Checco Lepore a PL: "Non sapete cosa darei per giocare la A con il Lecce"
L'intervista rilasciata ai nostri microfoni da parte dell'ex capitano giallorosso, figlio di questa terra
Mentalità. Nel calcio questo concetto viene spesso esasperato. Si parla di mentalità in continuazione ed accanto ci si appiccicano altri due termini che significano tutto e significano niente: perdente e vincente.
Vincere e perdere, però, non è mai davvero l’unica cosa che conta. Anzi, a volte perdere è fondamentale perché solo perdendo si cresce, si matura, si impara ed alla fine forse si vince pure.
La stessa voglia di sempre
Parlare con Checco Lepore, ex capitano del Lecce e fino al prossimo 30 giugno calciatore del Lecco, serve per capire quanto nel calcio testa e corpo viaggino all’unisono: la prima guida il secondo ed il secondo poi fa la differenza sul campo.
39 anni ad agosto e la voglia di un ragazzino, che ha ancora un sogno enorme da realizzare:
Voglio giocare in Serie A, non l’ho mai fatta eppure credo di meritarmela. Se vai a vedere le statistiche di questa stagione, quest’anno sono stato il secondo calciatore in tutti e 5 i maggiori campionati europei tra prima e seconda divisione nel mandare al tiro i compagni di squadra. Solo Dimarco dell’Inter ha fatto meglio di me.
Poi, vabbè, ti dico la verità. Il mio sogno vero ha a che fare con il Lecce. Non sapete cosa darei per giocare quella categoria con la maglia giallorossa. Vorrei giocare almeno un minuto in Serie A con la mia squadra del cuore. Sarebbe la chiusura del cerchio. Ho vinto la B e la C con questa maglia, vorrei chiudere con la Serie A. Sarebbe romantico.
Mentalità. Questa parola, questo concetto, torna spesso quando a parlare e Checco Lepore. Lui ci ha costruito un’intera carriera, senza arrendersi mai, anche quando le cose non sono andate come si aspettava:
Se a 38 anni non avessi questa fame, avrei fatto fatica o mi sarei già ritirato. Ho voglia, ho entusiasmo, pungolo i miei compagni ad ogni allenamento perché si cresce tutti insieme, anche alla mia età.
Ancora non sono riuscito a spiegarmi al 100% la retrocessione del Lecco. Sicuramente ha influito l’estate turbolenta, anche se fino al 26 dicembre, il giorno in cui è terminato il girone di ritorno, eravamo salvi. Con il mercato bloccato la società non ha potuto operare, fare le cose con il tempo necessario e quello ha influito. Poi è arrivato il periodo negativo e non ci abbiamo capito più niente.
Io sono in scadenza di contratto, lì a Lecco la società si è iscritta, aspetto una loro chiamata però intanto mi sto guardando intorno, le offerte non mancano e sono arrivate anche dalla Serie B. Ho fatto bene, ci sono club interessati.
Prima di tutto tifoso del Lecce
Poi inizia a parlare del Lecce e la voce cambia, si trasforma, si sente che c’è qualcosa di diverso.
Il Lecce lo seguo sempre, se non è in concomitanza con le mie partite le vedo tutte. La salvezza? Ho festeggiato come tutti i tifosi del Lecce, ho tirato un sospiro di sollievo ed ho mandato un messaggio al presidente Saverio Sticchi Damiani.
Sinceramente non ho mai avuto dubbi, nemmeno in quel momento particolare. Secondo me il calo è stato psicologico e penso che anche con D’Aversa ce l’avremmo fatta.
Sguardo da direttore sportivo, con una proposta…
Poi, Checco per un attimo indossa i panni di Corvino e Trinchera e commenta quello che farebbe lui da dirigente del Lecce:
Krstovic lo terrei molto volentieri, però bisogna capire anche se arrivano delle offerte irrinunciabili. Allora poi si valuta tutto. Lo stesso Dorgu io lo farei crescere nel Salento almeno per un altro anno, può fare più ruoli ed ha ampi margini di crescita.
Poi sai, punterei su un giovanotto che quest’anno ha giocato in B. Si chiama Lepore e verrebbe con gioia, entusiasmo, non rientrerebbe in lista perché bandiera. Insomma, ci farei più di un pensierino. A parte gli scherzi, mi farebbe tanto piacere fare parte di questo Lecce perché vedo la passione che c’è. Chi lavora per il Lecce pensa alla squadra, il club è il bene comune.
Spero che un giorno si possa scrivere la storia. Siamo tosti e dobbiamo dimostrare che anche al Sud si può fare qualcosa modello Atalanta. A me casa mia manca sempre, appena posso vengo, sono stato qui nell’ultimo periodo: ho portato mia moglie e mia figlia. La mia piccolina è innamorata del Salento, a casa spesso mettiamo canzoni salentine e del Lecce, sta crescendo bene.
Tra futuro e giovani
Infine, Checco ci saluta parlando del suo futuro, con una battuta sui giovani del Lecce che quest’anno hanno giocato al Lecco con lui.
Tanti allenatori che ho avuto mi dicono che mi vedrebbero bene nel ruolo direttore sportivo. Ultimamente invece mi sta venendo voglia di allenare. Rimarrò comunque nel mondo del calcio perchè questa è la mia vita.
I giovani in prestito dal Lecce? Lemmens ha fatto bene è cresciuto molto, l’ho visto maturato. Listkowski ha giocato bene ma si è fatto male, è stato un peccato perché avrebbe potuto darci una grossa mano. Salomaa ha giocato poco anche lui ma è cresciuto tanto nell’atteggiamento. È stato sempre sul pezzo e si è allenato bene.