Lepore si racconta: "Lecce è la mia città, per me è tutto. Il sangue e il cuore sono leccesi"
L'ex capitano giallorosso si è raccontato e non ha potuto fare a meno di ricordare gli anni vissuti nel Salento
Checco Lepore, leccese di nascita e salentino di sangue, si è raccontato ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com, in una lunga intervista nella quale calcio e vita si mischiano continuamente.
La sua adolescenza
Il giorno prima del mio decimo compleanno papà fece un incidente stradale e morì. Quando mia madre me lo disse, corsi in camera ad abbracciare delle scarpe da calcio che mio padre mi aveva appena regalato. Non ho mai mollato, sono figlio della sofferenza. Viverla mi ha insegnato il senso delle piccole cose. Il mio sogno? L’esordio in Serie A.
L’esempio
Vedi, io sono cresciuto con l’esempio di mia mamma. Ha educato 4 figli da sola, senza mai mollare. E non lo fa tuttora che sta lottando contro la leucemia. Da piccolo dissi subito “Mamma voglio andare a giocare” ma bisognava avere almeno 6 anni, io ne avevo 5. Mia madre allora andò a chiedere e mi presero.
L’amore per Lecce
Lecce è la mia città, per me è tutto. Il sangue e il cuore sono leccesi. A 24 anni l’esordio in B con gol sotto la curva. Conquistammo la promozione. Poi tornai in C, da capitano tornammo in B, un’emozione vera. C’è un legame unico con i tifosi. Il campetto dove sono cresciuto Era il mio Via del Mare. Solo a pensarci mi vengono i brividi. Quel campetto mi ha permesso di sognare. Ogni tanto ci torno ancora.
La gavetta
Ho imparato ad apprezzare le piccole cose e a comprendere il vero valore di ciò che ci accade”. In D ci allenavamo alle 19. Durante il giorno lavoravo in fabbrica 8 ore, mi svegliavo alle 4 del mattino. Poi sono andato a Varese dove ero un simbolo e mi sono trovato fuori rosa. Oppure quando da svincolato correvo da solo nelle campagne bresciane e l’aver ricominciato dalla C2 o dalla D. E l’ho fatto in silenzio. Dovevo farlo per me e per la mia famiglia.
I trucchi per rimanere ad alti livelli
L’alimentazione, il sonno, l’allenamento fuori dal campo… sto attento a tutto. E poi il leggere mi aiuta nella concentrazione. Come i testi di Paolo Borzacchiello o le biografie di campioni. Non sono mai stato dietro ai social, alle chiacchiere, alle discoteche. Uno il concetto: “Fare e basta”. Poche scuse. Lottare per arrivare.
Le soddisfazioni di Monza
Una sera ero a cena, mi arriva la chiamata di Galliani. “Signor Lepore, sono qui con Allegri. L’ho avvisato, lei non è in vendita”. Un’esperienza, quella a Monza, entusiasmante. Il secondo anno abbiamo vinto la Lega Pro. Il Presidente Berlusconi era sempre vicino alla squadra, prima della partita ci caricava ogni volta. Il Dottor Galliani lo sento ancora. Mi ha scritto dopo l’ultimo gol con il Venezia: “Complimenti bomber”.