Avere paura non è più ammesso: la serie A non perdona
L'EDITORIALE
Cerco di ricordare cosa mi piacesse dell'idea di calcio che Marco Baroni trasmetteva al Lecce; la squadra, anche lo scorso anno, non ha mai offerto un gioco spumeggiante ma quel concetto di “difendersi in avanti” aggredendo gli avversari sin nella loro metà campo dava un senso allo sviluppo della partita e piaceva più di mille ed inutili tocchettii laterali. Quella capacità di scendere in campo senza paura, pur rischiando, indicava la via agli avversari.
“Occhio, perchè io di te non ho paura”!
Quest'anno per me resta un problema di atteggiamento, oltre che sicuramente tecnico. È evidente che la maggior parte delle formazioni che il Lecce deve affrontare siano più forti per ovvi motivi, è altrettanto evidente che con queste squadre ci si deve provare a confrontare e se non si può essere più forti di loro tecnicamente, si deve almeno provare ad esserlo atleticamente e fisicamente.
L'atteggiamento è tutto ed è da masochisti aspettare squadre più attrezzate nella tua metà campo perché, in un modo o nell'altro, ti puniscono. Allo stesso modo devi valorizzare le armi che hai ossia la velocità e la capacità di andare in profondità. I Banda o i Ceesay, ma anche gli Strefezza, così come i Gonzalez non puoi tenerli troppo lontani dalla porta avversaria, non possono percorrere ogni volta, scattando, quaranta metri, in quanto gli avversari hanno la possibilità di recuperare e soprattutto perchè a lungo andare si stancano troppo.
A me Baroni è sempre piaciuto per la sua idea di calcio, ora l'ha mutata e questa che vedo non mi piace più. I fatti, il campo, dicono che è sbagliata. A questo si può aggiungere che la formazione iniziale non sempre sia azzeccatissima e talvolta anche le sostituzioni, più che altro tardive, non convincano. Ne deriva che una bella sveglia sia fondamentale, perchè la sensazione che si ha dall'esterno è quella che il tecnico "comunichi" ad una squadra giovane le sue paure.
Tutte le formazioni iniziano a crescere, il Lecce che ha margini di crescita enormi e potenzialità inesplorate invece decresce.
Poi, non si può sottacere che, se le partite vengono indirizzate da episodi “dubbi” come il calcio di rigore concesso al Bologna dopo dieci minuti, tutto diventa enormemente più difficile. Sembrava più un gioco pericoloso dell'attaccante che a gamba tesa e da dietro invade lo spazio vitale di Gendrey proteso al rinvio, questo al netto della sufficienza e del tempo interminabile che il francese si è preso per arrivare ad allontanare la sfera.
Una partita da dimenticare in fretta, una prestazione appena sufficiente solo per pochissimi tratti non può assolutamente bastare per uscire indenni da un confronto in serie A, torneo in cui non ti regala niente nessuno; oltretutto il campionato continua e non risparmia i deboli, sicuramente non una matricola come il Lecce che deve immediatamente ricompattarsi e cercare di uscire con le sue forze da una situazione che sta diventando complicata.
La prossima è contro la Juventus, squadra nuovamente in crescita che vuole recuperare il momento di defaillance vissuto e, come sempre, verrà al Via del Mare per conquistare l'intera posta in palio.
Il momento di svegliarsi è arrivato, così come quello di non avere paura a confrontarsi con la serie A.