Il Parlamento europeo dice no al geoblocking nel calcio: cosa cambia per gli appassionati?
Su proposta di Karen Melchior il Parlamento Europeo ha deliberato con 376 voti favorevoli sulla fine di questo ostacolo per l'informazione e l'intrattenimento sportivo
Cos’è il geoblocking e perché l’UE vuole abolirlo
Il geoblocking è quel sistema che blocca l’accesso a determinati contenuti online in base alla posizione geografica dell’utente. Questo significa che, ad esempio, un appassionato di calcio italiano non può abbonarsi a una piattaforma di streaming straniera per seguire le partite della sua squadra preferita o di altre competizioni internazionali. Il geoblocking si basa sull’indirizzo IP dei dispositivi di navigazione, che identifica la loro posizione e permette ai server online di limitare o consentire l’accesso ai contenuti.
L’obiettivo principale del geoblocking è quello di proteggere i diritti d’autore e di distribuzione, spesso diversi da paese a paese, e di rispettare le normative dei paesi in cui determinati contenuti sono vietati in base all’età o a causa della censura. Tuttavia, il geoblocking crea anche delle disparità tra i consumatori europei, che non possono usufruire della stessa offerta di contenuti online e che spesso devono pagare prezzi più alti per accedere a servizi di qualità inferiore.
Per questo motivo, l’Unione Europea ha introdotto nel 2018 un regolamento che limita il geoblocking per i servizi di e-commerce, permettendo ai consumatori di acquistare prodotti e servizi online da qualsiasi paese europeo, senza discriminazioni di prezzo o di condizioni. Tuttavia, il regolamento esclude i servizi audiovisivi, compresi quelli che trasmettono eventi sportivi in diretta, che sono forniti sulla base di licenze territoriali esclusive.
La proposta di Karen Melchior e il voto del Parlamento europeo
A distanza di cinque anni dall’introduzione del regolamento sul geoblocking, una proposta avanzata dall’eurodeputata danese Karen Melchior (Renew Europe) mira a estendere l’abolizione dello stesso anche ai contenuti audiovisivi e agli eventi sportivi in diretta. La proposta si basa sul riconoscimento dello svantaggio in cui versano i cittadini che vivono in regioni transfrontaliere, che fanno parte di minoranze linguistiche o che si trasferiscono in un altro paese europeo, dal quale non possono più avere accesso a tutta una serie di contenuti del loro paese natale.
La proposta di Karen Melchior è stata approvata dalla commissione giuridica del Parlamento europeo lo scorso 24 ottobre ed è stata votata dall'assemblea plenaria ieri. La proposta, approvata con 376 voti favorevoli, potrebbe avere un enorme impatto sulla fruizione del calcio in streaming in Europa, consentendo agli appassionati di potersi abbonare a qualsiasi piattaforma europea per seguire le partite della Serie A, della Champions League o di altre competizioni internazionali, scegliendo quella che offre abbonamenti a prezzi più convenienti o che trasmette in lingua originale.
Le reazioni del mondo del calcio e le possibili conseguenze
La proposta di abolire il geoblocking per il calcio in streaming ha suscitato reazioni contrastanti nel mondo del calcio e dei media. Da una parte, le associazioni dei consumatori e dei tifosi hanno accolto con favore l’iniziativa, sostenendo che si tratta di un passo avanti verso un mercato unico digitale e verso una maggiore libertà di scelta per gli utenti. Dall’altra parte, le federazioni calcistiche, le leghe e i detentori dei diritti televisivi hanno espresso la loro preoccupazione per le possibili ripercussioni negative sul business dello streaming del calcio e sulla sostenibilità economica delle squadre.
Secondo i critici della proposta, l’abolizione del geoblocking potrebbe infatti ridurre i ricavi derivanti dalla vendita dei diritti televisivi, che rappresentano una fonte fondamentale di finanziamento per il calcio professionistico. Inoltre, l’abolizione del geoblocking potrebbe minare il principio di solidarietà tra le squadre, che prevede la redistribuzione di una parte dei ricavi televisivi alle squadre meno ricche o ai settori giovanili. Infine, l’abolizione del geoblocking potrebbe creare delle distorsioni di concorrenza tra le piattaforme di streaming, che potrebbero offrire abbonamenti a prezzi diversi a seconda dei paesi o delle valute.
Per evitare questi scenari, i sostenitori del geoblocking propongono di mantenere il sistema attuale, basato su licenze territoriali esclusive, ma di introdurre delle eccezioni per i casi particolari, come quelli dei cittadini che vivono in regioni transfrontaliere o che si spostano temporaneamente in un altro paese europeo. In alternativa, propongono di creare delle offerte di streaming paneuropee, che consentano agli utenti di accedere a tutti i contenuti disponibili in Europa, ma a un prezzo più elevato rispetto alle offerte nazionali.