Calvarese: "Step on foot? Vi spiego come la penso"
L'ex arbitro Calvarese analizza il fallo di Piccoli su Thiaw
Non convince la decisione arbitrale sull'episodio che ha deciso Lecce-Milan, ovvero il fallo fischiato a Piccoli per fallo su Thiaw. Un pestone dai 30 metri, con l'attaccante giallorosso girato di spalle, non visto in campo dall'arbitro Abisso ma segnalato da Guida in sala VAR. Successivamente, il direttore di gara palermitano con on field review è tornato sulla sua decisione annullando il vantaggio del Lecce.
L'ex arbitro Gianpaolo Calvarese ha analizzato l'episodio sulle colonne di Tuttosport:
"Facciamo un gioco di fantasia. Immaginiamo di essere all’ultimo minuto di una finale dei Mondiali. La tensione è al massimo, il risultato ancora in bilico. Una delle due squadre segna un gol, ma l’azione è viziata da uno “step on foot” simile a quello di Piccoli su Thiaw in Lecce-Milan. Cosa sarebbe meglio fare? Come dovrebbe comportarsi l’arbitro? Il Var dovrebbe intervenire? Il presupposto è abbastanza semplice: tutti gli addetti ai lavori hanno avuto la sensazione che quello del Via del Mare fosse un gol buono. O meglio: che l’annullamento non fosse la scelta più giusta.
Una sensazione spontanea, quasi di pancia. Un’altra percezione generale, che si fa largo in Italia e all’estero (soprattutto in Inghilterra), è che il Var stia modificando, alterando, secondo alcuni persino rovinando il gioco del calcio. Di sicuro il calcio sta cambiando, e l’arbitraggio anche. Negli ultimi anni, da quando è stata introdotta la tecnologia, si è provato a rendere il più possibile “oggettiva” l’applicazione del regolamento.
L’obiettivo? Rendere più comprensibili le decisioni e nello stesso tempo aiutare gli arbitri a prenderle, adottando uniformità di giudizio su episodi simili. Il rischio di un tale modo di procedere è oltrepassare il limite, alterando lo spirito di questo sport. Un esempio di circostanza che si è provato a rendere “insindacabile” è proprio lo step on foot. A mio giudizio, però, questo si configura solamente quando c’è una contesa del pallone rasoterra: chi arriva primo toglie la possibilità all’avversario di giungere a sua volta sul pallone e commette un fallo oggettivo (il classico “pestone”). Nel caso di Lecce, non c’è una vera contesa per arrivare sul pallone: questo è in volo, ed entrambi lo seguono con lo sguardo. Una contesa c’è, ma per prendere posizione, come accade spesso sui lanci lunghi e i calci da fermo: Piccoli pesta involontariamente il piede di Thiaw, il quale non reclama il fallo. A Open Var, Rocchi ha specificato che il regolamento in questi casi non distingue tra volontarietà e involontarietà.
Se parliamo di regolamento, però, lo “step on foot” non esiste proprio: non è citato dall’Ifab o nel protocollo Var. È un concetto introdotto verbalmente per facilitare gli arbitri, creando una fattispecie oggettiva. Ma allora se il regolamento non codifica questo aspetto, entra in gioco la sensibilità: occorre considerare volontarietà, intensità, dinamica e funzionalità del contatto. In questo caso a mio avviso non c’è niente di falloso. Soprattutto non si configura il “chiaro ed evidente errore”: il Var Guida non sarebbe dovuto intervenire. Di fronte a un episodio come quello del Via del Mare, occorre anzitutto ricordare che l’arbitraggio non è fatto solo di bianco e nero, ma anche di molte zone grigie: in una circostanza come questa, lasciare il giudizio del campo è la soluzione migliore.
Tornando all’ipotetica finale Mondiale, io non avrei annullato quel gol. Innanzitutto se un arbitro decidesse di revocarlo se ne parlerebbe per anni; se invece lo si convalidasse, se ne discuterebbe comunque, ma almeno si rimarrebbe dalla parte degli amanti del calcio, dei romantici. Non dobbiamo trasformare il calcio nella playstation, l’oggettività assoluta è una chimera, non esisterà mai. Questo non vuol dire abolire il Var (come qualcuno vorrebbe fare in Premier League), bensì rimettere in primo piano il giudizio individuale, soggettivo. Qui allora subentra la qualità degli arbitri: per citare un dirigente di lungo corso dell’Aia e della Figc, Danilo Giannoccaro, in Serie A un direttore di gara deve vedere tante cifre dopo la virgola per approssimare il meglio possibile".