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Ad un certo punto della sua carriera, Marco Giampaolo sembrava essere arrivato ad un punto di svolta. La chiamata del Milan, il riconoscimento delle sue idee tattiche a livello nazionale e quell’appellativo di “Maestro” che Arrigo Sacchi, non esattamente l'ultimo arrivato, aveva deciso di affibbiargli per spiegare le sue qualità.

Quanto dura la felicità? 

Tutto, però, è durato troppo poco. 110 giorni in totale. Il tempo di perdere 4 partite su 7, di ricevere critiche ed insulti e di essere esonerato nonostante una vittoria, storia inusuale nel calcio italiano, da sempre condizionato più dai risultati che dalle prestazioni. 

Curiosità: dopo avrebbe affrontato il Lecce di Fabio Liverani che in quella partita ha poi pareggiato 2 a 2 contro il primo Milan di Pioli, grazie alla botta da fuori di Calderoni. 

Ricostruzione totale 

Giampaolo ha dovuto ricostruire tutto. Le sue certezze e la sua reputazione. Lo ha fatto mentre i social si prendevano gioco di lui, scherzavano con il suo soprannome e con le sue espressioni in panchina. A volte lo facevano in modo simpatico, altre in maniera quasi offensiva. Intanto, sono arrivate altre esperienze, alcune sono andate bene ed altre non come avrebbe dovuto ma questo fa parte del gioco.

Poi Lecce. Una voglia matta di rinascita, di rivincita, di salvezza. Qualche giorno fa, in un’intervista, ha dichiarato di vivere giorno e notte per la permanenza in A dei giallorossi e noi gli crediamo. Gli crediamo perché sappiamo che è un instancabile lavoratore in allenamento e perché vediamo la voglia che ci mette durante la partita, una grinta che prova a trasmettere anche ai suoi giocatori, ai quali chiede di giocare con coraggio e senza paura. Esattamente come lui ha affrontato le avventure che la vita gli ha posto davanti.

marco giampaolo

Lecce chiede salvezza 

Adesso il Milan. In un periodo negativo per i rossoneri e poco brillante per il suo Lecce. Non sappiamo se abbia più voglia di riscatto nei confronti di un club che lo ha scaricato troppo presto, rendendolo capro espiatorio di una situazione molto più complicata, o se il pensiero in questa settimana sarà rivolto solo alla sua squadra e ad un modo per permetterle di fare gol e magari conquistare punti preziosi per la salvezza. Certo, sceso in campo non potrà fare a meno di ripensare ai 110 giorni vissuti dall’altra parte, a quel treno preso solo parzialmente, a quell’occasione scivolata via troppo frettolosamente. 

Però, lo sa anche lui che la salvezza qui potrebbe ridare slancio alla sua carriera e rappresentare una sorta di rivincita nei confronti di tutti quelli che negli ultimi anni lo hanno deriso. 11 partite possono essere tante o poche ma il Lecce deve cambiare passo in fretta per raggiungere il proprio obiettivo.

Salvarsi significherebbe scrivere la storia. Giampaolo si ritroverebbe a farlo un po' per caso, da subentrante, da allenatore scomparso dai radar che torna in campo e compie un’impresa. Lui è entrato nel cuore dei tifosi del Lecce perchè incarna un pò lo spirito di questa squadra. Ha la faccia di chi ha vinto poco ma rosica parecchio quando perde. Ha il sorrisino beffardo dopo le sconfitte e quello smagliante che copre il suo volto dopo i successi. Ha un obiettivo grande, difficile, stimolante: salvare il Lecce e dimostrare che il “Maestro” è tornato. Tornato veramente. 

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