De Picciotto: "Ecco il mio piano per il Lecce"
L'AZIONISTA
René De Picciotto è intervenuto nel corso della conferenza stampa dei soci presso il Palazzo BN. Queste le sue parole.
“Sono contento di parlare al Palazzo BN, è un simbolo dell’attaccamento che ho per Lecce. Liguori mi ha portato nel calcio a Lecce, ho conosciuto la realtà del palazzo BN e siamo riusciti a rimetterla apposto in poco tempo. Non mi sono occupato direttamente della gestione società, perché lo fanno già i soci e non ho competenze specifiche. Seguo il calcio, anche a livello internazionale. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno fatto uno sforzo importante quest’anno. Quest’anno è stato difficile, per il covid e la mancanza di ricavi. Abbiamo visto passare un treno di 40 milioni assieme ai soci. Non è questione di arricchirsi, nelle società di calcio gli azionisti non prendono soldi, è l’antinomia totale del sistema capitalista. I tempi sono cambiati e il mondo è cambiato. Non ci sono più mecenati con tanti soldi buttati e una percentuale di ego molto alta. Il Lecce ha avuto una grande tradizione nel calcio, ha un grande numero di abbonamenti. Io sono arrivato qui 15 anni fa, negli ultimi 3 anni sono residente in Italia e ho investito molto in Puglia. Lecce è stata la città che mi ha accolto meglio. Altrove ho investito di più ma non sono stato accolto bene. Non sono un tifoso di primo livello, che ha l’amore per la maglia e poche altre cose nella vita, io ho tante cose nella mia vita e sono tifoso, ma sono tifoso ragionevole. Tutti i soci hanno un patrimonio che non possono buttare al vento. L’impegno che possiamo dare deve essere ragionevole, non può essere illimitato. Alle nostre spalle non ci sono banche grosse. Negli ultimi tempi i debiti sono aumentati, bisogna essere più rigorosi. Ai rigori sbagliati sul campo dobbiamo rimediare con rigore societario e non abbiamo scelta se non vogliamo precipitare. La gente oggi non si può aspettare atteggiamenti del passato, dove si buttavano i milioni. I tempi sono cambiati. È più facile guadagnare un milione a New York che 100 lire in Puglia. Non vuol dire che non ci sono opportunità. Siamo stati fortunati in tre anni ad andare dalla C alla A. Nelle vittorie e nelle sconfitte non c’è mai un solo responsabile. Sono un socio leale, normalmente nelle mie società sono socio di maggioranza, ho circa 60 società, la maggior parte in utile, tranne il Lecce. Oggi siamo costretti a fare sforzi sui giovani, è stato fatto un bellissimo lavoro sul settore giovanile. Dobbiamo crescere i talenti. Io non ho tanto tempo ma non ho tanta fretta. Io sono di una cultura diversa rispetto agli altri soci. Non si può avere mancanza di pugno a livello di direzione, non può mancare la certificazione dei bilanci, non possono mancare delle procedure standard nelle società. Tutti dicono che il calcio è speciale e deve essere gestito in maniera speciale. Sono assolutamente contrario. Le regole di gestione sono identiche dappertutto, pensare che il cuore, la maglia e il sogno possano sostituire i conti non è così. Churchill diceva che gli italiani perdevano le guerre come una partita di calcio e perdevano le partite di calcio come una guerra. Non è un concetto sbagliato. Nell’ultima parte della stagione ci è mancata la grinta, gliel’ho detto anche a Corini prima di salutarlo. Nei paesi anglosassoni mai si sarebbero perse alcune partite per mancanza di grinta con quattro punti di vantaggio sulla terza”.
“Io non ho bisogno di essere presente in città per fare le cose, ho investimenti dappertutto nel mondo e li gestisco anche a distanza. A Lecce ci vogliono una disciplina e una visione diversa a livello di organizzazione societaria. Dal primo momento ho sempre detto che bisogna essere più attenti sulla certificazione dei conti e le procedure. Avevo una piccola quota ed era solo un consiglio. Adesso ho una quota più grossa e i tempi sono difficili, ma l’esigenza è la stessa. Definiremo un modus operandi con il resto dei soci. Mi interessa che la società faccia una svolta a livello di governance. Il presidente ha fatto un lavoro fantastico, che va oltre quello del presidente. Bisogna aggiornare il modello calcio al modello economico odierno”.