Ancora polemiche sugli stranieri nella Primavera del Lecce: a farle i soliti disinformati
Negli ultimi giorni ha fatto nuovamente discutere il Lecce Primavera campione d'Italia lo scorso anno con tanti stranieri in rosa
Ha destato clamore e generato dibattito sui social un post pubblicato su Facebook dalla pagina “Il Calcio Latino”, che fa riferimento alle parole di Pantaleo Corvino dello scorso anno riferite “all'aridità” di talenti in Italia e che pone un parallelismo fra la finale del campionato Primavera che si è disputata fra Roma e Sassuolo, e che ha visto protagonisti prevalentemente calciatori italiani, e il Lecce Primavera campione d'Italia dello scorso anno con un undici titolare composto da soli stranieri.
Alcune precisazioni
A riguardo è opportuno fare qualche precisazione, che non deve certo essere presa come una difesa d'ufficio della società giallorossa e del modus operandi del suo responsabile dell'area tecnica. Al più va vista come una semplice volontà di fare chiarezza rispetto a una polemica che, anche a un anno di distanza, appare lungi dall'esser sopita.
La premessa
Doverosa premessa: il Lecce opera per il bene del Lecce, non per la nazionale italiana. Il che non significa che non sia motivo di vanto portare propri elementi in azzurro, ma vuol dire che la società giallorossa - così come ciascuna società operante nel mondo del calcio - lavora per salvaguardare i propri interessi. La premessa è doverosa.
Lo scudetto dello scandalo
Lo ricordiamo bene, un anno fa lo scudetto del Lecce venne accolto come uno scandalo, perché la formazione giallorossa era composta da soli stranieri. A 12 mesi di distanza ci chiediamo ancora cosa sarebbe successo se al posto del Lecce ci fosse stata un'altra squadra più blasonata a schierare undici stranieri. Non abbiamo la controprova, ma abbiamo la ragionevole convinzione che difficilmente avremmo assistito alla medesima levata di scudi.
La polemica social
Ma veniamo al post in questione. Il concetto di aridità di Corvino in primis non si riferisce a tutta l'Italia, bensì ai talenti “fatti in casa” nel Salento. La scelta di operare sui mercati esteri nasce da qui, dal bisogno di andare a pescare altrove le potenzialità che non si trovano in casa propria. Anche alla luce dei costi che circolano nel mondo del calcio giovanile.
Il talento costa caro
Ed è qui che arriviamo al centro del discorso, che spiega in fondo perché la polemica del Lecce Primavera campione con undici stranieri sia in sostanza una polemica inutile. I giovani calciatori italiani, utili per rinforzare la Primavera, hanno costi dei cartellini esageratamente alti, improponibili per un piccolo club come il Lecce, che lavora per abbinare gli equilibri di bilancio al raggiungimento dei risultati sportivi.
Il modello di calcio giallorosso è virtuoso anche perché riesce a scovare il talento laddove altri non riescono: per dire, criticare l'assenza di italiani nella Primavera e poi esaltare l'abilità di Corvino nello scovare una gemma come Patrick Dorgu è praticamente un controsenso.
Il Lecce non è una vittima sacrificale
Altro aspetto che va evidenziato: il Lecce non partecipa per fare da vittima sacrificale, partecipa per competere e, possibilmente, per provare a vincere. Benché magari a qualcuno possa far storcere il naso il fatto che un piccolo club di provincia riesca a farla franca strappando lo scudetto dalle mani delle blasonate big.
Per questo motivo, ciascuno compete con le armi che ha a sua disposizione e l'arma del Lecce è lo scouting, la capacità di comprare a cifre contenute talenti dal grande potenziale. D'altronde, è o non è un vanto poter ingaggiare per poche centinaia di migliaia di euro giocatori stranieri migliori di pari età italiani che costano dieci volte tanto e si rivelano tecnicamente inferiori?
Scommettere sui talenti
Questo non vuole essere un j'accuse nei confronti del calcio italiano, al quale non mancano i talenti, come testimoniano i risultati delle nazionali giovanili. Semmai a mancare è il coraggio di qualche club nel metterli in campo, ma questa è un'altra storia. Peraltro, il Lecce, alle giuste condizioni, non si è mai tirato indietro davanti all'opportunità di scommettere su talenti italiani in prospettiva futura, anche con importanti investimenti.
L'esempio di Faticanti
La scorsa estate, infatti, nel Salento è arrivato Giacomo Faticanti, centrocampista del settore giovanile della Roma, protagonista con le nazionali under 19 e under 20. Il Lecce ha sborsato un milione più bonus per il cartellino del classe 2004, che ha chiuso la stagione in prestito alla Ternana e ora è fresco di convocazione in under 21. In estate di aggregherà al ritiro e verrà valutato da Luca Gotti, ma quel che è certo è che il club giallorosso non avrebbe investito su di lui se non avesse creduto nelle sue potenzialità.
Polemiche inutili
Questo è il chiaro esempio di come la società salentina sia in grado di muoversi sul mercato per valorizzare anche il talento italiano. Senza nessun ostracismo verso il calcio nostrano, ma solo con l'esigenza di valorizzare la rosa mantenendo al tempo stesso i conti in ordine. Il Lecce è un modello di gestione societaria unico e vincente nella realtà del calcio italiano. Il resto sono solo polemiche inutili e spesso decontestualizzate.