Dieci minuti di follia e altro KO. È giunto il momento di osare
Il commento di Marco Marini alla sconfitta andata in scena al Ferraris
Siamo qui a commentare la terza sconfitta di seguito e stavolta ci mancano davvero le parole. Cercheremo di essere quanto più lucidi possibile nella speranza di poter dare qualche argomentazione secondo quella che è stata la nostra visione della partita. D'Aversa mette in campo una formazione quadrata ed allo stesso tempo volitiva, con gli interpreti nel loro ruolo che producono un'intensità magistrale.
Il Lecce impedisce agli avversari qualsiasi manovra, toglie loro il fiato, chiude le linee di passaggio, vince tutti i duelli, arriva sempre in anticipo sulle seconde palle e recupera il possesso con semplicità disarmante. Arriva al tiro, sciorina manovre in ampiezza ed in velocità, sbaglia un rigore sacrosanto con Krstovic e segna sempre con l'attaccante, meritatamente. Sbaglia altre occasioni per un soffio (quella di Kaba ci fa esultare impropriamente), va al riposo in vantaggio. Inizia la ripresa ed il Genoa inizia a dare segnali di vivacità ma Sansone, a porta spalancata, invece di “ammazzare” sportivamente i rossoblù, tira inspiegabilmente sul portiere. Poi il solito calo, non sapremo mai se mentale o fisico (propendiamo per la seconda opzione) e dieci minuti di autentica follia che tramortiscono il Lecce ed i suoi tifosi, con gli avversari capaci in pochi minuti di segnare due gol, cosa che i giallorossi non sono riusciti a fare in sessanta.
D'Aversa precedentemente aveva sostituito sia Krstovic con Piccoli che Sansone con il ritrovato Banda, forse si era accorto che il Lecce cedeva terreno; in ogni caso quelli in calo evidente non erano sembrati questi ultimi ma Kaba e Oudin, abbiamo sperato con tutto noi stessi che le prime sostituzioni avrebbero riguardato loro due. Perchè pur nella nostra “ignoranza”siamo consapevoli che per una squadra come il Lecce sia più importante un centrocampo sempre pronto a fare la guerra a protezione della difesa, quando gli avversari per recuperare il risultato alzano il ritmo, piuttosto che un attaccante fresco. O meglio, una cosa non esclude l'altra, D'Aversa avrebbe potuto anche fare tre sostituzioni cercando di mettere una toppa in ogni reparto. In conclusione nessuna scelta fatta dal tecnico ha pagato ma stavolta non solo per sua responsabilità; purtroppo tutti i subentrati, chi prima e chi dopo, non hanno reso né inciso ed infatti il Lecce seppur in svantaggio non è più riuscito a rendersi pericoloso. Per sintetizzare: sessanta minuti di ottimo calcio non sono bastati a segnare più di un gol, dieci di follia sono stati sufficienti a prenderne due e Gilardino non credeva ai suoi occhi. In questo periodo evidentemente ne bastano anche di meno per perdere una partita. Ma proprio da questo momento il Lecce deve venire fuori a tutti i costi.
Come? Innanzitutto non deve perdere di vista l'obbiettivo primario e cioè la salvezza e forse una soluzione ci sarebbe: se da un lato a rimpinguare la rosa sono rientrati i tre impegnati in Coppa d'Africa, dall'altro c'è ancora un mercato di riparazione al quale poter attingere. Vorremmo fare una provocazione (senza scatenare pandemoni): l'organico di proprietà va benissimo, inorgoglisce chi vi scrive ed anche i tifosi. Comprare giovani calciatori da formare, lanciare e rivendere ha un senso per una piccola provinciale ma a patto che si mantenga la categoria. Conosciamo le difficoltà del mercato di gennaio nel quale i prezzi dei calciatori “pronti” vengono spesso pompati, ma sicuramente (e non vorremmo sostituirci agli addetti ai lavori) ce ne sono altri ai margini delle rispettive società che magari costano troppo ma possono essere prelevati in prestito. Vogliamo dire che prendere in prestito, anche secco, calciatori pronti, di valore e con esperienza non è il male assoluto se non ci sono le risorse per acquistarli; d'altronde le squadre che lottano per non retrocedere sono tutte ben imbottite di prestiti secchi e non se ne fanno un cruccio. Al Lecce non serve “imbottirsi” di calciatori presi in prestito ma siamo convinti che due/tre atleti validi servano sia per gestire meglio determinati momenti della stagione (ma anche delle singole partite) che per aiutare a crescere con più fiducia i nostri giovani (le operazioni Sicignano, Bolano e Franceschini sono un esempio che cambiarono la storia del Lecce di Corvino e Delio Rossi).
La prossima partita sarà l'anticipo di venerdì sera, al Via del Mare contro la Fiorentina. Probabilmente D'Aversa avrà a disposizione un organico che che gli darà più opzioni: Banda, Rafia e Touba saranno pronti ed arruolabili sin dal primo minuto ma ci aspettiamo anche dal mercato di “riparazione” almeno quel centrocampista di qualità che serve alla squadra. Dopodichè le “scusanti” per gli interpreti iniziano a finire e ci aspettiamo che il Lecce non “muoia” ingessato nel suo 4-3-3 ma inizi a dare il tutto per tutto perchè non ci stancheremo mai di ripeterlo: a volte restare fermi sulla solita idea di gioco serve per prendere qualche elogio, ma non per portare a casa il risultato. Per farlo a volte bisogna sorprendere gli avversari. Senza paura!