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Lys Gomis è un portiere di 32 anni, esperto, che ha deciso di lasciare il mondo dei professionisti per gettarsi a capofitto in un'attività che gli piace molto di più: allenare i bambini.

L'ex estremo difensore del Lecce, 15 presenze nel Salento in Serie C, qualche mese fa ha ripreso l’attività nel Genola, girone F del campionato di Seconda Categoria e, secondo quanto riportato da La Stampa di Cuneo, è stato squalificato per 18 mesi, fino al 13 ottobre del 2023, per “condotta violenta e ingiuriosa nei confronti dell’arbitro nella partita con Langa Calcio”. 

Di seguito il dispositivo completo della squalifica pubblicato dal giornale in questione:

 “Squalificato per condotta gravemente violenta, ingiuriosa e minatoria nei confronti dell'arbitro, concretizzatasi in una volontaria ed ingiustificata aggressione fisica nei suoi confronti, che gli provocava altresì dolore. Nello specifico, dopo la convalida della rete del 3-3, il portiere del Genola, signor Lys Gomis, raggiungeva di corsa l'arbitro che si dirigeva a centrocampo e lo afferrava per il collo, provocandogli dolore, oltre ad insultarlo ripetutamente. Intervenivano in difesa del direttore di gara alcuni giocatori di ambo le compagini. 

Al termine della partita, mentre l'arbitro raggiungeva gli spogliatoi scortato dai dirigenti della squadra ospite nonché da giocatori di entrambe le società, dopo aver subìto ulteriore aggressione fisica da un altro tesserato del Genola, il signor Gomis continuava a insultarlo e minacciarlo, con una tale veemenza da indurlo a richiedere l'intervento di una pattuglia dei carabinieri, ai quali veniva esposto l'accaduto. 

La condotta del giocatore rientra nell’articolo del regolamento in base al quale costituisce condotta violenta  ogni atto intenzionale diretto a produrre una lesione personale e che si concretizza in un’azione impetuosa ed incontrollata, connotata da una volontaria aggressività, ivi compreso lo sputo, in occasione o durante la gara, nei confronti dell'ufficiale di gara (...)”.

Il portiere cresciuto nel vivaio del Torino, però, ha subito provato a difendersi da queste accuse, scrivendo un lungo post su Facebook nel quale ha raccontato l'accaduto e le conseguenze per gli autori dell'articolo: 

"Ho letto questo articolo de La Stampa, mi fa molto male e sono amareggiato. Prima di pubblicare certi articoli bisogna accertarsi che i fatti siano realmente accaduti o meno. Non bisognerebbe credere ad una sola versione ma esser stati quantomeno presenti. Prima di pubblicare articoli nei quali si danneggiano persone e famigliari che non c’entrano nulla. Sono stati nominati i miei fratelli per far clamore e questo non va bene. 

Chi mi conosce bene sa che sono un ragazzo che rispetta le altre persone e che soprattutto ama lo sport. la violenza non fa parte del mio credo e del mio mondo. Io e il mio avvocato agiremo legalmente verso chi ha raccontato il falso. Pensare che sono stato violento al punto che anche i giocatori della squadra avversaria (che ringrazio) si sono schierati dalla mia parte.

Io come uomo e padre di una bimba meravigliosa, professionista, allenatore dei Bambini (che adoro) non accetto violenza fisica o mediatica…CAMMINO A TESTA ALTA, SO DI ESSERE NEL GIUSTO…andrò in fondo a tutto e ho prove che tutto ciò è una follia. Quello che É stato raccontato non fa parte della mia persona MA SOPRATTUTO NON FA PARTE DELLO SPORT. BISOGNA INSEGNARE LA LEALTÀ E IL FAIR PLAY. 

A breve faremo ricorso come società Genola e io come uomo che deve far crescere i bimbi che alleno. In 16 anni di carriera professionista è la prima volta che mi succede una cosa simile. Delle scuse per l’articolo sarebbero quantomeno dovute". 

Nei prossimi giorni si capirà davvero cosa è successo qualche giorno fa, nella speranza che l'ex estremo difensore giallorosso smentisca ciò per cui accusato, chiarendo definitivamente i fatti. 

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