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Durante l'odierna puntata di PL NIght Show è intervenuto lo storico capitano del Lecce Guillermo Giacomazzi. L'ex centrocampista uruguaiano ed ex allenatore in seconda della Roma di Daniele De Rossi ha parlato del momento dei giallorossi e del match contro la Juventus. Queste le sue parole:

Sulla contestazione

Il tifoso fa il tifoso. Quando non vinci una partita, anche se domenica meritavi di vincere, e stai vivendo un momento negativo, il tifoso è normale che manifesta il suo disappunto, ma questo perché a fine partita la gente ragiona soprattutto di pancia.  Se poi invece si va ad analizzare la partita, il Lecce è stato anche sfortunato, perché ha preso un palo e anche il gol del Venezia è stato casuale. 

Quando ho giocato a Lecce, tante volte è accaduto che nonostante la sconfitta i tifosi ci hanno applaudito, sia in casa che in trasferta. La contestazione domenica è arrivata perché il momento non è positivo, il calendario è complicato e ci si aspettava una vittoria. E’ normale che il tifoso fischi dopo la partita, l'importante è che non lo faccia durante. I giocatori ora devono avere quella personalità per mettersi alle spalle i fischi e andare avanti: purtroppo in questo momento le cose non stanno andando bene, ma una squadra che si deve salvare in Serie A deve riuscire a gestire questi momenti. 

Quest’anno in Uruguay il Penarol sta andando male, e i tifosi giustamente li stanno contestando, nonostante l'anno scorso hanno vinto il campionato. Quando sono venuto da allenatore con la Roma mi sono accorto che i 25-30mila tifosi del Lecce si sentono e diventano veramente il dodicesimo uomo in campo. Sono convinto che il Lecce uscirà da questo momento e che alla fine si salverà.

 

Sul match di sabato

Le partite vanno giocate sempre. Perchè un episodio può cambiare tutto: nella partita d'andata contro il Venezia, i lagunari hanno sbagliato 6-7 gol e noi abbiamo vinto. Ma il calcio è così, non bisogna mai mollare, ma il Lecce lo ha sempre dimostrato in tutto il campionato, anche se non ha un gran bel gioco. 

A volte poi le partite si perdono per errori o per la bravura degli avversari, però l’importante è essere sempre in partita, a prescindere da chi hai di fronte. Anche a Torino, che sulla carta la partita è difficile, te la devi andare a giocare pensando mettendo in campo tutti i dettagli su cui hai lavorato in settimana.


 

Cosa è cambiato rispetto a dieci anni fa
 

Rispetto a quando giocavo io in Serie A il calcio ora è più dinamico, ma mi piace definirlo diverso, non meno qualitativo. Quello che ho visto nell’ultimo decennio è un calcio con tantissima intensità, e i giocatori che riescono a unire quantità e qualità diventa un top.


 

Un ricordo su Juve Lecce 3-4
 

Fu una partita che si mise bene con un episodio. Poi devi trovare un avversario sottotono e noi, che ormai eravamo abituati a giocare in difesa e contropiede, avevamo trovato la partita ideale per poter fare risultato. Adesso ne parlo così, ma ovviamente vincere a Torino è sempre una bella impresa. 

Quando vai in vantaggio in quel tipo di partite, soprattutto in trasferta, diventa tutto più semplice. Se devo dirla tutta, in quella partita il mister non fece nulla di particolare. 

 

Che giocatore era Konan

 

Quella domenica avevamo anche un Konan era in gran giornata. Lui era un ragazzo molto introverso sia in campo che fuori, ma quando partiva palla al piede non lo fermavi. Era un compagno fin troppo buono, e a volte si arrabbiava pretendeva lo stesso rispetto.

Il rapporto con De Rossi
 

Fino a prova contraria siamo ancora amici. Settimana prossima ci rivedremo dopo un po’ di settimane, perchè io sono stato in Uruguay: siamo ancora nello stesso staff e speriamo di trovare una nuova opportunità perché ci manca tantissimo allenare una squadra. In questi mesi ci siamo trovati in giro per l’Europa per vedere nuovi giocatori e imparare nuovi modi di giocare.


 

Differenze tra allenatore e giocatore
 

Chi è allenatore non smette mai di pensare al campo. Devi concentrarti su come far giocare la squadra, su come giocano gli avversari, ma poi capisci che alla fine in campo vanno i giocatori: io posso dare una mano sui piccoli dettagli a qualche giocatore. Ho lavorato a Roma con giocatori molto forti e il mio lavoro era appunto dare qualche piccolo consiglio tecnico e tattico ai vari giocatori. Mi manca fare l’allenatore, perché quando crei un gruppo di lavoro così coeso è difficile staccare.

 

La lotta salvezza
 

Cagliari e Verona hanno la possibilità di gestire maggiormente le energie nervose. I primi 30 minuti di Lecce-Venezia, ad esempio, sono stati molto nervosi perché si vedeva che c’era molto in palio e negli scontri diretti capiterà sempre così. Avere 3-4 punti in più ti permette di gestire più tranquillamente la situazione, ma devi comunque arrivare a 33-34 punti per salvarti.


 

Su Giampaolo
 

Giampaolo ha provato a dare un'impronta diversa perchè vede il calcio in maniera diversa. Ma per vincere ti devi adattare alle caratteristiche della squadra: le prime settimane ha fatto così e i risultati sono arrivati. A lui piace più dominare il gioco e ripartire dal basso, ma non lo fa per far vedere che è bravo, ma perché vuole portare quanti più uomini in zona offensiva. Poi il calcio è situazionale e dipende da quello che i calciatori vedono in campo: Giampaolo vuole dominare, a volte anche rischiando, ma in tanti casi il Lecce è riuscito anche a segnare. A prescindere da tutto, Giampaolo ha portato a Lecce un tipo di calcio diverso e lo ha fatto da tutte le parti, soprattutto nella Sampdoria. Sono convinto che è molto bravo a tirare il meglio da ognuno dei calciatori e farà di tutto per salvare questa squadra.


 

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