il Lecce invischiato nella lotta salvezza con un solo punto di vantaggio su Venezia ed Empoli. Una partita spartiacque, che i giallorossi dovranno affrontare senza il proprio terminale offensivo di riferimento, Krstovic, squalificato. Toccherà così con ogni probabilità proprio ad Ante Rebic partire titolare nel ruolo di punta centrale.

ante rebic

Le polemiche su questo utilizzo non sono mancate: c’è chi contesta la scelta di schierarlo nel cuore dell’attacco, sostenendo che abbia bisogno di più spazio sulla fascia sinistra, dove in passato ha fatto la differenza. Ma è altrettanto vero che, nella stagione dello scudetto del Milan, Rebic ha spesso ricoperto quel ruolo, dando respiro a Giroud e risultando determinante in più occasioni.

Con il passare degli anni, inoltre, la sua brillantezza atletica si è un po’ affievolita, rendendo meno incisivo il suo gioco da esterno puro. Per questo, la posizione da centravanti mobile – sfruttando tecnica, esperienza e visione – può rappresentare oggi la soluzione più logica.

Profili diversi, stesso obiettivo: salvarsi

Rebic non è un numero 9 classico. Non ha la struttura o le caratteristiche del centravanti d’area come Krstovic, ma può essere altrettanto pericoloso se messo nelle condizioni ideali. Sa venire incontro, legare il gioco, e ha nel repertorio giocate da fuoriclasse, anche se con una certa discontinuità: basti pensare che il suo massimo stagionale in Serie A è stato di 11 reti, con la maglia del Milan.

Ora, però, i numeri contano meno. Conta solo il presente. Nelle ultime cinque partite che restano al Lecce, l’esperienza internazionale di Rebic potrebbe rivelarsi una risorsa fondamentale. A Bergamo, in una sfida difficilissima, ha la chance di ribaltare i giudizi, di riaccendere l’entusiasmo dei tifosi e, soprattutto, di diventare decisivo nella corsa salvezza.

Forse non sarà il Rebic da dieci gol a stagione, ma può ancora diventare il Rebic da cui riparte la salvezza.

E magari, tra qualche settimana, potremo dire che la svolta è arrivata proprio quando sembrava tutto perduto.

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