Meglio da lontano che in prestito: a dirlo è la dura legge della Serie A
Costruire una squadra in Serie A sulla base di prestiti a quanto pare non è una buona idea
A gennaio in molti hanno chiesto interventi dal mercato invernale alla società giallorossa. Tanti, tra i tifosi del Lecce ma anche tra gli addetti ai lavori, hanno accusato la dirigenza salentina di non essere intervenuta in un momento topico del campionato, “magari anche con un prestito”.
I prestiti non fanno la felicità
Le linee guida imposte dall’Unione Sportiva Lecce dopo la retrocessione in Serie A di 4 stagioni fa sono ormai note a tutti. La società ha come mantra due concetti fondamentali, dai quali difficilmente si allontana nei momenti di programmazione del futuro: patrimonializzazione e crescita dei giovani.
Lo scouting compie un lavoro immenso, scandagliando campionati e luoghi poco sponsorizzati, magari anche a migliaia di chilometri, pur di trovare il calciatore di talento ad un prezzo contenuto, nella speranza che questo faccia la differenza nel presente e rappresenti una plusvalenza per il futuro.
Hjulmand, Gendrey, Dorgu, Ramadani e tanti altri sono scommesse vinte e frutto di tante partite viste, con analisi approfondite di tantissimi giocatori, anche quelli che poi non sono arrivati nel Salento per svariati motivi.