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Un anno dopo il devastante incendio che ha colpito la marina di San Cataldo, sono stati compiuti significativi progressi nel recupero della zona. L'incendio aveva devastato circa 19 ettari di pineta artificiale e 21 ettari di macchia mediterranea, minacciando complessi residenziali, giardini privati e diverse abitazioni.

L'ordinanza sindacale n. 684 del 09/04/2024, emanata dal Comune di Lecce, ha avviato un'operazione di messa in sicurezza e ripristino delle aree colpite. Questa misura è stata presa per garantire la pubblica incolumità, a seguito di una dettagliata ricognizione dei danni e di un'accurata istruttoria tecnico-amministrativa.

Gli interventi hanno comportato l'abbattimento degli alberi instabili o a rischio di caduta, creando una fascia tagliafuoco di 20 metri dalle strade e dagli insediamenti residenziali. È stata anche rimossa la necromassa causata dagli alberi bruciati. Questo processo è stato possibile grazie al nulla osta del Dipartimento Regionale Agricoltura, Sviluppo Rurale e Ambientale, che ha semplificato l'iter per i proprietari dei terreni, esentandoli dalla necessità di ottenere specifiche autorizzazioni.

La complessa procedura di estirpazione ha incluso l'essiccazione, la tritatura e la sanificazione della necromassa, producendo alla fine 1880 tonnellate di biomassa. Questa biomassa verrà utilizzata integralmente per la produzione di energia elettrica, rendendo l'intervento economicamente vantaggioso e gratuito per i sei proprietari dei terreni più colpiti dall'incendio del 25 luglio scorso.

Parallelamente, la Provincia di Lecce ha effettuato lo sfalcio delle canne lungo le scarpate, contribuendo ulteriormente alla sicurezza e al ripristino dell'area.

Secondo la normativa vigente, le particelle delle aree percorse dal fuoco a San Cataldo saranno ora inserite nell'elenco aggiornato del catasto incendi. Questo elenco viene annualmente deliberato dalla giunta comunale sulla base della perimetrazione trasmessa dai Carabinieri forestali.

Sulle pagine social della polizia locale si legge una nota dell’Assessore alla Polizia Locale e alla Protezione Civile, Giancarlo Capoccia:

Su queste aree sono vietate per cinque anni le attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale, salvo specifica autorizzazione concessa dal Ministro dell'Ambiente e per dieci anni, limitatamente ai soprassuoli delle zone boscate percorse dal fuoco, il pascolo e la caccia. L’obiettivo del divieto quinquennale è permettere alla zona boschiva colpita di riacquistare le caratteristiche antecedenti l’incendio. Ci auguriamo che la Natura faccia il suo corso e restituisca presto almeno in parte il patrimonio arboreo perduto. Dal canto nostro, l’attenzione sui controlli di tutti quei terreni incolti, in stato di abbandono o a riposo, rimarrà sempre altissima. Non bastano le ordinanze che dichiarano il periodo di grave pericolosità per gli incendi boschivi e di interfaccia, ma bisogna farle rispettare. 

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