Ennesimo scivolone al Via del Mare, Lecce: è notte fonda

Prestazione impalpabile dei giallorossi in una gara da dentro o fuori: il Como domina 0-3. Ora la salvezza è appesa a un filo.
Una squadra bloccata dalla paura
Il Lecce fallisce clamorosamente l’ennesima partita decisiva, crollando in casa contro un Como già virtualmente salvo e senza reali pressioni di classifica. Doveva essere la gara dell’orgoglio, della rabbia, della fame: si è trasformata invece in una lenta e inevitabile disfatta. Il punteggio finale – 0 a 3 – è lo specchio ,purtroppo fedele, di una prestazione priva di mordente e coraggio.

Il primo tempo si era chiuso con i salentini sotto di una rete, eppure già bastava per intuire il copione: il Lecce sembrava prigioniero delle proprie paure, incapace di produrre gioco e troppo spesso statico nella costruzione, impreciso e vulnerabile sulle palle inattive. Il pubblico del Via del Mare si aspettava una reazione, ma anche nella ripresa la storia non è cambiata. Solo una mezza occasione targata N’Dri, senza seguito, senza fuoco.
Poco carattere, tanti errori
L’impressione, sempre più netta, è che questa squadra stia vivendo un’involuzione tecnico-tattica preoccupante. Il secondo gol di Goldaniga, ancora su palla da fermo, ha chiuso mentalmente la gara, mentre nel recupero Diao ha siglato il terzo, certificando l’umiliazione. Ma al di là del risultato, ciò che allarma è l’atteggiamento: apatico, quasi rassegnato, sbagliatissimo per chi ha tutto da perdere.
Ora la classifica fa paura davvero: con 26 punti e Venezia ed Empoli dietro solo di due lunghezze (e con uno scontro diretto in programma domani), il Lecce rischia seriamente di scivolare nelle sabbie mobili della zona retrocessione. E con cinque giornate alla fine, il margine d’errore è praticamente azzerato.
Un progetto tecnico da ritrovare
Se oggi il Lecce si trova a lottare fino all’ultimo per la salvezza, è anche perché il percorso iniziato in estate non ha portato i frutti sperati. Il mercato estivo, pur con l’intenzione di mantenere l’equilibrio economico e dare continuità a un progetto, non è riuscito ad alzare il livello qualitativo della rosa. Alcuni innesti non si sono integrati come ci si augurava, mentre in altri ruoli – come sulle corsie laterali – è mancato quel tipo di profilo capace di fare la differenza, sia in fase difensiva che offensiva.
La partenza di Dorgu, uno dei giovani più promettenti, ha lasciato un vuoto importante. Non tanto solo per le sue doti tecniche, quanto per l’energia e la personalità che sapeva dare alla squadra. Un vuoto che, purtroppo, non è stato colmato in modo efficace.

Anche la sessione invernale, che avrebbe potuto rappresentare un momento chiave per correggere la rotta, non ha inciso come si sperava. Sono mancati quei rinforzi capaci di portare esperienza, qualità e leadership in un momento della stagione dove serve lucidità e sangue freddo.
Il momento è delicato, forse il più difficile degli ultimi anni, ma non è ancora scritto come finirà questa storia. Il Lecce ha cinque partite per rialzarsi, per dimostrare di essere squadra, di avere orgoglio, cuore e identità. La salvezza è ancora possibile. E finché ci sarà anche solo una possibilità, questo Lecce dovrà provarci con tutto sé stesso. Fino all’ultimo respiro.