Chevanton: "Sono convinto che ci salveremo: noi leccesi siamo abituati a soffrire"
Intervista a Chevanton tra presente e passato
Javier Ernesto Chevanton ha parlato ai microfoni di Chiamarsi Bomber.
Pensi che il Lecce si salverà?
“Sono convinto che si salverà, restando in serie A. Noi leccesi siamo abituati a soffrire fino alla fine, abbiamo perso una partita importante con il Verona che se avessimo vinto ci avrebbe dato dei bei punti per la salvezza ma il Lecce ha tutti gli ingredienti per restare in serie A, me lo auguro. Noi del Sud siamo tenaci, gli obiettivi li raggiungiamo sempre. Stiamo parlando di una città e di una tifoseria importante che riempie sempre lo stadio. Sono innamorato di questa squadra”.
Baschirotto, Strefezza, Hjulmand, questa squadra ti ricorda il tuo Lecce?
“No. È una squadra giovane come all’epoca ma sono giocatori diversi, sicuramente la filosofia del club di puntare sui giovani è rimasta la stessa ma la nostra serie A era più difficile, c’erano grandi giocatori in tutte le squadre”.
Hai segnato il tuo primo gol in serie A il giorno di Sant’Oronzo…
“Sì è stato un segno del destino segnare nel giorno del santo patrono della città, feci il gol più veloce della serie A contro il mio amico Frey. Gli dissi che mi aveva fatto diventare famoso”.
Chi è stato il compagno più tirchio?
“Mio fratello Saviola al Monaco, non pagava il caffè perché diceva che aveva sempre la 200 euro nel portafoglio. Però gli voglio bene”.
Il tuo soprannome preferito?
“Cheva ma quando ero piccolo mi chiavano Papera, a Monaco l’animale, a Siviglia il Loco. Mi hanno dato tanti soprannomi ma nessuno mi chiama col mio primo nome Javier, mi chiamano tutti Ernesto”.
Se non avessi fatto l’attaccante, che ruolo avresti fatto?
“Il portiere, mi piace da morire. Quando ero piccolo avevo iniziato a giocare in porta ma in una partita mi fecero 10 gol e da quel giorno ho giocato in avanti. A Siviglia ai quarti di finale di Coppa del Re contro l’Espanyol ho giocato in porta negli ultimi minuti e ho parato anche un rigore, anche se in realtà l’avversario l’ha calciata fuori”.
C’è qualcuno che ti somiglia oggi?
“No, all’epoca mi identificavo come voglia e fame di fare gol a Luis Suarez, ma lui era molto più forte”.
Hai mai giocato al fantacalcio?
“Tre anni fa con un amico e l’abbiamo vinto col nome di “Garra Charrua“ grazie al tridente dell’Atalanta Ilicic, Zapata e Muriel. Il premio poi l’ho lasciato al mio amico”.
Qual è il gol che ti è rimasto nel cuore?
“A Lecce si ricordano tutti i miei gol al Napoli, al Perugia e al Milan, ma secondo me il gol più bello è quello che ho fatto al Bari. In Nazionale il gol più bello è quello su calcio di punizione contro il Paraguay durante le qualificazioni al Mondiale del 2006”.