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Abbiamo intervistato Eugenio Corini. Una chiacchierata a 360° spaziando dalla sua sfera personale, passando per quella tecnica, fino ad arrivare al Lecce. Un lungo colloquio dal quale è emerso una persona per bene, un gran lavoratore e conoscitore di calcio. Ventuno domande che ci hanno consegnato un uomo senza fronzoli, un po' testardo, con lo sguardo fisso sull'obiettivo.

Quali sono le sue origini, da dove viene, com'è composta la sua famiglia?

La mia famiglia di origine è composta da papà Carlo che adesso non c'è più, da mamma Giuditta e due sorelle, Maura e Anna. Sono il terzo figlio, unico maschio, voluto e coccolato.

Da quanti anni è sposato? 

Mi sono sposato due volte, dal mio primo matrimonio ho avuto due figli, Alessandra e Filippo, ora sono grandi; attualmente sono sposato con Aurelia ed ho due bambine Sofia e Carlotta di dieci e sei anni.

La sua famiglia la raggiungerà a Lecce? 

Mia moglie gestisce la famiglia a Verona, le bambine sono piccole ed il mio lavoro, come sa, non offre reali garanzie di stabilità logistica. Oltretutto preferisco risparmiare loro le ansie che la mia professione comporta. Vengono a trovarmi, almeno una settimana al mese, compatibilmente con la pandemia. Scendono anche i più grandi a volte ed in un'occasione mi hanno fatto una sorpresa inaspettata che mi ha reso felicissimo, erano tutti qui a Lecce. Eravamo in zona gialla, per cui ho fatto conoscere Lecce ed un po' il Salento; un giorno siamo andati ad Otranto a vedere il tramonto.

Vive in hotel oppure ha preso un'abitazione?

Ho preso un appartamento vicino Piazza Mazzini. In estate ho avuto la percezione di quanto siano belle Lecce ed il Salento. Purtroppo la pandemia ci costringe tutti a casa, quindi tra il lavoro, gli spostamenti e tutto il resto non ho possibilità di vivere la socialità. Mi piacerebbe passeggiare in centro, l'ho potuto fare solo alla fine dell'estate.

Eugenio Corini

Conosceva già Lecce? 

Da giocatore soltanto ma mai da turista. E' bellissima, come la parte del Salento che ho potuto visitare, sia a livello architettonico che come persone.

Qual è stato il momento più esaltante e quello più brutto della sua carriera da allenatore?

Il momento più bello deve ancora venire ma quando ho potuto lavorare con continuità dal punto di vista professionale, sicuramente le due salvezze in A con il Chievo Verona e la promozione con il Brescia; ci sono stati anche i momenti brutti ma volta superati mi sento sempre rafforzato.

Se dovesse parlare di lei come tecnico, come si definirebbe? 

Il mio pensiero, più che una definizione è che sono appassionato di calcio, lo amo tantissimo, sia da giocatore che da allenatore. Sono esigente e cerco di trasferire me stesso alla squadra. Lavoro, studio per migliorare sempre e spero di riuscirci.

Quando le è stato proposto di venire a Lecce cos'ha pensato? 

Ho accolto la proposta con grande soddisfazione, una piazza vera in cui sono passati tantissimi allenatori importanti. Chi riesce a fare bene qui ha fatto un percorso di un certo tipo. Avevo entusiasmo e volontà di venire ed ho subito capito che si poteva fare un bel lavoro accanto a persone serie.

Che società ha trovato e quale ambiente si aspettava di trovare? 

Dal punto di vista societario è nata una grande empatia, immediatamente. Dal punto sportivo queste sono le basi. Poi ho percepito l'entusiasmo e l'amore che tutto il Salento ha verso il Lecce, l'amore verso la terra, la bandiera portata in giro per l'Italia. Questo attaccamento, questa partecipazione l'ho vissute da avversario ed il rammarico grande è quello di non poterlo vivere appieno. Ancora mi manca un pezzo del Lecce e di Lecce, quello più importante e sicuramente quello più bello.

La Curva Nord

Ha sostituito un allenatore che qui con due promozioni consecutive e con una salvezza sfumata all'ultima giornata, a prescindere dalle scelte professionali poi fatte, ha lasciato un segno. Sapeva di avere tutto da perdere? 

Quando accetto una sfida ho la percezione di poter fare bene; anche da fuori, da avversario, ho avuto la percezione che questa piazza desse una carica straordinaria sia all'allenatore che alla squadra.

Che figura è quella del presidente? 

Il presidente è una persona di un'intelligenza viva e sensibilità straordinaria, un amore profondo per il Lecce. Rappresenta la gente e se fossi salentino mi farei rappresentare da lui ad occhi chiusi. Un grande dirigente che ha la capacità di vedere le cose, nonostante il trasporto emotivo, con grande equilibrio. Un rapporto molto bello che cerco di onorare ogni giorno, dando il meglio di me stesso.

E Pantaleo Corvino?

Corvino è un dirigente che ha fatto una carriera straordinaria: è arrivato a Lecce con l'entusiasmo di un ragazzino ma con l'esperienza di un grande Direttore Sportivo. Per me è un onore essere stato scelto da lui, qui a casa sua. E' legatissimo al territorio ed alla squadra, spero di dargli le soddisfazioni che merita. Io vivo di soddisfazioni riflesse, quando vedo gioia negli occhi delle persone la vivo anche io, farò di tutto per ripagare la sua fiducia.

Lei ha iniziato il percorso a Lecce col 433, poi ha cambiato tornando al 4312, perchè?

Mi sarebbe piaciuto lavorare sul 433, ma il mercato è stato difficile e le caratteristiche dei giocatori che avevo a disposizione mi hanno fatto cambiare idea. Anche se il 4-3 resta sempre, ho pensato che il trequartista e due punte sarebbero state il sistema migliore per valorizzare le caratteristiche dei giocatori.

Pettinari è stata una sua vittoria, dopo tutto il caos accaduto nel girone di andata e fino alla fine del mercato di gennaio. Poi? 

E' stato merito del ragazzo. Dopo il mercato di gennaio, mentalmente, si è messo completamente a disposizione ed io l'ho valutato da punto di vista tecnico e tattico.

Qual è stato il momento più difficile nel percorso di questa stagione qui a Lecce e quello più bello?

I momenti difficili ci sono stati quando mi sono ammalato a causa del Covid e questo, purtroppo, è coinciso con un momento non entusiasmante della squadra. Ho fatto di tutto per stare vicino alla ai ragazzi ma non era facile. Il momento più bello stiamo lavorando per riuscire a viverlo tutti insieme.

Che rapporto ha con i social, li legge?

Non ho profili social per scelta, faccio un lavoro che è pubblicamente già di per se troppo esposto. Qualcosa mi arriva ma preferisco rimanere con un equilibrio interiore che mi consenta di lavorare e dare il meglio.

Cos'ha pensato quando sono arrivate le prime critiche sui social?

Credo che sia normale, è l'animo del tifoso che vorrebbe vedere sempre la squadra vincere e lo capisco. La comprensione globale che ha un allenatore sulla squadra è privilegiata, le sfaccettature sono tante e spesso non si possono enunciare pubblicamente. La critica ed i sentimenti delle persone le devo rispettare cercando di essere ancora più attento a tutto. Ad esempio la partita pareggiata contro la Virtus Entella che ha fatto storcere il naso a tanti, a me ha dato sensazioni positive che poi dalla settimana successiva si sono tradotte in risultati e prestazioni. Con gli stessi interpreti. Questo è un campionato in cui non c'è nulla di scontato e la capacità e l'equilibrio di leggere le situazioni sono il valore aggiunto.

Pantaleo Corvino e Saverio Sticchi Damiani

 

Ha avvertito la vicinanza della società in quei momenti?

Si, assolutamente, sempre. Capivo il momento, cercavo di spiegarlo ma sapevo che attraverso il lavoro proposto ci saremmo presi le soddisfazioni.

Qual è stato il punto di svolta nel Lecce sia a livello umano che tecnico? 

Ci sono stati tanti momenti difficili in questo campionato, non solo per me, per tutti. Momenti non riconducibili alla mia persona o ad altri. Penso alla forza che ha avuto la squadra di andare a vincere a Cremona dopo aver pareggiato col Brescia immeritatamente, con un gol preso in fuorigioco. Aver vinto con il Cosenza, reggere alla delusione dei due pareggi contro Pescara e Virtus Entella e nonostante tutto avere la forza di andare a Reggio e vincere. Sono momenti significativi che hanno testimoniato la grande capacità e la maturità della squadra che stava diventando un gruppo vero ed amalgamato.

Si avvale della tecnologia? Quanto l'aiuta sia negli allenamenti che nelle scelte? 

E' importante, fortunatamente ho uno staff che ha una competenza eccezionale e che cerca spunti e strumenti per migliorarci. Riprendere gli allenamenti, rivederli insieme ai collaboratori, ma non solo. Si, usiamo la tecnologia ed il lavoro che poi facciamo con la squadra è la sintesi di un'attività preventiva e fondamentale.

Il Lecce è atteso al rush finale, qual è il polso della squadra? 

Sarà un filale al cardiopalma ma ci siamo arrivati con un punto di vantaggio. Spero di poterlo disputare con la rosa al completo, compresi Listkowski e Mancosu. Stiamo lavorando per portare tutta la squadra in una condizione ottimale, per essere pronti. L'Acaya è il nostro centro sportivo ed i ragazzi, grazie alla società, hanno la possibilità di vivere lì l'intera giornata. Allenarsi, alimentarsi, riposare.

Stiamo attenti ai minimi particolari, faremo di tutto, nella speranza di raggiungere il sogno.

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