Il Lecce dei leccesi nella Serie A degli stranieri: un modello unico e vincente
La metà delle squadre che prenderanno parte al prossimo campionato avranno una proprietà straniera. Il Lecce è una piacevole anomalia
Vi sarà capitato sicuramente di imbattervi nel paradosso del calabrone, la cui struttura alare, in relazione al suo peso, lo renderebbe inadatto al volo, solo che lui non lo sa e vola lo stesso.
Il “paradosso” del Lecce
Riformulando e adattando l'assunto verrebbe da pensare anche al Lecce come un paradosso: in uno scenario nel quale il 50% dei club di serie A appartengono a proprietà estere sembrerebbe impossibile fare calcio con una compagine societaria seria, accorta, non soltanto italiana, ma anche legata al territorio. Eppure il Lecce non solo lo fa, ma ci riesce anche vincendo, non solo limitandosi a competere.
Il calcio italiano sempre meno italiano
Lo ha sottolineato il presidente Saverio Sticchi Damiani con un messaggio sui propri canali social a margine della finale playoff di serie B che ha visto il Venezia trionfare sulla Cremonese.
I verdetti della stagione sportiva appena conclusa sono stati emblematici e vanno in una direzione ben precisa: la serie A è sempre meno italiana. Infatti, sono retrocesse tre squadre con proprietà italiane e dalla serie cadetta sono state promossi tre club con alle spalle proprietà straniere.
I giganti stranieri
Parteciperanno al prossimo campionato il Parma e il Venezia made in USA e il Como dei giganti indonesiani Hartono. Autentiche bocche di fuoco dal punto di vista economico, come testimoniano i numeri.
Ad esempio, come riportato da Calcio e Finanza in un articolo dello scorso 11 maggio 2024, nei quattro bilanci dal 2020 al 2023, il Como ha messo perdite a bilancio per complessivi 32 milioni di euro, riequilibrate da versamenti societari pari a 41,8 milioni. Cifre monstre.
La nuova Serie A
Fa riflettere così la nuova geografia della serie A 2024/25, sempre più sbilanciata non solo verso le proprietà estere, ma anche verso il nord.
La cartina che raffigura le singole partecipanti al prossimo campionato vede nel Lecce un punto remoto a sud-est, ultimo baluardo del meridione calcistico. In un sud nel quale fare calcio appare sempre più difficile (i giallorossi sono un'eccezione assieme al Napoli e al Cagliari isolano), il club salentino è una vera e propria oasi nel deserto.
Il messaggio di Sticchi Damiani
Il passaggio finale del richiamato post social di Sticchi Damiani offre un fondamentale spunto di riflessione: "Stiamo facendo, insieme alla nostra gente, qualcosa che è in totale controtendenza rispetto al calcio moderno e sentirsi quasi degli "intrusi" è lo stimolo più grande per giustificare qualsiasi sforzo per esserci comunque, a modo nostro".
Ecco, dietro quel “a modo nostro” si cela il vero segreto di questo Lecce.
Il modello Lecce
Una società che va in direzione ostinata e contraria rispetto a un calcio nel quale i debiti sembrano essere una regola e non una patologia.
E lo fa, è importante ribadirlo, centrando gli obiettivi sportivi prefissati, compensando con la forza delle idee il gap economico con alcuni competitors.
La piacevole anomalia
Così, in una serie A che parla sempre più in lingua straniera, il Lecce, quel puntino nel tacco d'Italia della cartina geografica del massimo campionato italiano, è una piacevole anomalia che fa notizia, dimostrando come un calcio sostenibile non solo sia possibile, ma anche necessario.