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Questa mattina, per i nostri microfoni, è intervenuto l'attuale allenatore del Nardò Basket: Luca Dalmonte.

Il tecnico emiliano vanta una grandissima esperienza nel mondo della pallacanestro con diversi vissuti in Italia, e all'estero (nello specifico in Germania e in Turchia), ricoprendo anche il ruolo di vice in Nazionale maggiore (prima con Piangiani e poi con coach Messina) tra il 2010 e il 2016. 

Alla guida dei granata dallo scorso gennaio, ha raggiunto la salvezza nell'ultimo campionato di serie A2 ed è pronto per l'inizio di nuova stagione, sempre alla guida dei salentini. Queste le sue dichiarazioni:

Sull'esperienza nel Salento e sull'ultima stagione

Nardò Basket

Vorrei fare una premessa: sono arrivato, oramai, a un punto della mia vita professionale dove la passione nel fare questo tipo di mestiere e la qualità delle persone, delle quali ho estremamente stima, con cui condividere il mio tempo è prevalente su tutto. Tutto questo mi ha portato a scegliere, e rimanere senza esitazione, a Nardò dove ho la percezione che ci sia una passione che accompagna questa avventura e una qualità, non indifferente, delle persone che compongono l'intero ambiente, permettendomi di vivere al meglio la mia professione.

L'ultima stagione è stata lunga, complicata e sofferta in certi momenti. Abbiamo avuto alcuni infortuni che ci hanno condizionato e delle prestazioni, sicuramente, non esaltanti che ci hanno portato allo spareggio finale contro Chiusi. Nonostante questo, abbiamo superato tutte le avversità incontrate durante il nostro cammino, gioendo per il traguardo ottenuto.

Sul tifo granata

La percezione della spinta emotiva del contesto esterno è determinante ed è figlia di una trasmissione di valori, passione e fiducia. Per chi gioca o per chi vive l'evento dentro al campo è determinante e l'augurio è che, anche per il prossimo anno, ci sia lo stesso tipo di entusiasmo e affetto.  

Sugli obiettivi futuri

coach Dalmonte

Il prossimo anno, in Lega A2, sarà il primo, a livello tecnico, di un campionato molto elevato e insidioso: ci sarà un girone  unico a venti squadre dove saranno concentrate le formazioni top della categoria; gli anni precedenti, invece, con due gironi separati, c'era una dispersione maggiore delle squadre di maggior prestigio. 

Ci saranno, certamente, almeno 8-10  compagini molto più forti e attrezzate, che faranno un campionato a parte, con l'obiettivo di centrare la promozione. Il Nardò apparterrà alla seconda parte della classifica dove ci sarà una sorta di equilibrio e una lotta differente rispetto alle prime della classe per il raggiungimento della salvezza. 

Il nostro obiettivo, seppur difficile, sarà quello di ottenere una permanenza “tranquilla” e anche se non dovesse essere tale, l'importante sarà tenerci stretta, con tutte le nostre forze, la categoria anche per il prossimo anno.

Sulle conferme di Iannuzzi, Nikolic e Stewart Jr

Per noi rappresentano dei punti fermi dai quali ripartire: Iannuzzi ha sempre espresso il desiderio di giocare a Nardò e questo per noi è molto importante. Lo scorso anno, specie nell'ultima parte di campionato, è stato decisivo nella gestione dello spogliatoio oltre a portare efficienza e performance sul piano tecnico; Nikolic può ricoprire più ruoli del campo con grande disponibilità ed è estremamente importante all'interno di un roster sia in momenti di normalità che, soprattutto, di necessità, fornendo grande aiuto all'intera squadra e, infine, Stewart che lo scorso anno ha dimostrato le sue potenzialità offensive, facendo molto bene. 

Quest'anno, invece, vorremmo utilizzarlo nel doppio ruolo di ala piccola e ala forte e avrà la necessità di un tempo di adattamento e di un lavoro di preparazione. Sicuramente la qualità della persona è una garanzia a suo vantaggio, meritando ampiamente la riconferma all'interno del roster. 

Sulle differenze tra il basket in Italia e quello all'estero

In Germania, sicuramente, la differenza principale rispetto al nostro paese è di tipo culturale perché viene data priorità all'evento. La partita, infatti, può essere tramutata, in alcuni momenti, in  dei veri e propri “show”. Ho vissuto diverse esperienze, dirette e indirette, dove, ad esempio, squadre già retrocesse venivano applaudite dai propri tifosi alla fine di una partita e lo stesso veniva fatto dai giocatori nei confronti dei loro sostenitori. In queste circostanze si capisce quanto la differenza culturale sia così evidente all'interno del tessuto sportivo tedesco. 

Non dimentichiamo che sono la Nazione campione del Mondo con un movimento e una produzione di giocatori di altissimo livello, molti dei quali, infatti, frequentano l'NBA. Non solo: in Germania la loro qualità è ben visibile anche nelle strutture a loro disposizione con impianti di gioco all'avanguardia e di grande accoglienza, dove le persone possono guardare le partita in confort e serenità.

Anche in Turchia troviamo un potenziale reclutamento molto più elevato rispetto al nostro, con una capacità economica d'investimento importante e un livello medio-alto sul piano degli impianti sportivi. La Turchia, inoltre, ha compreso l'importanza di avvalersi di tecnici stranieri, crescendo notevolmente come movimento.

Sulla mancata qualificazione di ItalBasket a Parigi 2024

La squadra, per quanto mi riguarda, ha ottenuto i risultati consoni alle sue potenzialità. Andare a Parigi sarebbe stato un miracolo. In questo momento storico il movimento ha delle direzioni che non sono efficaci per il conseguimento di obiettivi importanti; c'è, a mio parere, una somma di criticità che determinano un movimento in netta difficoltà. 

Servirebbero degli interventi sia di natura politica che strategica, che in questo momento mancano; bisognerebbe creare una competitività adeguata, e quotidiana, per i migliori prospetti affinché possano crescere, garantendo così alla nazionale un maggior, e miglior, controllo dei giovani più interessanti, creando così un circolo competitivo ed efficiente. 

Dovremmo, per assurdo, considerare i giocatori più interessanti di livello quasi come dei giocatori di sport individuali, curando il loro aspetto fisico e tecnico e, ancora, dovremmo dare più spazio a delle figure, nella nostra mentalità di contorno ma essenziali, come nutrizionisti e mental-coach che accompagnano la crescita del ragazzo fin da età adolescenziali come avviene, molto spesso, in paesi come la stessa Germania.

Sull'esperienza in Nazionale

Il ricordo più bello è, certamente, quello di aver condiviso tanto tempo con delle persone stupende, dal punto di vista tecnico e non solo. Purtroppo poche sono state le soddisfazioni che confermano quanto poco sia cambiato rispetto al momento che stiamo vivendo oggi, con la necessità, a tale proposito, di superarlo, da parte di tutti, risolvendo le principali criticità, mettendo al primo posto la pallacanestro e non il raggiungimento di scopi personali e individuali. 

Sulla scelta di diventare allenatore 

coach Dalmonte

È stata una scommessa. Ho avuto la fortuna, grazie alla mia famiglia, di sperimentate più sport. Ovviamente la pallacanestro è stato quello a cui mi sono legato definitivamente. 

Purtroppo la mia taglia fisica non mi ha permesso di diventare giocatore e, finito il momento delle giovanili e del divertimento, ho avuto l'occasione di scommettere su me stesso, perseguendo la passione che mi ha permesso di guadagnare soldi, realizzandomi in questo mondo. 

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