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Sono giorni caldi per quanto riguarda la ripartenza della Serie A. Nonostante molti campionati europei abbiano gettato la spugna (Eredivisie e Ligue 1 su tutti) in Italia il calcio sembra in scia per un ritorno più richiesto dai presidenti che dai tifosi. La data per la ripresa degli allenamenti collettivi è quella del 18 Maggio, giorno in cui le squadre si dovrebbero “isolare” dal mondo per salvaguardare la propria salute e comporre il primo tassello di ripresa della Serie A. Nonostante ciò, ripartire con le sedute di allenamento non garantisce l’effettivo ritorno in campo, e la Lega Serie A è pronta a varare nuove opzioni alternative. Uno degli scenari più probabili sarebbe quello di bloccare le retrocessioni e far salire le prime due classificate di Serie B (Benevento e Crotone), componendo così una Serie A a 22 squadre per la stagione 2020/2021. Allo stesso tempo però, Gravina stesso ha più volte affermato che un campionato a 22 è inverosimile, di conseguenza un’alternativa sarebbe far retrocedere d’ufficio SPAL e Brescia con altrettante promozioni per confermare il numero di partecipanti totali. Il motivo che però spingere l’unanimità del Consiglio Federale a forzare il rientro in campo è soprattutto economico. Senza calcio ci sarebbe un blocco totale degli indennizzi riguardo i diritti tv, quindi della maggior fonte di incassi per tutte le società del nostro campionato. Senza guadagni, il regolare pagamento degli stipendi non sarebbe garantito e, nella situazione più critica ma allo stesso tempo reale, molti club potrebbero non reggere finanziariamente e fallire. Due sarebbero le strade per evitare questo scenario a dir poco drammatico. La prima è alquanto tortuosa, in quanto consisterebbe in un taglio netto agli stipendi tutti i calciatori, i quali probabilmente con i propri agenti porterebbero la situazione nei tribunali. La seconda potrebbe essere un accordo con gli emittenti televisivi. In sintesi, quest’ultimi dovrebbero garantire un totale pagamento dei diritti tv di questa stagione e sarebbero agevolati per la prossima con un sostanziale sconto. Questo quadro fa capire come ripartire o non ripartire non sia più una questione morale o umana, ma strettamente economica. Far fronte ad un’emergenza del genere non è facile per nessuno tantomeno per il calcio, che per incassi è la quarta azienda più grande in Italia e in quanto tale per continuare ad esistere necessita di un ritorno sui campi di gioco al più presto.
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