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Scrivere la storia. Chi tifa Lecce lo sa da quando si è avvicinato a questi colori, la sua squadra la storia del calcio non la scriverà mai. Non ha il blasone per essere riconoscibile, non ha vinto trofei ed ha solo lanciato giovani dalle grandi prospettive o accolto campioni sulla via del tramonto. Eppure, tutto quello che abbiamo appena scritto per un giorno, o forse qualcuno in più, non ha avuto alcun valore. C’è una data, infatti, che rappresenta un momento di splendore assoluto, di conoscenza massima, di vittoria da raccontare per generazioni. C’è un giorno in cui tutti hanno parlato del Lecce, in Australia come in Sudafrica, in Spagna come in Cile, magari maledicendo anche, da tifosi avversari, la squadra giallorossa. https://www.youtube.com/watch?v=vuPy33o_g68 25 aprile 2004. Scriviamo questa data e nella nostra mente vediamo un ragazzo che salta gli avversari come birilli. Indossa la maglia giallorossa e alcuni giocatori in bianconero provano a fermarlo, senza riuscirci. Quel calciatore ha un nome ed un cognome, si chiama Axel Cedric Konan e quel giorno ha vissuto un momento unico della sua carriera, realizzando probabilmente il sogno di una vita senza rendersene conto. La partita che vi stiamo raccontando è Juventus-Lecce, stagione 2003/2004. I salentini erano allenati da Delio Rossi, mentre Del Piero e compagni avevano come mister Marcello Lippi. Ecco, questa partita, oltre che un pezzo di storia del nostro club, rappresenta anche quello che significa per ogni tifoso questa squadra. Quel Lecce è andato sotto subito, subendo un gol nei primi minuti di gioco da Trezeguet. Al minuto 15 ha rischiato di uscire già dalla partita e solo un super intervento di Sicignano ha permesso ai giallorossi di restare in corsa. Si, perché noi siamo così. Entriamo quasi sempre poco convinti in campo. Come se stessimo lì per caso, con la paura addosso di sbagliare ogni passo. Deve accadere qualcosa che ci faccia capire che ce la possiamo fare, qualcosa che ci dia fiducia, perché poi carburiamo ed allora la paura diventa forza e ad aver problemi saranno gli altri.  Quel qualcosa, in realtà, è avvenuto per davvero in quel match. Al minuto 23 Chevanton ha imbeccato Ledesma, il tiro dell’argentino è stato neutralizzato da Buffon ma la palla è rimasta in zona e Franceschini da due passi non ha potuto fare a meno di scaraventarla in rete. 1 a 1, eccolo il segnale, da lì in poi inferno giallorosso, con Konan a guidare una banda di matti che non ha lasciato fiato agli avversari ed in mezzora, tra primo e secondo tempo, ha siglato altre tre reti. Amare il Lecce, però, lo abbiamo detto tante volte, è anche sofferenza sportiva. Eravamo 4 a 1, al Delle Alpi, si sentiva solo il gremito settore ospiti mentre il resto dello stadio era ammutolito. Tutto indimenticabile, perfetto, forse troppo. Ecco allora le due reti juventine, prima con Maresca e poi con Del Piero. 3 a 4 ed ancora alcuni minuti da giocare. Chi scrive quel finale non l’ha visto, non ce l’ha fatta. Molti tifosi, invece, hanno avuto paura, paura di perdere anche quell’occasione, ma alla fine hanno gioito perché quella vittoria significava un altro pezzo di salvezza conquistata, dopo una rincorsa in campionato tanto pazza quanto esaltante. Quel 3 a 4 è rimasto lì, nella memoria di molti e difficilmente ne uscirà. Sapete, tifare Lecce è un privilegio, ma a volte è complicato. A tutti piace vincere, inutile nasconderlo. Andiamo allo stadio e siamo convinti di portare a casa i tre punti, sempre. Anche quando l’avversario si chiama Juventus, Inter o Milan. Riusciamo nel nostro intento poche volte, ma quando lo facciamo non possiamo evitare di ricordarlo e raccontarlo. Juventus 3 Lecce 4. Ma quale bianconero, a noi la vita piace viverla in giallorosso.
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