Condizione, svirgolata, nebbia e Manganiello. Altro pari ma il gruppo c'è!
L’EDITORIALE
La premessa è che il Lecce vive uno stato di forma fisico/atletico non proprio all'apice, ma nonostante tutto nelle ultime partite, soprattutto stasera contro l'Alessandria ma anche a Como, poteva vincere negli ultimi minuti e contrariamente alle squadre affrontate ha finito in crescendo ed all'attacco. La nota positiva è rappresentata dalla forza mentale del gruppo che sempre nelle ultime tre partite ha dovuto recuperare episodi davvero sfortunati: prima un rigore (a Como), poi un autogol (con il Benevento) e oggi una “svirgolata” che ha rimesso in gioco tre giocatori avversari oltre la linea difensiva.
Il Lecce ha provato a fare la partita anche contro i “grigi” ma c'è da dire che al Giuseppe Moccagatta hanno perso punti praticamente tutte le più forti di questo campionato, anche se non tutte hanno avuto la “fortuna” di avere Manganiello come arbitro.
Riflettendoci bene, quando il periodo non è dei migliori, non basta lottare contro gli stati di forma non eccellenti e gli avversari, bisogna farlo anche contro il direttore di gara.
Il gioco dell'Alessandria per contrastare il Lecce è stato: interventi da giallo a ripetizione, trattenute di maglia e falli tattici. Alla fine del primo tempo la conta dei cartellini gialli era la seguente: uno per gli uomini di Longo, due per i giallorossi; con una differenza e cioè che il Lecce aveva commesso solo tre falli, l'Alessandria una ventina.
Perchè diciamo questo? Perchè se il direttore di gara consente un determinato atteggiamento fatto di scorrettezze a ripetizione che ti impediscono di imbastire la manovra, la colpa da un lato è tua perchè dovresti cercare di trovare una soluzione, ma dall'altro è anche sua che permette questo atteggiamento in maniera unilaterale.
Il pareggio, tutto sommato e vista la premessa, può anche andare bene ai giallorossi, perchè permette di non “cadere” e di rimanere agganciati alle posizioni di vertice, pur perdendo la vetta a favore della Cremonese.
Baroni sceglie un undici quasi “costretto”: ripropone Calabresi accanto a Lucioni, Gallo e Gendrey sulle fasce; a centrocampo nuovamente Gargiulo, con Hjulmand che torna in cabina di regia ed Helgason preferito a Majer; ritroviamo Di Mariano che ha bisogno di ritrovare passo e condizione alto a sinistra, Coda perno centrale ed uno stanco Listkowski sulla destra al posto dello squalificato Strefezza. Il Lecce combatte in tutti i duelli individuali, vinti e persi, ma fa la partita mentre l'Alessandria si concentra su una fase difensiva piena di densità e maniere forti, affidandosi al contropiede. I padroni di casa vanno in vantaggio a causa di un'altra giocata sfortunata compiuta da Calabresi e si ritraggono ancora di più. Baroni fa di tutto per recuperare il risultato, inserisce Ragusa e Rodriguez, poi Blin e Barreca, sposta sulla fascia Calabresi arretrando Gendrey con l'intenzione spingere maggiormente e grazie ad uno splendido gol di Massimo Coda raggiunge il pareggio. Lo stesso attaccante ad una manciata di secondi dalla fine del recupero si vede respinto da Pisseri una botta di sinistro terrificante destinata in porta. Si è sbloccato il bomber giallorosso e questa è un'ottima notizia, ma continua ad essere in credito con gli episodi, soprattutto se pensiamo al palo colpito a Como su rigore che avrebbe significato prendere tre punti d'oro.
La gara finisce in pareggio, ancora una volta il risultato per come è arrivato lascia l'amaro in bocca ma il Lecce per riuscire a mantenere le posizioni nobili della classifica deve per prima cosa ritrovare la migliore condizione che è determinante per il dispendioso gioco proposto, poi un po' di fortuna che fa sempre bene e deve anche avere fiducia: non tutte le partite verranno arbitrate da Manganiello.