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Il Lecce c’è ma non si vede. Che la squadra giallorossa sia stata suo malgrado protagonista di una involuzione nelle prestazioni e nei risultati nell’ultimo mese è più che evidente. Tre punti nelle ultime cinque partite sono un bottino troppo magro per una squadra con ambizioni di alta classifica, basti pensare che nelle ultime partite peggio dei salentini hanno fatto solo Ascoli ed Entella, rispettivamente ultima e penultima nella graduatoria. Di certo c’è che la squadra allenata da Eugenio Corini è stata evidentemente penalizzata dagli episodi, che non hanno sicuramente girato a favore. Contro il Frosinone un pareggio subito all’ultimo minuto in una partita tutto sommato in controllo, la Salernitana ha segnato alla prima e unica svista difensiva di un match nel complesso ben giocato e contro il Pisa, al netto del blackout di squadra, il primo tempo è stato segnato da svarioni individuali e dal cinismo avversario. Contro la Spal, infine, una giocata individuale ha condannato i giallorossi che “ai punti” non meritavano di uscire dal Mazza a mani vuote, ma tant’è. Il calcio, non lo si scopre certamente oggi, è un gioco di squadra tremendamente episodico, ma talvolta ci vuole anche la bravura nel portare gli episodi dalla propria parte, senza affidare i motivi delle sconfitte al semplice caso. Sotto questo punto di vista, il Lecce ha fatto un deciso passo indietro nell’ultimo mese. Una squadra, questo è evidente, non disimpara il proprio gioco nel giro di poche settimane e lo stesso vale per i singoli giocatori. Si possono però perdere brillantezza e lucidità nelle scelte, aspetti legati all’aspetto mentale ancor prima che tecnico. Per questo il Lecce c’è, perché è indubbio che è una squadra molto forte e ben allenata, ma non si vede. Nel Lecce delle ultime uscite sono venute meno alcune certezze che si pensavano acquisite. È mancato quel furore agonistico che stroncava gli avversari sul nascere nelle prime giornate di campionato. La squadra, in fase di non possesso, ha iniziato a indietreggiare, piuttosto che ad aggredire l’avversario in avanti, quello che dovrebbe essere uno dei punti di forza nel piano tattico di Eugenio Corini. Davanti, invece, la manovra è apparsa a tratti troppo confusionaria e l’attacco si è dimostrato spuntato. Il Coda di un mese fa, ad esempio, avrebbe probabilmente trovato la via della rete contro la Salernitana e la Spal, due partite nelle quali all’ex Benevento le occasioni non sono di certo mancate. Per l’hispanico è un periodo negativo, ma come avviene spesso con gli attaccanti, basterà ritrovare una volta il gol per tornare a sbloccarsi. Non va meglio per il suo compagno di reparto Stepinski, che viene spesso costretto dagli avversari a giocare spalle alla porta e lontano dall’area di rigore. Così facendo, un centravanti con le caratteristiche dell’ex Verona viene di fatto annullato e va, conseguentemente, in grande difficoltà. E Falco? Contro il Pisa ha giocato dal primo minuto senza incidere, contro la Spal è entrato, forse un po’ troppo tardivamente, senza riuscire a far male. Di certo c’è che è un calciatore unico per caratteristiche, non solo nella rosa giallorossa ma nell’intero campionato di serie B, e costituisce una risorsa importante dalla quale attingere in un momento complicato per la fase offensiva come quello attuale. I problemi, però, non si fermano qui. L’impressione, infatti, è anche che gli avversari abbiano iniziato a studiare e a prendere le contromisure al Lecce di Corini. Hanno iniziato a capire, ad esempio, che la fonte del gioco giallorosso è Panagiotis Tachtsidis e così Venezia, Frosinone, Pisa e, con meno costanza, Spal, lo hanno ingabbiato, schermandolo con ottima efficace grazie al sacrificio di punte e centrocampo. Anche questo aspetto ha portato al passo indietro in termini di volume di gioco in determinati frangenti delle partite. Per riprendere la marcia e uscire da questo empasse il Lecce dovrà tornare quella squadra famelica della prima parte di campionato. Una squadra che gioca un calcio verticale, intenso in entrambe le fasi. Servirà uno switch mentale, ancor prima che tecnico o tattico. La difesa a tre varata contro la Spal, ad esempio, è servita alla squadra a riacquisire sicurezza e a togliersi di dosso le scorie della sconfitta contro il Pisa, ma rosa alla mano i giocatori a disposizione di Corini restano ideali per un 4-3-1-2 di qualità. È necessario però che tutti, dal primo all’ultimo, si mettano in discussione, tornando a giocare con la mentalità operaia e agguerrita da lupo di un branco, parafrasando il direttore Corvino. Solo così si potrà invertire la rotta, anche perché le qualità e gli uomini per farlo di certo non mancano.
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