Dopo qualche inciampo è arrivata la
caduta del
Lecce, e il
tonfo questa volta si è fatto sentire eccome.
Lo
0-3 casalingo dei salentini contro un compatto
Pisa conferma una
criticità già nota e ne presenta un'ulteriore, conseguenza (si spera) di una semplice "giornata no".
Sebbene il
gol subito a partita fosse ormai una cattiva abitudine, quasi messa in preventivo di volta in volta, contro i toscani il
Lecce ha chiuso il match con
zero gol fatti, e ciò non accadeva dal
KO di due mesi fa col Brescia. Una coincidenza? Probabile, per questo non scaveremo a fondo alla questione.
Le
troppe reti subite restano, purtroppo, un
problema evidente, tenuto conto che nell'impegno del Via del Mare contro i nerazzurri sono state
ben 3 e, andandosi a sommare con quelle passate, fanno del Lecce
una delle peggiori difese del campionato, nonostante i giallorossi vantino probabilmente il miglior portiere della competizione.
Sul banco degli imputati però non vanno inseriti solo i
quattro difensori che dovrebbero schermare la porta di
Gabriel, bensì anche chi fa da ponte con la fase offensiva ed è chiamato ai
rinforzi in fase di non possesso, ovvero i
tre di centrocampo.
Nell'ultima uscita le prime due reti incassate sono dovute a chiari
errori di singoli, prima di Meccariello, poi di Tachtsidis. Nel corso della stagione ciò
può accadere e di certo un errore non fa un giocatore "scarso". Dei
18 gol subiti, una buona parte è dovuta alla
fase difensiva nel suo complesso, quindi a questioni relative al lavoro canoro della squadra quando non attacca.
Per migliorare gli
interpreti ci sarà il
mercato di riparazione, ma se il problema è
generale, ad avere un ruolo scomodo non è solo
Corvino, bensì anche il tecnico
Corini.
E' evidente come una
svolta alla squadra vada data e probabilmente è troppo riduttivo avvallare come soluzione una strigliata per ritirare su il
morale. Ad inizio annata alla prima crisi stagionale l'allenatore ex Brescia rimediò con un
cambio di modulo: perchè non provarci ancora?
Calma, ciò non significa che il
4-3-1-2 sia da cestinare, anzi, nello scenario che vi verrà proposto tra poco resterebbe la disposizione tattica predefinita.
Il punto è che una
grande squadra, come il
Lecce deve ambire ad essere, ha sempre un
piano B, un asso nella manica da tirare fuori a partita in corso o magari in determinate sfide.
Eugenio
Corini nel suo percorso da allenatore ha saputo sorprendere tutti con
capovolgimenti tattici e, buttando un occhio sulle sue esperienze passate, più di una volta ha schierato i suoi uomini a
3 dietro, ottenendo anche buoni risultati.
Che possa
provarci a
Lecce? Chissà, al momento resta solo una
lontana ipotesi ma, magari quando avrà
più scelte tra i centrali, potrebbe rivelarsi uno scenario molto plausibile.
Da un punto di vista tattico, spostando
i terzini a centrocampo si andrebbero a ridurre le
carenze difensive che
Adjapong e
Calderoni hanno dimostrato di avere in questa prima parte di stagione, scatenando il loro
estro lungo tutta la fascia.
Il
punto interrogativo sarebbero i tre dietro perchè, sebbene i salentini vantino in rosa
Lucioni, Meccariello, Dermaku e Rossettini, alla fine dei conti, per
infortuni e problematiche varie, hanno giocato sempre i primi due. Quando però l'albanese sarà a pieno regime (si spera presto), gli uomini per tentare un occasionale
azzardo ci sarebbero, e non è da dimenticare come nel suo exploit a
Cosenza,
Dermaku giocasse proprio in un terzetto.
Inoltre, un modulo con le ali
gioverebbe anche a
Paganini, criticato per le insufficienti prestazioni recenti, probabilmente senza tenere conto che l'ex Frosinone fu acquistato in ottica
4-3-3, e non c'è da sorprendersi se nel ruolo da mezzala abbia dei limiti, visto che è pressoché inedito analizzando la sua carriera.
La
difesa a 3 potrebbe essere davvero una
soluzione? L'interrogativo resta finché si parla di tattica senza il riscontro del campo. Una cosa è certa: un allenatore
esperto come
Corini saprà cosa fare per
il bene del Lecce e se non la prenderà in considerazione indubbiamente avrà i suoi ragionevoli motivi.