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di Gianluca Petracca 80esimo minuto: Lecce 0 Cagliari 2. Tutto scontato, tutto nella norma direbbe chi, trovatosi a leggere solo il risultato senza averli guardati, quei lunghissimi 80 minuti, avrebbe potuto legittimamente dire. Invece no, invece il campo ha raccontato tutta un altra storia. Ha raccontato di una squadra, il Lecce, che, se pur con gravissime assenze, aveva provato a giocare al calcio, aveva creato, ed anche sbagliato tanto, consentendo che, quel famoso tabellone, recitasse 0 a 2. Poi la classica scintilla, l'episodio che la riapre, il Lecce acciuffa il meritatissimo 2 a 2 e prova anche a vincerla... Davvero nulla si può rimproverare a questi ragazzi, che cercano di andare oltre i propri, tanti, limiti tecnici. Limiti che purtoppo in serie A puntualmente ti puniscono, mortificando quanto di buono si é prodotto fino a quel momento. Il Lecce ha chiuso la partita senza che il proprio portiere abbia dovuto effettuare, una e dico una, parata. E pure ha raccolto solo un punticino, paradosso, ma non troppo, di una squadra tanto bella, quanto troppo spesso acerba e, con evidenti limiti in almeno due, tre elementi cardine. Una squadra che, spinta dalle proprie, legittime, consapevolezze di saper giocare al calcio, cerca di vincerla, in maniera tecnica, pulita a tratti bella, ma che purtroppo puntualmente è costretta a fare i conti con un'altra realtà. Costretta nel frustrante rimpianto, troppo spesso, di ciò che poteva essere, e non è stato!
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