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Dal 4-3-3 al 4-3-1-2: Eugenio Corini ha trovato la quadra e il suo Lecce ha iniziato a correre. Dalla partita contro la Cremonese, alla quarta giornata di campionato, nella quale è stato varato lo schema a due punte, la squadra giallorossa ha inanellato due pareggi e due vittorie, per un totale di otto punti in quattro partite, una media di due punti a partita che rappresenta la soglia lungo la quale attestarsi per ambire ad un campionato di vertice. Risultati arrivati contro formazioni attualmente non di primissimo livello, ma guai a considerare questo aspetto come una circostanza tale da sminuire le vittorie ottenute e il gioco proposto. Il Pescara, ad esempio, dopo essere stato abbattuto per 3-1 al Via del Mare, è stato capace a sua volta di vincere per 3-1 sul Cittadella, una delle squadre più in forma di questo inizio di campionato. La Virtus Entella è stata liquidata dai salentini con un netto 1-5, ma la stessa Virtus Entella, poche settimane prima, era riuscita a fermare sul pari squadre come la Reggina, il Brescia e il Frosinone. In serie B non bisogna dare nulla per scontato e tutti i punti, a prescindere dalla caratura dell’avversario di turno, sono punti pesanti. Ma al di là dei risultati, il Lecce di Corini ha dato l’impressione di essere una squadra capace di “imparare” dalle partite. Di settimana in settimana, la squadra giallorossa è sembrata essere continuativamente più forte rispetto alla partita precedente. Contro la Cremonese un approccio troppo soft ha permesso ai grigiorossi di acquisire un doppio vantaggio, rimontato poi nel secondo tempo. Contro il Cosenza, invece, il Lecce ha avuto un approccio deciso, confezionando numerose palle gol nel primo tempo, salvo poi uscire dal San Vito-Marulla con un pari, non essendo riuscito a concretizzare la enorme mole di gioco. Cosa che, invece, è avvenuta con il Pescara, schiantato per 3-1, non senza qualche momento di sofferenza. Momenti difficili che sono serviti per forgiare le consapevolezze di una squadra che poi, contro la Virtus Entella, ha messo in mostra una prestazione a dir poco autoritaria, da formazione di primo livello. La cinquina rifilata ne è la dimostrazione. Ma quali sono le chiavi del 4-3-1-2 di Corini? In primis, gli interpreti. In difesa, lungo l’out di destra, è evidente la crescita di Adjapong. Non un semplice terzino di spinta, ma all’occorrenza un prezioso elemento anche in fase di costruzione. Salendo sulla fascia, infatti, costituisce un appoggio costante alla manovra, mentre con i suoi inserimenti in velocità è in grado di sparigliare le carte nella difesa avversaria. Se riuscirà a diventare anche più incisivo negli ultimi metri allora potrà essere in grado di fare la differenza anche in termini realizzativi, nella capacità di creare situazioni pericolose. In mezzo al campo, Tachtsidis si è preso le chiavi del gioco, dimostrando di essere un lusso per la serie B. Nella serie cadetta, a differenza di quanto avviene in serie A, le squadre avversarie in fase di non possesso preferiscono indietreggiare e lasciare spazio al regista, piuttosto che schermarlo e aggredirlo alto. Il greco in questi spazi ci va a nozze, perché ha il tempo di alzare la testa e servire i compagni, saltando le linee di pressing con le verticalizzazioni, la sua specialità. Al di là delle ottime prestazioni di Tachtsidis e anche di Henderson, la vera scoperta, o meglio invenzione, di Corini in mezzo al campo è Paganini nel ruolo di mezzala. L’ex Frosinone ha ormai scavalcato, infatti, lo sloveno Majer, per una maglia da titolare in quella zona del campo. Paganini è un giocatore dotato di buona tecnica individuale, ma soprattutto è un elemento molto intelligente dal punto di vista tattico: sa dove posizionarsi per chiudere le linee di passaggio in fase di non possesso e sa come inserirsi per far male fra le maglie della difesa avversaria. D’altronde, l’ex Frosinone nasce come esterno e offendere è la sua naturale propensione. Considerando che il Lecce, da top club della serie B qual è, sarà chiamato ad affrontare in decisa proiezione offensiva almeno l’80% delle sfide di questo campionato, poter contare su un giocatore prettamente offensivo che è capace al tempo stesso di fare il lavoro sporco della mezzala può essere una chiave di volta della stagione. Allo stesso modo in cui non fa più a meno di Mancosu alle spalle di Coda e Stepinski. Che il sardo, in serie B, sia un fuoriclasse assoluto nel ruolo di trequartista non è una novità. Il capitano giallorosso ha la capacità di portare palla ad alte frequenze aggredendo lo spazio dinanzi a sé, diventando letteralmente devastante. La vera novità però, dopo le prime uscite di campionato, è l’attacco pesante composto da Coda e Stepinski. Non è facile schierare due prime punte di peso e garantire al tempo stesso un equilibrio alla squadra, ma Corini ci sta riuscendo. Grazie, soprattutto, al sacrificio dei due avanti, sempre generosi nel loro pressing alto, che porta molti benefici alla squadra, poiché costringe gli avversari a forzare le giocate in uscita, per svincolarsi dalla morsa della pressione, perdendo conseguentemente il pallone. In fase offensiva, invece, i due stanno imparando a giocare di reparto con i classici movimenti dell’attacco a due punte, laddove una aggredisce la profondità mentre l’altra viene incontro a ricamare il gioco. La loro vena realizzativa, sette reti in due fino ad ora, non è una novità: Coda e Stepinski sono due giocatori che, se messi nelle condizioni di segnare, lo faranno a profusione. Per il resto, come Corini ha rimarcato a più riprese nelle conferenze stampa delle scorse settimane, il Lecce è una squadra che ha iniziato il campionato con una struttura di base ben definita e che adesso sta cominciando a lavorare di fino sui dettagli, sulle sovra-strutture. In fase offensiva, ad esempio, sta migliorando dal punto di vista della realizzazione e della presenza numerica sul fronte d’attacco. Il Lecce è una squadra che crea molto perché è in grado di portare tanti uomini in area, non solo i due centravanti puri, ma anche le due mezzali, con spiccate doti offensive. In fase di non possesso, invece, i giallorossi stanno prendendo le misure. Nelle prime uscite, uno dei problemi principali era la distanza fra i reparti, che apparivano troppo sfilacciati laddove la squadra andava a pressare alto l’avversario. Il risultato era che a quest’ultimo bastava superare la prima linea di pressing per affondare nelle praterie. Nelle ultime partite, invece, attacco, centrocampo e difesa hanno imparato a muoversi al meglio in avanti mantenendo bene le distanze fra i reparti. Questo grazie anche ad una condizione fisica di squadra in crescita, che permette ai giocatori di esprimersi con la costante intensità richiesta da Corini. È solo l’inizio e ancora il campionato ha molto da dire, ma quello che è evidente è che il Lecce ha tracciato un percorso di calcio ben preciso: i risultati facilitano, chiaramente, il processo di crescita di una squadra che ha idee e che è motivata a metterle in atto di partita in partita.
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