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Federico Coppitelli, ex allenatore del Lecce Primavera e oggi in forza nell’Osijek, è stato intervistato in esclusiva da Sportitalia e ha affrontato diversi temi d’attualità calcistica.

L’approdo all’Osijek

Per me è stata una scelta abbastanza facile. Molti mi chiedono come mai abbia fatto una scelta magari non così ordinaria, visto che sono all’estero, però io qui ho trovato una società in grande crescita, con la presenza del direttore José Boto che è di spessore internazionale. 

Lo Scudetto col Lecce Primavera

Forse la soddisfazione più grande della mia carriera. In molti vedono la coppa alzata, ma poi c’è il lavoro dietro da parte di tutti noi. Prima della pausa dei Mondiali eravamo quint’ultimi, abbiamo finito stravincendo sia la regular season che i playoff. Come si è visto, è differente vincere una cosa e l’altra con la formula attuale.

Coppitelli

La crescita di Dorgu

Come ha detto benissimo mister Gotti, Patrick ha delle qualità che lo rendono secondo me speciale. Unisce tante cose che nel calcio moderno sono importanti e quindi dal mio punto di vista è un ragazzo destinato a fare una carriera di primissima fascia.

La polemica sugli stranieri nel Lecce Primavera

Sono 15 anni che lavoro nei settori giovanili, chi è dentro i problemi li conosce bene. In Italia ci fermiamo spesso a trattare la superficie dei problemi, veniamo tirati in ballo noi allenatori o questo discorso degli stranieri del Lecce. 

Se si volesse migliorare effettivamente la capacità del nostro paese di produrre talenti, gli obblighi che andrebbero messi alle società sarebbero differenti, anche per favorire le possibilità ai giovani. Io credo che il nostro esempio che viene tirato in ballo invece doveva essere un monito.

Noi come Lecce non è che abbiamo preso un giocatore del Real Madrid, uno dal Bayern Monaco e uno dal Manchester United. Lo scouting grazie al quale abbiamo vinto il campionato è stato fatto portando a casa un finlandese, un estone, due rumeni, un danese come Dorgu appunto, un albanese. Insomma, ragazzi che non arrivavano da chissà quali realtà. 

Più che quello che dice Gravina, farei la domanda opposta. Il Lecce vince con 10 punti di vantaggio con ragazzi come Dorgu, che non aveva un contratto da professionista in patria. Lui, Berisha, Borbei e Burnete li abbiamo portati in prima squadra: il nostro lavoro è stato fatto bene. Il direttore Corvino ha spiegato benissimo perché vengono presi i giocatori stranieri. 

Abdellaoui Berisha Coppitelli

Mi farei due domande sul perché uno debba prendere giocatori stranieri per essere competitivo. E si parla come dicevo di un estone, un finlandese, un rumeno, un albanese, un danese, quindi realtà che in teoria dovrebbero essere, fra virgolette, inferiori alla nostra cultura calcistica oggi. Invece il Lecce stravince il campionato.

Come migliorare il calcio italiano

Io credo che sia un falso problema. Stiamo parlando di giocatori da Nazionale che devono fare la differenza in un Europeo. In questo momento evidentemente stanno mancando, a noi manca il Yamal di turno. Per quei giocatori non sono i percorsi collettivi a fare la differenza. A noi non mancano i giocatori di buon livello, mancano i campioni. Da un lato è un fattore genetico: bravi la mamma e il papà di Totti e Del Piero a farli nascere così.

Poi è fondamentale il coraggio e la lungimiranza delle società, con la profondità dei progetti nel far giocare dei giocatori talentuosi. Guardate Dorgu: fa zero presenze di prima squadra l’anno prima, ma l’anno dopo con D’Aversa è titolare. Questo è un passaggio che da noi manca e rende i percorsi dei giocatori più lunghi. 

lobotka affronta dorgu

Le seconde squadre possono aiutare, ma non so quante prime squadre oggi vedano realmente in un giovane della primavera una risorsa e vedano le sue qualità prima che le dimostri. Donnarumma oggi è una colonna però è stato bravo il Milan a farlo giocare a 17 anni, facendogli fare un percorso da fenomeno. Io ho allenato Frattesi, Scamacca, Buongiorno, adesso sono all’europeo però hanno dovuto fare percorsi diversi molto più tortuosi. 

Mi chiedo: se su Scamacca si fosse puntato a 16 anni, da parte della Roma per esempio, è chiaro che magari quell’anno poteva essere meno incisivo di chi c’era titolare, ma gli davi la possibilità di fare il percorso diverso. Ci vuole coraggio.

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