Sticchi Damiani: "In questi anni ho capito quanto sia importante la squadra di calcio per un territorio e la sua gente"
Le parole del presidente del Lecce
TEDx è un programma di eventi locali auto-organizzati che riuniscono le persone per condividere un’esperienza simile. Ieri si è tenuto TEDxUniSalento, nel quale i video TED Talks e gli altoparlanti dal vivo hanno unito le loro forze per suscitare discussioni profonde e connessioni in un piccolo gruppo. A questa iniziativa ha partecipato anche Saverio Sticchi Damiani, presidente del Lecce, il quale ha parlato del legame del club con il territorio e della meritocrazia nel mondo del calcio. Ecco di seguito le sue parole:
"Volevo ringraziarvi per questo invito. In questi minuti vorrei raccontarvi la mia esperienza nel calcio. Non a caso abbiamo deciso di parlare di Salento puro e meritocrazia.
La mia avventura nel calcio è nata per pura passione, soprattutto passione per la nostra terra. Credo che una delle più belle forme di identificazione del proprio territorio sia il supporto ed il sostegno alla squadra della propria terra. Questo genera un accentuare continuo della propria identità. In questi anni ho preso la squadra in Serie C insieme ai miei soci ed oggi siamo qui a giocarci un campionato di Serie A e faremo di tutto per conservare questo patrimonio. Ho scoperto che attraverso il calcio si può sostenere la propria terra in maniera inimmaginabile. In questi anni da presidente ho scoperto che la squadra di calcio del territorio, in questo caso il Lecce, rappresenta per tanti tifosi un supporto, una compagnia, un compagno di viaggio e riempie la vita dei tifosi, soprattutto di quelli che vivono lontano. In trasferta trovo una popolazione, un mondo, che utilizza la squadra di calcio per sentirsi a casa. Gente che per esserci fa pazzie. Quella giornata per loro rappresenta un modo per tornare a casa, per trovarsi con la gente del proprio territorio, per parlare magari in dialetto, la maniera per fare un tuffo nella propria terra. Ed il risultato del campo è quasi un dettaglio rispetto alla gioia che il Lecce regala per il fatto di esserci, di esistere.
Il Lecce è un compagno di viaggio per chi vive la solitudine, per chi è malato ed ha con quei colori un momento di conforto e di gioia. La squadra del territorio è qualcosa che va al di là rispetto a quello che accade ogni domenica in campo. Io ho chiesto ai miei allenatori e giocatori di essere a disposizione del territorio. Il calcio non inizia e non muore in quei 90 minuti, che sono ovviamente fondamentali ma non decisivi per tutto il resto. I calciatori devono essere dentro il territorio, si devono nutrire di Salento per capire cosa significa per la nostra gente. Gran parte dei nostri ragazzi, sia in prima squadra che nel settore giovanile, sono stranieri. La Primavera sta facendo qualcosa di inimmaginabile ed a volte sembra di leggere la classifica al contrario, vedendo il Lecce primo e le big dietro. Agli stranieri insegniamo sin da subito la cultura del posto in cui si trovano. È un posto che devono vivere, comprendere e si devono mettere a disposizione del territorio. La cosa più bella è vedere loro che imparano la salentinità, con pregi e difetti, e la vivono. Il nostro progetto parte del Salento, pensate che siamo l’unica società di calcio in Italia che produce il proprio abbigliamento sportivo con un marchio nostro che richiama il territorio e che portiamo sempre in giro per l’Italia.
Per fare tutto questo ci vuole un’organizzazione che sia meritocratica. Il calcio dà opportunità a calciatori che provengono dalle parti più sperdute del mondo e da situazioni disagiate. Il calcio, pur avendo altre criticità e difetti, è uno dei settori più meritocratici. I settori giovanili a volte non crescono perché entra il figlio di, l’amico di, ma questi non producono niente e quelle società sono destinate a non avere futuro. Le società organizzate davvero meritocratica non conoscono cognomi, nazionalità, stato sociale o rilevanza di questo o quel personaggio. Conta solo la meritocrazia, cercando di setacciare tutto il territorio e prendere i migliori, professionisti ed atleti nella testa.
In questo momento il calcio italiano nella scelta degli atleti è meritocratico, mentre non lo è nella gestione delle regole e nella gestione del rapporto tra le società di calcio. Pensate che in Italia, a differenza dell’Inghilterra, le squadre di calcio della massima serie percepiscono contributi enormi per le società importanti e piccolissimi per le società più piccole. Il campionato, quindi, non è equilibrato perché i piccoli club prendono le briciole. Il campionato di Serie A finanzia il campionato di B e le tre squadre che sono chiamate a versare le proprie risorse sono proprio le neopromosse. Quelle che devono finanziare la cadetteria sono le più piccole e così queste sono destinate a non crescere mai. Le piccole per far bene non devono fare l’ordinario ma devono essere straordinarie ed ecco perché a turno sono destinate a soccombere. Per combattere tutto questo dobbiamo creare un sistema meritocratico interno, talmente meritocratico per affrontare le sperequazioni di un sistema che meritocratico non lo è affatto. È un viaggio difficile, che però in questi anni mi ha arricchito tantissimo perché la squadra di calcio del territorio è la massima espressione per sentirsi cittadino di un posto, al di là se si viva o no in quel territorio".