Lecce, bisogna invertire la rotta: i numeri che devono far riflettere
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E' innegabile: il gol di Romelu Lukaku messo a segno all'Olimpico all'ultimo respiro della sfida ‘infida e bastarda’ (come direbbero Aldo, Giovanni e Giacomo) è stata una mazzata clamorosa per tutti noi. Se ci fosse una telecamera puntata sulle nostre facce questa mattina in ufficio, al lavoro o semplicemente durante la nostra colazione, si vedrebbe come i lineamenti dei nostri volti siano segnati dall'insonnia della notte e dalla rabbia della sera prima.
La preoccupazione che ci attanaglia è giustificata e comprensibile, ma - devo fare uno ‘spoiler’, non me ne vogliate - dopo la lettura di questo articolo probabilmente crescerà. Perchè, al netto degli errori individuali di questo Lecce (quindi, togliamo per un momento le croci dai vari Strefezza e Touba), dei cambi modulo ‘sperimentali’ (siamo davvero sicuri che una difesa a 5 non fosse poi il miglior modo per contrastare un attacco a tre come quello visto ieri negli ultimi minuti?) e dell'ennesimo arbitraggio quantomeno rivedibile (eppure sotto l'operato dello stesso fischietto ‘monodirezionale’ ieri stavamo clamorosamente per espugnare il palcoscenico romano), sulle macerie di una ferita pesante - soprattutto per il morale e per i risvolti psicologici - resta l'analisi dei freddi numeri che oggi ci restituisce uno spaccato dai risvolti piuttosto inquietanti. E, ora, i campanelli d'allarme che si sentono, anche a distanza, cominciano a diventare davvero troppi.
Primo campanello d'allarme: la serie negativa di risultati recenti.
Nelle ultime 7 gare, il Lecce ha patito ben 5 sconfitte e ha ottenuto solo 2 pareggi. Praticamente, non vince da oltre un mese (ultimo successo quello ottenuto in casa con il Genoa: era il 22 settembre scorso, ovvero una vita fa). La media punti ottenuta in questo scorcio di campionato è assolutamente impietosa: 0,28 a partita. Davvero troppo poco. Un trend senza dubbio svilente, che deve essere, se non invertito, quantomeno stoppato prima che sia irrimediabilmente troppo compromettente.
Secondo campanello d'allarme: un trend di forma da retrocessione.
Prendendo in esame gli ultimi 5 match disputati, si può notare lo stato di forma del Lecce sia il terzultimo della lega, praticamente da zona retrocessione. Peggio dei giallorossi hanno fatto, di recente, il Verona di Marco Baroni e la Salernitana, al momento fanalino di coda. E' un'avvisaglia da non sottovalutare, soprattutto perchè - sulla carta - anche il prossimo match dei salentini (in casa contro il Milan) risulta essere proibitivo.
Terzo campanello d'allarme: i gol subiti oltre il novantesimo.
Fra la sfida di Coppa Italia persa contro il Parma e la debacle rimediata ieri all'Olimpico, il Lecce ha subito ben 4 reti dopo il 90° minuto nelle ultime due gare disputate, segno inequivocabile che il grado di attenzione e di concentrazione degli uomini di D'Aversa fronteggia dei picchi verso il basso piuttosto preoccupanti. In Campionato, sono ben 4 (su 14) i gol presi nell'ultimo quarto d'ora e le 32 conclusioni degli avversari nello stesso lasso di tempo (picco massimo della pericolosità dei contendenti dei giallorossi su tutto l'arco di un incontro) dimostrano che c'è qualcosa che deve essere gestito meglio soprattutto negli epiloghi dei match.
Quarto campanello d'allarme: gli expected gol against
Per quantità di gol subiti attesi (ovvero le reti che ci si potrebbe aspettare di prendere, valutando le azioni di gioco di una gara), il Lecce è in cima alla graduatoria, con 21,19 (quasi due ‘punti’ sopra la Salernitana). Dato tutt'altro che invidiabile, poichè dimostra quanto sia valorizzata numericamente la pressione degli avversari. E si sa che, prima o poi, se gli altri spingono verso la tua porta con forza, prima o poi il gol lo prendi. Se finora il Lecce ha mantenuto una posizione di (relativa) tranquillità, lo deve probabilmente alle parate di Wladimiro Falcone e all'imprecisione degli attaccanti avversari. Ma cosa succederà quando l'estremo difensore giallorosso finirà di vestire i panni di Superman e gli opponenti del Lecce saranno più chirurgici di adesso?
E adesso, che si fa? Sta a Roberto D'Aversa voltare pagina. Serve una scossa, soprattutto psicologica, in un gruppo di calciatori che non ce la fa a restare inerme di fronte a tutto questo (la rabbiosa disperazione di Ramadani al fischio finale di ieri ne è la prova provata) ma che ha un bisogno quasi disperato di riprendere a fare punti quanto prima. Se non altro, per non compromettere quanto di buono e positivo è stato messo in cascina fino ad adesso e per mantenere una posizione di classifica che resta, a conti fatti, ancora salvifica ma che non ha più margini di sicurezza.