L'avventura di
Liverani in
Serie A è
terminata nuovamente, ma questa volta è durata meno di metà stagione. Dopo
quattro sconfitte e tre pareggi tra dicembre e gennaio, la dirigenza del Parma ha deciso di voltare pagina, sollevando il tecnico dall'incarico in prima squadra. E' il suo
secondo esonero in pochi mesi: lo scorso agosto il Lecce aveva preso la stessa decisione.
La
società giallorossa,
riconoscente verso Liverani per il lavoro svolto nelle stagioni precedenti,
lo aveva confermato nonostante la retrocessione, ma fu proprio l'allenatore romano con il suo
"mal di pancia da Serie A" a costringere i salentini a chiudere i rapporti.
I due percorsi, seppur con il
medesimo epilogo, hanno avuto
strade differenti.
Intraprendenza e
sfacciataggine, due caratteristiche che con i loro pro e contro appartenevano al
Lecce 19/20, non si sono viste infatti quest'anno nel suo
Parma.
Ne è venuta fuori una
squadra senza identità che ha ottenuto appena
12 punti,
incassando tanto (31 gol) e
producendo poco (13 reti, meno di una a partita).
I
crociati, seppur impostati sulla stessa visione di gioco dei giallorossi, si sono rilevati i
fantasmi di quest'ultimi, che dopo 16 apparizioni in massima serie avevano sì subito lo stesso numero di gol, ma ne avevano messi a segno 7 in più, ottenendo 15 punti.
Risultato peggiore aggravato dalle aspettative: il Parma, a differenza del Lecce, non solo doveva salvarsi, ma aveva l'obbligo di
convincere, ponendo le basi per l'inizio di un nuovo ciclo con vista europa nel giro di qualche anno.
E questa volta dalla parte di Liverani non ci poteva essere nessuno.
Nella scorsa annata infatti, la
tifoseria leccese, non dimenticando il passato,
non aveva mai voltato le spalle al suo tecnico, dimostrando comprensione anche nei momenti difficili, come il traumatico ritorno in campo dopo lo stop di Marzo.
Paradossale chiedere lo stesso ai supporters del
Parma, un club ambizioso e
abituato a prestazioni lontane anni luce da quelle viste in questo campionato.