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Una buona prova, ben distante dal pessimo Lecce visto a Como, ma anche stavolta bisogna accontentarsi sotto il profilo del risultato accettando il punto, perchè la squadra, contro il Genoa, al di là della prestazione non riesce ad andare.

È un momento in cui non si è capaci a coniugare le due cose, spesso l'una figlia dell'altra, nonostante il grande impegno dimostrato e la capacità di costringere gli avversari a svolgere il ruolo di mero “sparring partner” per buona parte della gara; grifone suonato quindi, ma non battuto.
Al netto delle ottime cose viste però qualcosa vorremmo dirla, giusto per cercare il pelo nell'uovo, proviamo a sintetizzare il pensiero in tre capitoli:

1) sembreremo ripetitivi, forse infastidiremo qualcuno, ma per noi Dorgu a destra non vale il Dorgu a sinistra, il ragazzo perde almeno il 50% delle sue capacità sopratutto nella fase offensiva e sicuramente nello stesso ruolo non rende quanto Pierotti;

2) Giampaolo ha compreso gli errori fatti a Como ed ha rimediato, ma stavolta le sostituzioni ci sono apparse tardive. Se hai in panchina la qualità rappresentata dai Rebic, dai Pierotti, dal nuovo acquisto Karlsson ma anche dai Ramadani, non puoi aspettare gli ultimi dieci minuti per inserirli, serve almeno una mezz'ora; e se non fai entrare l'albanese, colonna portante del Lecce fino a poche settimane fa e punto fermo della sua nazionale, quando Pierret è con la lingua di fuori, stai comunicando un problema che evidentemente in società non conoscono e soprattutto stai “perdendo” definitivamente l'albanese dal punto di vita mentale;

3) un altro punto da trattare è quello del “giro palla” perchè la squadra, sotto la regia attenta di Giampaolo è sempre alla ricerca di spazi giocabili quando gli avversari si chiudono quasi ermeticamente va bene: va fatto alla ricerca del varco giusto per attaccare in profondità, ma se lo si vuole sfruttare appieno bisognerebbe essere ancora più veloci e precisi. Sulla velocità di esecuzione il tecnico deve intervenire, mentre sulla precisione sono gli interpreti che non possono e non devono sbagliare le scelte quando si trovano ad affrontare l'ultimo passaggio, perchè da quello dipendono le azioni da gol più o meno pericolose.

Abbiamo sentito qualche mugugno sulla qualità mancante in questa squadra: non siamo d'accordo, se non per un problema che si sta evidenziando in queste ultime partite. Ad organico completo e quindi con Berisha in campo la qualità non manca, ma sulle corsie esterne abbiamo praticamente quattro titolari e se per scelta non si vogliono utilizzare le cosiddette “vie centrali” per cercare di fare male, almeno bisogna utilizzare con bravura quelle esterne. 

Dicevamo di un “problema” che noi abbiamo individuato in Rafia; il tunisino è la mezz'ala offensiva che nello scacchiere tattico di Giampaolo deve pressare sulla stessa linea della punta, tornare a difendere l'area con gli altri centrocampisti e comunque sottoporsi ad un lavoro massacrante. Ultimamente il centrocampista non sta rendendo per quello che potrebbe ed ecco che a nostro parere, in quel ruolo, ne serva un altro che possa far rifiatare il titolare (o diventare tale) senza fare perdere gli equilibri alla squadra, un elemento dotato di personalità e tecnica. Più facile a dirsi che a farsi a gennaio, però confidiamo nelle capacità di Pantaleo Corvino e di Stefano Trinchera.

Il Lecce è ora atteso da un altro scontro diretto ad Empoli ed “a naso” crediamo che dovrà giocare ancora senza Berisha; restiamo in attesa di comunicazioni da parte del Lecce. In ogni caso contro gli uomini di D'Aversa, per fare punti, servirà la stessa determinazione vista contro il Genoa, magari aggiungendo quella precisione mancata e che potrà fare la differenza nella fase offensiva.

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