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Il Lecce inanella la quarta sconfitta consecutiva proprio quando si credeva, dopo la partita contro il Milan, che il periodo più buio fosse ormai alle spalle. 

Non è così, non ancora almeno, ma è sicuramente “buio” quello di qualche interprete, fisiologicamente stanco o non “centrato” ma che continua a tirare la carretta, nonostante in panchina ci siano ormai tutti quegli elementi “titolari” che, fino a qualche settimana fa, erano infortunati. E' un problema di personalità? Di condizione? Di scelte? Probabilmente la risposta è “si” a tutte le domande.

Contro il Genoa, almeno nel primo tempo, ritroviamo il Lecce che più dà fastidio, a chi lo guarda ed a se stesso. Quel Lecce inutilmente impostato, fin troppo attento all'ordine, concentrato a svolgere il “compitino” che non mette in campo ciò che tutti si aspettano da una formazione reduce da tre sconfitte consecutive, che l'ultima l'ha persa con il risultato praticamente in tasca.

Cosa si aspettano?

Rabbia, cattiveria agonistica, pressione coordinata, intensità, velocità, una squadra che scende in campo per “azzannare l'avversario”. Non c'entrano le doti tecniche per avere queste caratteristiche, serve la testa, la voglia, la personalità. Invece assistiamo al contrario: una squadra già salva come il Genoa, piena di infortuni e che non ha più nulla da chiedere al campionato che, mentre il Lecce è intento a fare il “passaggino” preciso, l'uscita “pulita”, arriva a pressare fin dentro l'area di rigore, ti impedisce di giocare e ti mangia il cuore.

A questo abbiamo assistito inermi per tutta la prima frazione di gioco: un Genoa rattoppato che aggrediva in tutte le zone del campo un Lecce compassato che non faceva altrettanto ma restava a guardare.

Le responsabilità per questo atteggiamento passivo sono sicuramente di tutti, sono lontani gennaio/febbraio, periodo in cui la squadra si faceva rispettare, aveva indubbiamente ordine tattico e codici di gioco ma soprattutto la mentalità di pressare alto gli avversari, rubare palla, ripartire e tirare in porta. Lontanissimo.

Nella seconda frazione di gioco (finalmente le sostituzioni sono arrivate per tempo) abbiamo visto una voglia diversa, un'intensità maggiore, grazie a gente fresca, con gamba, che ha messo alle corde il Genoa per 20/25 minuti. Tempo che non è bastato per recuperare la partita, dopo il due a zero siglato da Miretti nel recupero della prima frazione di gioco, ma almeno ha dato qualche indicazione “positiva” di cui probabilmente Giampaolo farà tesoro nel prossimo futuro.

La pausa

Ora c'è la pausa per gli impegni delle nazionali, capiremo al rientro se sarà servita o meno. Il Lecce la utilizzerà per leccarsi le ferite, resettare gli ultimi 30 giorni, cercando di ritrovare se stesso.

ndri
N'Dri

Al rientro verrà lanciato lo sprint finale, ci piacerebbe che Giampaolo si giocasse tutte le carte che ha a disposizione; anche ieri abbiamo visto, ad esempio, che 'Ndri non è un oggetto misterioso, che Veiga può sostituire Guilbert, che Kaba ormai è tornato ad essere utile. Sarà la stessa cosa per Gaspar, per lo stesso Rafia (potrà piacere o meno ma non è quello visto quindici giorni fa, quando non si manteneva in piedi ma fu schierato titolare) o Banda, o Ramadani. 

I giocatori ci sono, quando alcuni sono stanchi (Pierotti, Morente, Coulibaly ecc.) possono subentrarne altri che non hanno nulla in meno, anzi in alcuni casi hanno di più. Basta aprire la mente, basta guardare la panchina, basta riuscire a non essere “estremisti”. 

Capiamo che ad un allenatore possano piacere alcune caratteristiche che esistono in un calciatore e meno in un altro, capiamo che è difficile togliere “quel” calciatore, ma ci aspettiamo che di fronte alla “stanchezza fisiologica” anche i gusti possano essere rivisti. Magari il subentrante dimostrerà altri pregi, forse differenti rispetto al “preferito”,ma può salvarti la stagione.

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