Pablito punisce, il Lecce resuscita in venti minuti. Ma i primi 70' dov'era?
Paura, paura di sbagliare, il Lecce non ha più la spensieratezza e la voglia di stupire divertendosi. Alcuni giocatori sono come bloccati, spesso in ritardo in fase difensiva, mentre sono timidi in quella offensiva. Lo spirito di andare, di osare, di pressare, di fare male, non c'è più.
A cosa sia dovuta questa involuzione che non si è vista solo contro il forte Empoli, ma anche contro la Reggina sabato scorso, non è dato sapere.
Il Lecce non c'è, o meglio c'è quando si libera dalle paure, quando non ha più nulla da perdere, diversamente è composto da soldatini che fanno il compitino, spesso male. E' come se alcuni si aspettassero un voto alla prestazione, ma non dai giornalisti.
La riprova sta proprio negli ultimi 20 minuti, quando Mancosu inizia a giocare, ad esempio, non c'è squadra avversaria che riesca a limitarlo in questa categoria. Gli altri si scrollano di dosso la tensione, si sciolgono ed iniziano a fare quello che gli riesce meglio e lo abbiamo visto in tante altre partite. Giocare a pallone.
Eugenio Corini l'aveva detto nella conferenza pre-gara “vorrei che i ragazzi mettessero in campo quello che mi hanno fatto vedere in allenamento”. E' stato accontentato nell'ultima parte della partita, fino a che l'arbitro non ha fischiato la fine ha incitato i suoi ragazzi dalla panchina, la voleva vincere il buon “genio”, dev'essere contento di averla recuperata.
La formazione era pressochè costretta, il Lecce disponeva del solo Stepinski davanti (Rodriguez aveva recuperato in extremis e avrebbe giocato solo in caso di necessità, come lui Listkowski) con Coda squalificato e gli altri due vittime di mal di pancia. Ha scelto per un sistema di gioco diverso con Henderson e Mancosu dietro al polacco, mentre a centrocampo insieme a Tachtsidis ha fatto l'esordio Nikolov a destra, con Majer a sinistra. In difesa Pisacane ha sostituito Meccariello. Una formazione che sulla carta dava alcune garanzie per compattezza, era invece un'incognita nella fase offensiva.
Il Lecce ha giocato settanta minuti a rincorrere, senza tirare in porta e senza battere un calcio d'angolo, forse soltanto uno. Mancosu era avulso dalla manovra con la squadra che si incaponiva a giocare a destra mentre lui era a sinistra; Nikolov entrato con grande grinta è stato “spento” dopo cinque minuti dal direttore di gara con un cartellino giallo abbastanza frettoloso; Henderson era un pesce fuor d'acqua, adattato in una posizione non sua, non è mai entrato in partita, mentre su Majer è meglio stendere un velo pietoso. Non c'è traccia di quel calciatore esuberante, tatticamente prezioso, che i tifosi del Lecce conoscono bene.
Il contraccolpo psicologico di aver preso il secondo gol ad inizio ripresa è stato tremendo, nonostante le sostituzioni volute da Corini la squadra non riusciva a giocare. Poi, per incanto, capitan Mancosu, tipo la bella addormentata nel bosco, si è svegliato ha iniziato a svariare dietro a Rodriguez ed a Stepinski, a svariare su tutto il fronte offensivo tra le linee e la difesa dell'Empoli non l'ha visto più. Gol ed assist per “Pablito”, più una serie di giocate nello stretto che hanno risvegliato tutta la squadra. Listkowski ha iniziato a duettare, Hjumand entrato in sostituzione di Tachtsidis ha dato geometrie e punti di riferimento (la prossima la giocherà da titolare vista la squalifica del greco), il giovane Gallo, di cui tanto bene si parla, ha dimostrato di non essere inferiore ai titolari, mentre Rodriguez ha “punito”. Due palle ha avuto in area il giovane talento spagnolo, la prima di testa l'ha spedita alta, la seconda di destro l'ha messa dentro.
Il Lecce ha continuato ad attaccare fino al triplice fischio ed i ragazzi così come devono essere contenti di aver recuperato la partita, erano allo stesso tempo arrabbiati per non averla ribaltata completamente.
Due a due, un pareggio che lascia inalterata la distanza tra l'Empoli ed il Lecce, in una giornata che per i giallorossi poteva essere devastante. Quando ci si presenta al cospetto della capolista con il reparto offensivo ridotto all'osso, non è facile vincere la partita; il pareggio per come è arrivato è oro colato se sommato ai tre punti di Reggio Calabria. Corini ora avrà un'altra settimana di lavoro per consentire ai nuovi arrivi di ambientarsi meglio e preparare, stavolta con almeno tre punte a disposizione, la delicata trasferta di Pordenone.
Il Lecce è ancora lì, agganciato alle prime ma per dire la sua fino in fondo ha bisogno di ritrovarsi, cercare gli equilibri, ritornare alla voglia di mangiarsi il campo.
Manca un intero girone, si può fare.
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