Lecce e lo smalto perduto da ritrovare
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di Marco Ancora
Appare lontanissimo l’inizio di stagione dove il Lecce oltre a macinare gioco inanellava una serie di risultati sorprendenti frutto della grinta agonistica, dell’organizzazione e della spensieratezza.
Lo scenario attuale è mutato e anche la fortuna che ha accompagnato il Lecce del veemente avvio di campionato pare avere voltato le spalle ai giallorossi; dopo un filotto terribile tra Milano, Bergamo, Roma e la Juventus in casa possiamo dire senza timore di smentita che il Lecce non ha staccato la spina e che c’è, è vivo e capace di rendersi pericoloso impensierendo gli avversari, ma il gol non arriva. Sarebbe fin troppo ingiusto imputare l’assenza di rete alle prestazioni di Krstović, che mette sempre in campo una grinta agonistica invidiabile e voglia di fare bene, e di Piccoli, che ultimamente gode di meno spazio rispetto a prima della sosta natalizia.
E allora dove sta il problema? Come mai il Lecce non riesce più a esprimersi come sa (e può) fare? Difficile trovare una risposta assoluta a questo interrogativo che affligge tutta la tifoseria giallorossa, ma forse analizzare alcuni dati potrebbe aiutare tutti a fare riflettere e contestualizzare meglio l’attuale scenario: il Lecce in questo periodo riesce a sfruttare davvero poco i calci piazzati (il goal di Gendrey contro il Cagliari ha rappresentato una delle poche occasioni concretizzate dai giallorossi), tira raramente da fuori area con i centrocampisti e anche l’apporto realizzativo da parte delle mezz’ali, un tassello importante nel 4-3-3 di D’Aversa, non è quello che ci si aspettava.
E’ sotto gli occhi di tutti e prima ancora che dei tifosi, della stampa e degli addetti ai lavori anche della dirigenza, che una mezz’ala offensiva e che abbini quantità a qualità e con un bagaglio d’esperienza al servizio dello spogliatoio sarebbe davvero d’aiuto, ma le dinamiche di mercato sono implacabili e non è facile (non solo per il Lecce) assicurarsi profili dotati di quelle caratteristiche a cifre sostenibili.
E allora se il mercato non potrà consegnarci un profilo con quelle caratteristiche occorrerà trovare in casa la soluzione per permettere alla squadra di esprimersi al meglio, cosa che certamente mister D’Aversa saprà fare tornando ad azzardare quando occorrerà, sia per dare fiducia ai ragazzi che scendono in campo che a sé stesso. Troppo spesso si legge del fatto che le ali sono fondamentali, un vero fulcro, per il giogo di D’Aversa, ma è difficile ipotizzare che i migliori Banda e Almqvist possano da soli risolvere i problemi realizzativi che il Lecce dell’ultimo periodo si porta dietro. Trovare rapidamente una soluzione per garantire inserimenti, verticalizzazioni e rifornimenti agli attaccanti potrebbe rappresentare il vero tassello mancante a questo Lecce che prima di ogni cosa è chiamato a ritrovare entusiasmo e determinazione, consapevole di rappresentare un territorio che non ha intenzione di smettere di sognare.