Napoli-Lecce: il derby del Sud tra obiettivi e “questione meridionale”
Le due società rappresenteranno le uniche due compagini meridionali nella prossima Serie A
La questione meridionale
Il fatto che il prossimo anno, in un campionato composto da 20 squadre, solo due provengano dal Sud Italia dovrebbe far riflettere. Innanzitutto, dovrebbe riempire d’orgoglio i tifosi delle squadre rappresentanti questo territorio. Se ci guardiamo intorno, infatti, vediamo soltanto deserto dal punto di vista calcistico.
Piazze calorose che lottano per tornare in cadetteria e vedono la A come una vera e propria utopia, e società blasonate che, nonostante l’impegno e gli investimenti delle loro proprietà, non riescono a risalire la china. Nel Sud del Bel Paese fare calcio è più difficile e lo dimostra proprio il dato relativo alle compagini partecipanti alle prime due serie nazionali: molte di meno rispetto a quello che rappresentano il Centro ed il Nord Italia.
Il vittimismo non appartiene a chi cerca di costruire a queste latitudini, in posti in cui forse mancano le fondamenta ma c’è una passione fuori dal comune.
Spesso la colpa è dell’assenza di strutture adeguate, che non permette ad imprenditori anche stranieri di investire in luoghi nel quale il calcio rappresenta ragione di vita e speranza di crescita.
A Lecce e Napoli ci hanno pensato Saverio Sticchi Damiani, insieme ai suoi soci, ed Aurelio De Laurentiis, compiendo percorsi paradossalmente simili fino all’approdo in Serie A. Sia la dirigenza giallorossa che quella partenopea, infatti, hanno rilevato queste due compagini in Serie C, riportandole in A attraverso programmazione ed investimenti mirati.