Solo un punto contro il Venezia, deve diventare importante

Pareggio in rimonta da parte del Lecce, poi palo e miracolo di Radu impediscono la meritata vittoria
In molti aspettavano Lecce-Venezia, partita che nell'immaginario collettivo avrebbe dovuto rappresentare la svolta dopo cinque sconfitte consecutive. In troppi pensavano che i giallorossi avrebbero fatto un sol boccone dei lagunari ed altrettanti non sapevano che questo Venezia non è più quello del girone di andata, che nelle ultime sei ha pareggiato per cinque volte, compresa l'ultima e lo ha fatto anche con le “grandi” del campionato.
In realtà tutta questa sicurezza che si respirava in giro e cioè dover battere facilmente i lagunari non la capivamo. Era come se noi fossimo diventati un Real Madrid e dovessimo giocare contro una derelitta già in B. In realtà è il Lecce ad essere in piena crisi, reduce da tante sconfitte e non il Venezia; in realtà quando si giocano sconti diretti non esiste “dobbiamo vincere” non sta scritto da nessuna parte, perchè esistono gli avversari che vogliono vincere anche loro. Si chiama calcio, non si gioca contro i birilli, si gioca contro squadre che lottano per lo stesso obiettivo e si può anche perdere.
In ogni caso il pareggio ha fatto uscire fuori la parte più cattiva della tifoseria, incurante che resti invariata la distanza sulla terz'ultima, che il Lecce meritasse più della pareggio e che avesse giocato una buona gara. Non importa: si era detto che bisognava fischiare se non si fosse vinto? Ed allora tutto è giustificato. Peccato che manchino ancora sette partite alla fine, ventuno punti, che si stia lottando fuori dalla zona rossa e che si abbia bisogno del sostegno di tutti. Peccato. Oggi vedevamo i tifosi del Venezia con un piede in B applaudire i loro calciatori, poi i nostri invece pronti all'insulto.
E si, dimentichiamo sempre che siamo il “Real Lecce” e pareggiare in casa non ci appartiene.
Giampaolo ha optato per una formazione guardinga, ha messo due ali tattiche (Morente e Pierotti) ed un centrocampo di rottura con Ramadani e Coulibaly; in difesa ha confermato Gaspar mentre dietro a Krstovic il solito Helgason.

L'inizio è stato buono da parte dei giallorossi, poi il Venezia ha preso coraggio ed il primo tempo è stato equilibrato, forse il Lecce avrebbe potuto osare di più ma si perdeva troppo tempo con questi tentativi di gioco dal basso, per poi rilanciare lo stesso lungo. Alla fine non sarebbe meglio in alcuni frangenti ricominciare direttamente col lancio del portiere? Almeno la squadra si compatta a centrocampo e si possono avere più possibilità sulle seconde palle, invece di ritrovarsi sfilacciata perchè in sei restano nei pressi dell'area di rigore in attesa dell'uscita giusta palla a terra.
Preso sfortunatamente il gol, deviazione di Gallo alle spalle di Falcone, il Lecce finalmente si è arrabbiato. Berisha subentrato a Coulibaly si è rifiutato di eseguire il compitino ed ha iniziato a velocizzare l'azione; a riprendere il gioco prima del fatidico minuto in cui tutti si posizionano inutilmente e, così facendo, il Lecce ha guadagnato campo. Il pareggio di testa da parte del capitano, il palo di Ndri (subentrato a Pierotti), il colpo di testa di Baschirotto parato miracolosamente da Radu ed il rigore (si o no) richiesto dai giallorossi hanno fatto pendere l'ago della bilancia a favore dei padroni di casa. Però la partita è finita con un pareggio che è rimasto sullo stomaco anche a chi vi scrive, ben consapevole però che dopo essere passati in svantaggio, recuperare non sarebbe stato facile. Ci teniamo il punto e guardiamo avanti, dopo che per cinque partite lo zero in classifica sembrava dovesse essere la costante. Ora speriamo che questo punto possa servire a ridare un po' di autostima, non ci sono campi impossibili, ci sono partite difficili contro avversari più forti. Il Parma però ci ha insegnato che quando si crede in qualcosa, anche sotto di due gol contro la capolista, si può recuperare e dire la propria.
La prossima sarà a Torino, contro una Juventus in ripresa grazie al cambio di allenatore. Il Lecce non può fare calcoli e non deve più guardare in faccia nessuno. Servono punti e qualunque campo va bene per prenderli. A nostro avviso l'organico ha sottoperformato in questo campionato, ma ci sono altre sette partite, quelle più importanti, bisogna scrollarsi di dosso le paure e ricominciare a correre.