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de il Perdisonno

Corini sembrava ormai un disco rotto: "...la prestazione è stata importante, meritavamo ampiamente il risultato e il passaggio del turno". Questo è quanto ha riferito ai media il tecnico leccese nel post partita col Venezia. E questo è quanto andava ripetendo nel contenuto ormai da tempo al termine di ogni deludente gara da parte del team giallorosso sottolineando prestazioni che erano solo nella sua testa. Sinceramente non si comprende quali partite vedeva l'allenatore per dare giudizi del genere. Nei 180 minuti contro il Venezia se c'è stata una squadra che non ha meritato di andare in finale questo è stato proprio il Lecce. Nella partita d'andata la squadra giallorossa non ha effettuato un solo tiro in porta e nella gara di ritorno, a parte gli ultimi 10 minuti, ha giocato una gara mediocre, tipica partita che si gioca a fine campionato a salvezza ormai acquisita: niente gioco, niente carattere! E questo è stato il filo conduttore di tutta la stagione appena conclusasi, tolto il momento d'oro segnato dallo stato di grazia di Coda e Pettinari (quest'ultimo lasciato inspiegabilmente a casa per tanti mesi perché fuori dal progetto Corini) che aveva rilanciato la squadra al secondo posto. La società dal canto suo ha la responsabilità di non aver sostituito l’allenatore bresciano nei momenti cruciali del campionato, quelli in cui era necessario più che in ogni altro momento dare una svolta decisiva al trend palesemente negativo. Ma non è solo questo: Punto 1. Ad un’analisi attenta del campionato regolare appena conclusosi, il Lecce risulta all'8° posto nella classifica delle squadre che hanno subìto il maggior numero di reti (47) a pari merito con la quart'ultima e retrocessa Cosenza. Appena un anno fa la difesa concluse il campionato di serie A con il record negativo di 85 reti. Non è pensabile fare un paragone tra il campionato di serie A e la serie cadetta ma questo dato avrebbe dovuto quantomeno far aprire gli occhi e comprendere che non si può ricostruire una difesa puntando su due centrali over 30 (Lucioni e Meccariello) a cui poi sono stati aggiunti altri due "giovanotti" di 35 e 40 anni (Pisacane e Maggio) e un terzino - peraltro sfortunato per l’infortunio subìto - che non ha un solo cromosoma del proprio DNA predisposto alla fase difensiva (Adjapong). Punto 2. Al centrocampo del Lecce è mancato un regista puro e dai piedi buoni. E’ stato gestito male il caso Tachtsidis perché si è dato vita ad un braccio di ferro pur di tenere un giocatore scontento che al di là di qualche pregio conta anche tanti difetti quando invece si sarebbe potuto sostituire per tempo in maniera più che dignitosa. Hjulmand è un giocatore valido e promettente ma il Lecce aveva bisogno anche di un giocatore di qualità oltre che di quantità. Punto 3. La società ha tirato per le lunghe anche il matrimonio con Falco: perché protrarre tanto nel tempo questa storia quando avrebbe potuto “svenderlo” prima e acquistare un giocatore con le stesse caratteristiche? Detto questo per onestà di pensiero e senza dimenticare gli enormi sforzi compiuti dal Presidente Sticchi Damiani per dare visibilità e un degno posto nell’Olimpo del calcio , Corvino ha messo nelle mani dell’ex tecnico delle rondinelle una buona squadra, sicuramente in grado di mantenere la seconda posizione acquisita a 6 giornate dalla fine e centrare la promozione già da quest’anno. E’ un vero peccato per il Lecce però che proprio l’allenatore non sia riuscito a dare una fisionomia precisa a questo gruppo con una mentalità e un’organizzazione di gioco che lo rendesse capace di gestire i momenti più delicati di questa stagione e traghettarlo, come ci si auspicava, nel massimo campionato.

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