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Senza volerlo, seppur giocando fin qui con i migliori propositi, Lecce-Juventus da "passerella", premio, salotto serale si è trasformata in "partita della vita" per i giallorossi. Per gli uomini di Allegri lo è sempre stata, per chi vuole vincere il campionato lo sono tutte, infatti il Lecce lo sa bene perché quando milita in B è chiamato a tentare di vincere continuamente e sa che non può adagiarsi mai. Dicevamo che, sebbene il percorso fatto sin qui da D'Aversa ed i suoi sia stato sufficiente per rimanere distanziati dalla zona rossa, le ultime partite un po' per sfortuna, per direzioni di gara non perfette, soprattutto per responsabilità dovute a scelte tecniche, di uomini ed alla giovane età dei protagonisti non sono state in linea con quanto visto ad inizio torneo. 

Il Lecce è atteso da partite tremende e dovrà affrontare big in piena corsa per raggiungere gli obiettivi prefissati e scontri diretti fondamentali. Momento topico del torneo che però si presenta con i giallorossi in crisi di risultati (meno di prestazioni) in piena finestra invernale di calciomercato, con un organico ridotto a causa della Coppa d'Africa ed a qualche acciacco. Sicuramente tutte le squadre vivono lo stesso periodo, però si deve sottolineare che le assenze numeriche di un Lecce (o di una provinciale) non sono paragonabili a quelle di una grande del campionato o di una squadra da metà classifica. 

Una "piccola" ha la rosa ridotta rispetto ad una big e qualche giovane viene portato in prima squadra più per fargli fare l'esperienza di vivere il massimo campionato, magari con qualche apparizione, che per utilità conclamata. Tutto questo chiaramente non può più essere un alibi per il Lecce: contro la Juventus, pur coscienti della forza degli avversari, sarà costretto a disputare la partita della vita e così sarà da qui in poi. Il "tesoretto" accumulato sta dissipandosi e il terz'ultimo posto è vicino più che mai. Senza timori reverenziali, con cattiveria agonistica e intensità si deve cercare di portare punti in classifica. Non esiste più l'essere contenti della prestazione, il pavoneggiarsi con i complimenti degli avversari, l'aver tenuto bene il campo o aver concluso più volte in porta. Non basta più. È stato bello finché è durato e in qualche misura siamo stati polli nel farci recuperare sette punti in due mesi dalle inseguitrici. Ora non si deve guardare più in faccia nessuno, che si chiami Juventus o altri, bisogna fare punti. 

Come? 

Almqvist Cambiaso

Alzando l'asticella, niente più "compitino", basta con la gestione scolastica delle gare, togliamo il "gesso" del sistema di gioco quando la partita lo richiede. Ognuno degli interpreti deve dare di più a cominciare da D'Aversa che deve necessariamente tornare a fare il tecnico capace di inizio campionato, quello che sapeva leggere perfettamente le partite in corsa ed era in grado di stravolgere l'assetto della squadra con poche sostituzioni; continuando con gli interpreti, coloro che vanno in campo: niente leziosismi ma intensità ed aggressione non più per sessanta minuti ma per tutta la partita e chi subentra deve essere già "connesso" con la prestazione e dare tutto nel tempo che ha a disposizione.

Davide contro Golia

Niente più tiri verso la porta avversaria contaminati dalla paura di sbagliare, dalla fretta di liberarsi della palla, oppure con i paraocchi ignorando compagni posizionati meglio, per egoismo. Domenica sarà "Davide contro Golia" espressione ormai abusata e che mai ci è piaciuta. Ne siamo consapevoli, ogni volta che il Lecce ha fatto la serie A è sempre stato un "Davide" ma questo non gli ha impedito di prendersi grandi soddisfazioni. Può farlo anche stavolta, con tutte le assenze del mondo ma con la forza della passione. Si deve ricominciare, il Via del Mare sarà traboccante ed i ragazzi devono ricordare che una vittoria del Lecce contro una big, quaggiù, vale più di cento scudetti.

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