Patrimonializzazione? Missione compiuta: ora il Lecce è una miniera d’oro
TESORETTO
La patrimonializzazione del club è stato il concetto posto alla base del progetto triennale varato in casa Lecce con l’arrivo, nell’estate del 2020, del direttore generale dell’area tecnica Pantaleo Corvino.
Un anno e mezzo e quattro sessioni di calciomercato dopo, i numeri danno ragione al Lecce. Il club salentino può sorridere per i risultati sul campo (il primo posto in classifica parla chiaro) ma anche per lo straordinario aumento di valore avuto dal club dal luglio del 2020 fino ad oggi.
In termini generali, il principale asset di una società di calcio sono i calciatori. Questi ultimi sono suscettibili di due valutazioni, una di tipo tecnico, attinente alle prestazioni sul campo, e una di tipo economico, strettamente dipendente dalle prestazioni sul terreno di gioco. Patrimonializzare, pertanto, significa immettere nel club giocatori a costi di cartellino e ingaggio contenuti, con l’auspicio che il potenziale diventi qualità a tutti gli effetti, in modo da poter beneficiare da un lato dei risultati sul campo e dall’altro dell’aumento di valore (economicamente parlando) del calciatore.
Facile a dirsi, difficile a farsi. Eppure il Lecce ci è riuscito, grazie agli investimenti oculati del board societario - composto dal presidente Saverio Sticchi Damiani e dai soci - e alle idee e la capacità di scovare il talento in lidi ignoti ai più di Pantaleo Corvino e, nelle ultime due sessioni di mercato, di Stefano Trinchera.
La rosa del Lecce è attualmente composta da 26 calciatori, tutti legati alla società giallorossa da contratti pluriennali, ad eccezione di Gabriel (in scadenza a giugno) e dei nuovi arrivati Ragusa e Asencio (entrambi con un contratto fino a giugno con opzione di rinnovo).
La quasi totalità degli elementi della rosa sono di proprietà del Lecce, ben 23 su 26: fanno eccezione i prestiti secchi di Plizzari e Barreca e il prestito con opzione di Faragò. La politica dei calciatori di proprietà è decisamente ambiziosa e, soprattutto nel breve periodo, tendenzialmente dispendiosa, ma nel lungo periodo i risultati possono premiare. E nel caso del Lecce si sta realizzando lo scenario migliore auspicabile.
La società salentina vanta calciatori che hanno visto in poco tempo aumentare il proprio valore di mercato di ben oltre il 500% o 600% rispetto al prezzo d’acquisto. Rendimenti impressionanti – per usare termini cari al mondo dei mercati finanziari - che hanno il retrogusto della scommessa vincente. Un esempio? Hjulmand, Gendrey e Strefezza, tre dei grandi protagonisti di questo campionato, sono arrivati nel Salento per una cifra complessiva vicina agli 800 mila euro. L’esborso più sostanzioso è stato quello per ingaggiare Strefezza, il cui cartellino è costato 550 mila euro la scorsa estate.
Ebbene, in pochi mesi quell’investimento di 800 mila euro ha garantito al Lecce risorse tecniche efficaci nell’immediato e risorse economiche dal punto di vista patrimoniale, considerando il valore dei calciatori schizzato alle stelle dopo le loro eccellenti performance sul campo.
Una politica di questo tipo funziona, per forza di cose, soprattutto con i più giovani. Non a caso, dei tre nominati in precedenza, il più “anziano” – per così dire – è Strefezza, che non ha ancora compiuto 25 anni. Il discorso va poi allargato agli altri elementi della rosa, arrivati nel Salento a condizioni economiche vantaggiose per la società giallorossa, che hanno visto nei mesi lievitare il loro valore di mercato. Basti pensare a Rodriguez, Calabresi, Gallo, ma anche a Bjorkengren e Listkowski, in attesa di valutare sul campo Asencio, anche lui arrivato a zero con notevoli margini di crescita.
Infine, guai a dimenticarsi di alcuni gioiellini della Primavera. Gonzalez, fra i migliori per rendimento nella squadra di Grieco, è giunto nel Salento a parametro zero dopo una trafila nella cantera del Barcellona. Su Vulturar, invece, la società ha investito con convinzione più di un anno fa, ma oggi può godersi uno dei 2004 più promettenti dell’intero campionato Primavera.
A Lecce, insomma, si è costruito e si sta continuando a costruire tanto: con queste basi, si può guardare con fiducia all’orizzonte futuro.