Il centrocampo del Lecce: com'è andata finora e cosa (o meglio, chi) servirà alla ripresa del campionato
IL PUNTO
Ora che ci apprestiamo a vivere un periodo in cui non abbiamo modo di gustarci gli incontri del Lecce a ‘causa’ degli imminenti mondiali previsti in Qatar (i quali, fra le altre cose, non ospiteranno alcun calciatore giallorosso nelle fila delle nazionali coinvolte), possiamo avanzare un utile e costruttivo contraddittorio a bocce ferme, analizzando le prestazioni offerte dagli elementi agli ordini di Baroni che occupano uno spazio ben preciso sul rettangolo di gioco: il centrocampo.
E' opinione comune, non solo fra i tifosi e gli appassionati di calcio ma anche fra gli addetti ai lavori, gli esperti e persino lo stesso staff tecnico della società salentina, ritenere che probabilmente è proprio quello il reparto che costituisce ciò che potrebbe essere definito l'anello debole di un Lecce che, sebbene stia comunque ben figurando in questo campionato di Serie A, ha palesato proprio in quella posizione le principali lacune e le maggiori difficoltà, soprattutto sotto il profilo della pericolosità nella manovra offensiva verso l'area avversaria.
D'altronde, al riguardo ne parlavamo già su queste pagine fin da fine agosto scorso, ovvero al termine della sessione estiva del calciomercato, la quale aveva visto precluse le possibilità di portare in giallorosso una mezzala di qualità e in grado di far sentire il suo peso specifico anche (e soprattutto) durante la transizione in avanti.
E' innegabile, infatti, come i centrocampisti del Lecce siano stati finora carenti in fatto di conclusioni verso la porta avversaria: soltanto Joan Gonzalez ha trovato la via della rete in questo avvio di stagione, sfruttando peraltro un tocco scoccato dall'interno dei 16 metri dell'area dei rivali. In quanto a tiri da fuori area, le due uniche reti realizzate dai giallorossi da oltre il limite della zona ‘nemica’ sono giunte dal reparto offensivo (ovvero il gol del definitivo 1-2 di Gabriel Strefezza all'Arechi contro la Salernitana e la bordata di Lorenzo Colombo al Diego Armando Maradona che ha fissato il pareggio definitivo contro il Napoli). Ergo, nessun centrocampista ha creato apprensione alle difese antagoniste dalla lunga distanza. Davvero un apporto troppo esiguo limitatamente a questo fondamentale.
La scarsa insidiosità propositiva dei centrocampisti del Lecce è confermata anche dalle elaborazioni statistiche edite da Kickest: isolando i soli centrocampisti nella graduatoria dei tiri totali, il primo che indossa la maglia del Lecce che possiamo scorgere è Askildsen (con 9 conclusioni effettuate) ma soltanto al 63° posto complessivo. Numeri identici quelli offerti da Gonzalez. Sui passaggi chiave, prima di trovare un mediano giallorosso dobbiamo spulciare la classifica fino al 51° posto (e lì c'è sempre Joan Gonzalez). Sulle grandi opportunità create, è sempre l'ex canterano blaugrana il primo dei centrocampisti salentini, appollaiato alla posizione n. 42.
Parallelamente, però, non può non essere menzionato il grandissimo contributo che è stato offerto dal centrocampo del Lecce in fase di interdizione e di contrasto del gioco avversario e delle sue trame. Abbiamo ancora negli occhi il record assoluto di 21 recuperi del pallone stabilito da Morten Hjulmand nel successo casalingo ai danni dell'Atalanta. Ma non solo: il danese è il terzo giocatore della Serie A per numero di intercetti medi per partita (2,1, dietro Gunter del Verona e Fazio del Torino, che però sono entrambi difensori). Il capitano del Lecce è inoltre fra i primi 15 calciatori del torneo per numero di duelli vinti (78), assieme al suo compagno di reparto Joan Gonzalez (77). In pratica, il nome di Morten Hjulmand può essere evidenziato in cima alle graduatorie di tutto il torneo ordinate per palloni intercettati, possessi rubati, duelli vinti e tackle. Non male, vero? Il suo essere trascinatore ha di fatto corroborato le performance dei suoi omologhi di reparto, anche perché ha dimostrato di essere un moto perpetuo e di incarnare perfettamente lo spirito battagliero a lui (e al suo allenatore) tanto caro e a noi tanto gradito.
L'idea di posizionare Hjulmand e Blin contemporaneamente nella cabina di regia del basso centrocampo ha permesso un netto avanzamento del baricentro di Gonzalez, per un passaggio dal modulo ‘canonico’ del 4-3-3 ad un più spregiudicato 4-2-3-1 in fase di possesso (che talvolta si trasforma in un 4-4-1-1 in fase di non possesso) in grado di fornire un'alternativa di gioco per poter sparigliare le carte nelle fasi dei match in cui il Lecce risultava troppo prevedibile e con una disposizione di facile lettura per gli avversari. Una mossa che ha permesso al mediano danese di poter avere un solido aiuto in fase di contenimento e ha sgravato il centrocampista spagnolo delle zavorre che gli impedivano di avanzare e di proporsi più in avanti, senza creare pericolosi sbilanciamenti di sorta e mantenendo inalterato il giusto equilibrio. Talvolta, gli incarichi si sono invertiti, tenendo però salda la nuova disposizione. In questo modo, il Lecce si è rilanciato.
Richiamando alla mente tutte le prestazioni offerte dal Lecce nelle prime 15 giornate di campionato, si evince come sia Morten Hjulmand ad essere investito da una certa centralità di impiego, non solo per il suo carisma (da capitano, si è caricato sulle spalle l'intero team con un vigore forse un pò inaspettato ma largamente efficace, soprattutto durante le ultime uscite) ma anche per l'affidabilità che è riuscito ad offrire (al netto, però, di qualche cartellino di troppo, come conferma il fatto che il mediano danese sia, con 26 falli, il secondo calciatore più scorretto del campionato dopo Nzola dello Spezia e il primo, per numero di infrazioni commesse, fra tutti i centrocampisti del torneo). Il danese ha anche concesso due assist, segno che sta compiendo dei passi in avanti nella ricerca delle verticalizzazioni decisive, ma non ha ancora trovato la via del gol (andando davvero molto vicino sul finire della partita casalinga contro la Juventus, quando ha colto il palo). Senza dubbio, il piazzamento al suo fianco di un elemento prestante come Alexis Blin lo ha esentato da alcune incombenze, soprattutto in fase di marcatura pura, e ha permesso al regista difensivo danese (e, di rimando, al resto del reparto) di alzare i giri e di tornare ad essere all'altezza della situazione: non è un caso che, con la presenza dell'ex Amiens dal primo minuto, il Lecce abbia raccolto 7 punti in 4 partite, sottolineando una certa solidità nel suo gioco e dando spazio al suo essere mastino nei momenti decisivi. Una sensazione che ha definitivamente convinto Baroni, inizialmente poco avvezzo a conferire al francese l'aura da titolare, ma persuaso dalle sue performance convincenti. Contemporaneamente, Joan Gonzalez - che all'inizio della stagione era stato inquadrato come l'elemento che avrebbe avuto la quota più bassa di minutaggio, sia per l'età sia per l'inesperienza - è diventato via via una certezza, bruciando le tappe con disarmante velocità fino ad assurgere al ruolo di titolare fisso e facendo dimenticare a tutti che non solo è un esordiente in Serie A, ma anche che questo è il primo anno in cui si trova nella selezione maggiore di un club. E i numeri (una rete, come detto in precedenza, ma anche due assist regalati ai compagni) confermano la bontà del suo operato, oltre a testimoniare quanto sia lui il centrocampista che più si propone in fase offensiva. Sono i tre descritti poc'anzi ad essere i più utilizzati e quindi i più considerati quando si cerca di rappresentare la cosiddetta formazione tipo del Lecce fino a questo punto dell'annata.
Askildsen, inizialmente reputato come un giocatore di prima grandezza - non a caso è stato incaricato della battuta dei calci d'angolo - ha via via perso terreno nelle gerarchie e nella presenza effettiva in campo, anche a causa di alcune prestazioni troppo altalenanti, le quali hanno forse dato l'impressione che non sia l'elemento più pronto per espletare i movimenti box to box richiesti dal gioco di Marco Baroni; parimenti, il suo apporto alla fase offensiva è stato di fatto pressoché nullo. Sulla stessa falsariga ha reso Bistrovic, il quale ha dimostrato di palesare un grado non trascurabile di insufficienza nel ruolo di mezzala a causa di una certa mancanza di rapidità di pensiero (più che di gambe) che il calcio italiano richiede, nonché in fase di interdizione e di marcatura se schierato come centrocampista di quantità. Il croato, probabilmente, renderebbe meglio come mediano oppure in una posizione più avanzata, area di competenza, quest'ultima, dove i ‘difetti’ in fase di ripiegamento posso essere meno marcati e quindi di conseguenza meno decisivi. Helgason, infine, è scivolato all'ultimo posto nelle rotazioni, dando la sensazione di essere in possesso di una dose forse troppo esigua di personalità per imporsi in un campionato impegnativo e probante come quello della Serie A. E dire che, sulla carta, sarebbe il centrocampista con l'indole più offensiva presente nel team.
Allo stato attuale, quindi, il centrocampo del Lecce si poggia su due elementi importanti come Morten Hjulmand (in campo per 1174 minuti) e su Joan Gonzalez (utilizzato per 1108 minuti) e, appresso, su Alexis Blin (690 minuti, in netta risalita nel borsino di Baroni, soprattutto per quanto dimostrato nelle ultime uscite) e su Kristoffer Askildsen (501 minuti di impiego effettivo). Bistrovic (436 minuti) appare più un rincalzo d'emergenza che un elemento in grado di poter aspirare ad una titolarità più o meno ripetuta e, infine, Helgason (appena 150 minuti) ha faticato a trovare spazio ed è quindi, per logica, seriamente indiziato per una eventuale cessione - molto probabilmente a titolo temporaneo - che possa rafforzarlo su più aspetti e contemporaneamente aprire le porte e schiudere lo spazio per l'arrivo un centrocampista a vocazione offensiva e di alto profilo.
Ma chi potrebbe fare al caso del Lecce in qualità di nuovo innesto sulla linea mediana? Senza dubbio, c'è la necessità di portare alla corte di Baroni un elemento già pronto, esperto, navigato, avvezzo alla categoria e che magari ha trovato sinora poco spazio nel suo club di appartenenza e che quindi può utilizzare la casacca giallorossa come una grandissima occasione di rilancio ed affermazione.
In quest'ottica, un nome che potrebbe essere davvero valido è quello di Szymon Zurkowski. Il 25enne polacco ha avuto poco spazio nella Fiorentina e potrebbe trovare una collocazione nel ruolo di mezzala pura, posizione grazie alla quale può allargarsi per ricevere il pallone fra i piedi, può correre nei corridoi utili per le vie centrali e può muoversi con abilità negli spazi intermedi, tralasciando le responsabilità difensive e spingendosi con vigore più in avanti.
I viola hanno nel loro organico anche un altro prospetto interessante e finora poco utilizzato: Marco Benassi. Il centrocampista italiano, ormai 28enne, può trovare il modo di rimettersi in gioco dopo un periodo di scarso utilizzo. Si tratta di un calciatore che si spinge in avanti il prima possibile e che è mosso da un instancabile dinamismo che lo rende un centrocampista di quantità indispensabile sia nelle azioni difensive sia in quelle offensive. Schierato con compiti di supporto, è in grado di marcare stretto gli omologhi avversari e rafforzare la linea difensiva, ma allo stresso tempo può sostenere le punte durante la transizione offensiva, spesso spingendosi in area per intercettare cross e respinte corte e sfruttarle a suo favore, oppure andando al tiro dalla distanza.
E c'è anche un altro talento che ha trovato poco minutaggio in questo avvio di stagione nella Fiorentina e che può realmente costituire un punto di svolta per il gioco del Lecce: parliamo di Youssef Maleh. Il 24enne talento italo-marocchino, mancino, è in grado di rendersi pericoloso sfruttando i tagli all'interno dalla zona propria dell'ala e avanzando in maniera propositiva, mirando alla copertura degli spazi lasciati dagli avversari tra centrocampo e attacco, rendendosi disponibile a ricevere i passaggi dei compagni in quella porzione di campo per cercare di trasformare velocemente un recupero difensivo in azione offensiva.
Se poi Corvino opterà per uno sguardo all'estero, sarà praticamente impossibile avere un identikit ben preciso di chi metterà (semmai non lo abbia già fatto…) nel suo mirino. Le caratteristiche tecnico-tattiche proprie di quell'obiettivo, però, saranno più o meno le stesse: saper riuscire a giocare box to box per ribaltare velocemente l'azione, avere capacità di inserimento improvviso in attacco e trovare con successo la conclusione dalla distanza.
Insomma, ci sarà molto da lavorare in questo periodo di pausa, sia per tenere alti gli standard espressi da un reparto cardine come quello del centrocampo, sia per identificare i contorni di una (nuova) mezzala di spinta e di prestanza offensiva che tanto è mancata in queste prime 15 gare. L'augurio è che la comunità di intenti in tal senso porti buoni frutti, perché la salvezza del Lecce passerà anche da ciò che il reparto mediano saprà offrire all'aumentare del grado di pressione che i prossimi impegni - senza dubbio - prevederanno.