Corvino: “Con Gotti mancava identità. Il prossimo sarà allenatore di campo”
Le dichiarazioni del responsabile dell'area tecnica del club giallorosso ai microfoni della sala stampa
Le dichiarazioni del responsabile dell'area tecnica del club giallorosso ai microfoni della sala stampa
Il direttore Pantaleo Corvino ha parlato ai microfoni della sala stampa dello stadio “Via del Mare”. Alle ore 17:00 commenteremo la conferenza stampa in diretta sul nostro canale Twitch.
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Interviene Trinchera
Io spesso ascolto ed è una virtù farlo davanti a Sticchi Damiani e Corvino. Ci tengo però a lanciare uno spunto di riflessione. Noi conosciamo la nostra reale dimensione. Gli addetti ai lavori ai nastri di partenza ci considerano sempre la prima retrocessa. Questo succede ogni anno. In momenti come questi ci assale uno stato d'animo pessimo. Io però non la darei vinta ai disfattisti. Questa piazza ha dimostrato che quando è compatta riesce a sopperire alla differenza di potenzialità con gli altri club. Nervosismo in campo? Non c'è strafottenza in campo, anche i giocatori vogliono cambiare le cose, vogliono risalire la china. Se si è compatti qualcosa in più si riesce a tirare fuori. Chi ci teme spera che le cose fra di noi vadano male. A fine campionato tireremo le somme. Per me però l'unità è un elemento troppo importante. Ripartiamo con un nuovo allenatore e la squadra ha bisogno del sostegno di tutti.
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Gli infortuni
Tutto è migliorabile. Se qualcosa non va nel modo giusto dobbiamo capire come migliorare. Uno deve vedere da dove parte e dove si trova. Siamo andati dalla B in A e in A ci siamo da tre anni. Non possiamo fare tutto e subito. Ci vuole tempo per migliorare in tutte le aree.
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La difesa degli allenatori
Qui abbiamo difeso allenatori che hanno perso sei partite di fila e oggi lottano per lo scudetto. Per noi è importante vedere un'identità, una squadra.
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Tensioni nel gruppo
Ci sono scene che se non ci fossero sarebbe meglio, ma non si può avere la piena castità. Se vedi un calciatore che sollecita un compagno ad alzarsi perché manca poco alla fine della partita denota attaccamento. Il calciatore, pensando fosse un avversario, avendo un vero problema, reagisce in un determinato modo. Dall'esterno viene visto poi in un certo modo, ma nella convulsione della partita possono succedere certe cose.
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Marco Giampaolo
Siamo venuti qui per parlare di un'altra situazione. Il nome potrei farlo se ci sono gli accordi firmati. E' una situazione nella quale speravamo di non trovarci, ma quando ti trovi devi avere il tempo di fare delle valutazioni.
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I nostri errori?
La conta eventualmente si fa a fine stagione. Queste dodici partite ci hanno fatto delle considerazioni. Poi a fine partite valuteremo eventualmente gli errori. Non ci sono giocatori da due o tre milioni che sono certezze in serie A. Se ci accettate così, con i nostri errori, possiamo andare avanti. Sapendo che ci sarà sempre chi non ci darà il suo consenso. Nessuno nella vita ha avuto il suffragio universale.
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Campagna acquisti sufficiente per alzare l'asticella?
Noi riteniamo di fare il massimo con quello che possiamo. Dell'undici titolare dello scorso anno siamo riusciti a trattenerne otto. Abbiamo dato fiducia a loro e sostituito i ceduti. Pensiamo di aver migliorato in generale la rosa. Con i mezzi a disposizione ci siamo sforzati di fare il massimo. Vedendo quello che stanno facendo Guilbert al posto di Gendrey, Gaspar al posto di Pongracic e Dorgu al posto di Almqvist riteniamo di aver fatto il massimo. Poi ciascuni piò fare le sue valutazioni.
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Il nuovo allenatore
Al presidente ho detto che ci sono momenti in cui serve un po' di ignoranza. Ogni momento storico ha la sua logica. Io e Trinchera siamo uomini di campo. Per tre anni la strada che abbiamo tracciato ci ha portato dei successi. Al presidente ho detto che vorrei una persona di campo. Dobbiamo intraprendere una strada comune a tutti, altrimenti si va in confusione. Voglio un allenatore che mi dia delle risposte.
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Il consenso
Sappiamo che c'è chi ci vota contro. Cercheremo con il lavoro di convincere anche gli scettici.
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Il valore della squadra
E' uscito Gendrey ed è entrato Guilbert. Sono convinto che Guilbert è di valore pari a Guilbert. Così come dicevo che Gendrey era pari o più forte di Calabresi. E' uscito Pongracic ed è entrato un nazionale come Gaspar, non credo che ci abbiamo rimesso. Gli altri nove giocatori in campo nell'ultima partita c'erano anche gli scorsi anni e non siamo mai stati fra le ultime tre. Non voglio dare alibi ai giocatori, sia chiaro. Loro non sono macchine, sono uomini che possono sbagliare, così come noi. Ma ci sforziamo tutti per dare il massimo.
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Sulle scelte di mercato
Sansone era già qui. Chi lo ha portato? Non stava bene, ha avuto un problema al collo. E' rimasto a Lecce ed era a disposizione dell'allenatore. Sull'uscita di Blin? Davanti alla difesa abbiamo preso un giocatore che ha avuto il consenso di tutti. Avevamo Kaba, anche Berisha. Abbiamo sei centrocampisti. Di Coulibaly ho detto che è un giocatore duttile.
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Il biennale a Gotti
Quando fai delle scelte credi sempre che stai facendo la cosa migliore. Quando scegli un calciatore pensi che sia quello giusto, poi non si rivela tale e hai commesso un errore. Ma fa parte del gioco. In quel momento abbiamo pensato che era giusto fare in quel modo con il contratto di Gotti. Oggi qualcuno può dire che il biennale è stato un errore, gli errori nella vita si fanno. E' stato un atto di fiducia da parte nostra, ma oggi abbiamo preso una decisione diversa da quella che abbiamo fatto allora.
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Gli errori
Le decisioni possono anche portare agli errori. Gli errori vengono commessi da chiunque. Io sono arrivato dalla terza categoria alla Champions League facendo errori. Commettendo errori ho mantenuto il Lecce per nove anni in serie A.
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Mancanza di identità
Essere negli ultimi posti fa parte del dna di una squadra che deve lottare per la salvezza. Ci sono momenti in cui i risultati non ti supportano. Ma non possiamo perdere l'identità, la direzione verso un obiettivo. Se oltre ai risultati manca l'identità bisogna fare delle riflessioni. Per me è un trauma ogni volta che devo cambiare il timoniere. Non solo il presidente, anche noi come area tecnica non vogliamo avere scrupoli. Sentiamo la responsabilità verso gli altri non solo verso noi stessi.
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Il bilancio
Dopo dodici giornate abbiamo svolto delle analisi e ciascuno di noi singolarmente ha fatto delle riflessioni. Quando la società mi fa delle domande rispetto al percorso della squadra e io devo dare delle risposte. Negli ultimi quattro anni abbiamo avuto un'identità ben precisa, senza essere mai fra le ultime tre, senza subire troppi gol. Non abbiamo mai avuto la peggiore differenza reti del campionato. Dopo dodici giornate ci siamo ritrovati a non trovare
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L'esonero
Gli esoneri non vengono imposti dall'area tecnica. Sono sempre decisioni condivise con la società. Lo si fa nel momento in cui bisogna fare delle analisi. Chi racconta altro si fa dei film. Ci sono momenti della stagione nei quali ogni club fa delle valutazioni, per noi il momento è arrivato dopo dodici giornate.
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Brutto momento
In questi momenti non riesco a dare il meglio. Sono momenti che non fanno parte del mio dna come responsabile dell'area tecnica. Il mio primo esonero in carriera è arrivato dopo 32 anni di attività. Cerco sempre di tutelare le scelte del club.