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Le considerazioni del tecnico

Sapevo che, andando avanti, facevo un torto alla mia famiglia. Ma la mia famiglia era anche quella dei miei atleti, quello spogliatoio, quelle mura, quell’odore, quel sudore di chi credeva ciecamente in me, nel nostro lavoro. 

Sapevo che sarebbe stato difficile ripetere il campionato dello scorso anno, ma mi sono fatto forza ed ero e sono consapevole che con il mio impegno, con i miei sacrifici e con quello del mio staff e dei miei calciatori avrei ancora potuto regalare gioie e soddisfazioni alla gente che ha sempre creduto in me. Dovevo farlo per tutti coloro che hanno sempre avuto fiducia in me.

Sui nuovi giocatori arrivarti

Stavo costruendo anche quest’anno una squadra simpatica, con calciatori che non sarebbero mai venuti a Taranto e che sono riuscito a convincere grazie soprattutto alla credibilità guadagnata in una vita calcistica, calciatori ai quali ora sono obbligato a chiedere scusa alla luce degli ultimi avvenimenti. Niente e nessuno mi ha mai fatto pensare che potessero succedere alcune cose.

Sul budget e sulla dedizione alla maglia

Ho fatto spendere alla società i soldi che mi erano stati garantiti come budget, molto meno di quanti ne hanno speso e ne spendono altre società ricche, parecchio più ricche del Taranto. 

Sono stati ceduti calciatori per realizzare delle plusvalenze che sono servite per far quadrare i conti, ho riportato tantissima gente allo stadio. Ho lavorato tantissimo, ho sudato, mi sono incazzato per la maglia rossoblu, per la città, per la tifoseria, a cui penso di aver dato qualche dispiacere ma, anche e soprattutto, tantissime gioie e soddisfazioni. 

E sempre con la maglietta bagnata di sudore da parte dei miei calciatori, che non si sono mai tirati indietro, che hanno profuso ogni energia
per regalare felicità alle famiglie dei tifosi tarantini, calore ai bambini, che mi hanno ricompensato di tutto“.

Sulla decisione di rimanere a disposizione di chi verrà

Forse, soffro a dirlo, oggi ho perso. Vittima e ostaggio di situazioni più grandi di me, che mai e poi mai mi sarei aspettato. A disposizione di chi decide o deciderà.

Chiedo scusa a tutti. Ma una cosa voglio dirla: ogni qualvolta, orgogliosamente, battevo la mano sul petto, potevo farlo, potevo permettermelo. Ed è il gesto che faccio in questo momento a difesa di una dignità che non ha prezzo.

Ma per Taranto questi tre giorni di agonia e attesa non sono di certo finiti qui, pare infatti che possa esserci il rischio di penalizzazioni.

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