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Quella che abbiamo visto ieri, lo sappiamo tutti, non è stata una gara bella da vedere. Ma chi se ne frega? Era doveroso rimettere le cose al loro posto, ed una vittoria è l'unica cosa che ti permette di farlo in serenità. Come accaduto lo scorso anno a Salerno. Poi dopo abbiamo visto gare bellissime, come quella in casa contro la Roma, in cui i salentini hanno preso a pallettoni i capitolini. Bel gioco, senza vittoria. Applausi. 

Anche io avrei da ridire sull'assetto iniziale con Pierotti e Dorgu a piede invertito che ci hanno reso monchi in fase offensiva per 70 minuti. Ma capisco che serve tempo per capire certe dinamiche. E più in generale, la ricerca del gioco richiede tempo. Perché ad arrivare a Lecce, a fare il 4-4-2, a fare le cose semplici, non ci metti niente. Lavorare sui principi di gioco, sulle posture (come sta facendo Giampaolo), sulla preparazione per alzare i ritmi di gioco e l'intensità, è cosa ben diversa. E serve tempo. E il tifoso intelligente glielo dà. Lo lascia lavorare, senza aspettare il primo tempo di ieri per vomitare agli altri le proprie frustrazioni. 

Intanto abbiamo scoperto, dopo Pelmard, che anche Gaby Jean non era poi così male come ci hanno voluto far credere. O come gli sbandieratori del mercato fallimentare hanno voluto farci credere. Che, forse, recuperiamo anche Helgason (ieri in versione CR7 di Aliexpress) e che magari ci sarà posto anche per Hasa e Marchwinski. E poi bella partita di Rebic da prima punta. E che forse, forse, questa Rosa tanto bistrattata non è poi così male. Ma questo ci curiamo di rivederlo a fine Dicembre, dopo aver dato il tempo a Giampaolo di incidere sulla squadra, ma soprattutto di capirla. Di entrare nel profondo di questo gruppo, conoscerlo per plasmarlo. 

Lo ha detto pure lui ieri: “Dobbiamo conoscerci”. 

 

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