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“15/05/11 just a perfect day”, diceva cosi lo striscione esposto in Curva Nord durante la ininfluente sfida tra Lecce e Lazio, una settimana dopo la vittoria nel derby e la conseguente salvezza in Serie A. Era stato davvero un giorno perfetto, nessuno avrebbe mai pensato che quella sfida avrebbe rappresentato, di li a poco, l’inizio della fine. Da quel giorno e fino all'Agosto successivo è stato un susseguirsi di voci, intercettazioni, aule di tribunali ed infine una sentenza, la peggiore che potesse arrivare, con una condanna che sembrava potesse significare la fine del grande calcio nel Salento. In questa storia ci sono vari protagonisti ma oggi vogliamo parlarvi di uno in particolare, del difensore Andrea Masiello, un giocatore non propriamente amato da chi tiene ai colori giallorossi. Il prodotto del vivaio della Juventus era un calciatore del Bari in quella occasione e, grazie ad un goffo autogol, ha permesso al Lecce di chiudere definitivamente il match, in quella che poi è stata ribattezzata la partita “maledetta”. Andrea Masiello dapprima ha sempre negato la sua responsabilità, poi ha confessato la sua colpevolezza e dichiarato la volontarietà dell’autogol ed infine ha nuovamente ritrattato sull’argomento, lasciando intendere che ci fosse una tentata combine ma che l’errore sottoporta non fosse dettato dal denaro che gli era stato promesso. Ora, chiunque abbia giocato a calcio intuisce facilmente che il tentativo di salvataggio di Masiello è maldestro ma non in cattiva fede, anche perché un difensore ha mille modi a disposizione per indirizzare una partita e non aspetta di certo la fine della stessa. La sentenza di condanna ha spedito il Lecce in Lega Pro, affibbiandogli la palma di capro espiatorio del calcio italiano. Il difensore, ora all'Atalanta, ha patteggiato e dopo circa due anni e mezzo e ritornato a calcare i campi di calcio, trovando spazio e fiducia e riconquistando l’affetto dei tifosi. Si è vero, dovremmo odiare questo giocatore perché è stato l’artefice del nostro incubo. Colui il quale, insieme ad altri, ha permesso che il Lecce finisse in C non sul campo, ma nelle aule dei tribunali. A dire il vero, l’odio non è un sentimento che ci appartiene e forse siamo solo arrabbiati perché giocatori di questo tipo hanno, negli anni, rovinato l’immagine della nostra più grande passione, lasciando per sempre la vergogna di essere stati puniti per illecito. La Serie C è stato un inferno ma, se possibile, ha rafforzato l’amore della gente salentina nei confronti della sua squadra. Pochi anni fa l’entusiasmo era ai minimi termini ed anche in Serie A i numeri non erano esaltanti. Dopo 7 anni difficili, i giallorossi sono tornati nel calcio che conta ed adesso sono più forti di prima, con un intero popolo alle loro spalle pronto a difenderli e sostenerli. No Andrea, non ci siete riusciti. Avete provato ad affossarci e per un attimo, durato 6 lunghi anni, avevate anche raggiunto il vostro intento. Quegli anni avrebbero distrutto chiunque ma non noi, non il nostro Lecce, mai la nostra passione. Ora siamo tornati in Serie A e Domenica ci ritroveremo nuovamente l’uno di fronte all’altro. Chissà se ripenserai a quel derby ed a tutto ciò che abbiamo vissuto. Noi no, noi abbiamo cancellato il passato e siamo ripartiti a testa alta, senza l’aiuto di nessuno. Vuoi vedere che è questa la differenza tra noi e te?!
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