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C'era l'epoca in cui per vendere magliette e rimpolpare le casse della Società, club come Perugia, Inter e Roma si rivolgevano al mercato orientale. Ricordiamo tutti le operazioni su Nakata e Nagatomo. Lì il calcio italiano, tra la fine degli anni '90 e i primi anni del 2000, spopolava e dunque, di riflesso, tutto il marketing attorno a quel calciatore improvvisamente decollava. E non c'era nemmeno bisogno che fosse chissà quale stella del firmamento. Oggi le cose sono cambiate, quei mercati, quei campionati, i campioni se li portano a suon di milioni a giocare proprio li, a due passi da casa. Per cui fare operazioni di marketing di questo genere è diventato difficile. Oggi il mercato è cambiato. Si punta al vintage, per così dire. Al campione che è stato ed il cui nome fa ancora sognare. Così se la Juventus ha puntato su Cristiano Ronaldo e il Milan sul ritorno di Ibrahimovic, la Reggina, più modestamente, ha scommesso su Jeremy Menez.  L'ex stella di Roma, PSG e Milan, dopo aver girato il Mondo, è tornato in Italia scegliendo la serie cadetta. Anche se il suo contributo al campionato è stato minimo (solo 12 partite e 3 gol), quello economico invece ha avuto un grande impatto. A spiegarlo è proprio il numero uno di casa granata, il presidente Luca Gallo che intervistato da AdnKronos risponde: “Se avessimo avuto il pubblico il suo impatto economico sarebbe stato diverso e con gli abbonamenti avremmo potuto vedere in maniera tangibile l’impatto di un giocatore di livelli internazionale come lui. Però su dieci maglie della Reggina vendute, nove hanno il 7 di Menez. Dal punto di vista tecnico non si può discutere, è un grande talento bello da vedere anche solo per come si muove. Poi quando lo vedi che corre anche all’indietro per recuperare i palloni in scivolata come un mediano, ti fa capire che è una persona perbene che si è integrato perfettamente alla Reggina. Lo riprenderei 100 volte”.
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