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La Serie A potrebbe ripartire a porte chiuse in campi neutri. E’ questa l’ultima opzione varata dalla Lega per garantire la sicurezza ai calciatori e allo staff in caso di ripartenza. Al riguardo si è espresso così Gravina, presidente della FIGC: “Sarà molto difficile giocare a Bergamo, ma anche a Milano o Brescia, Un campionato sotto il Rubicone, senza partite al Nord, è una possibilità.” L’opzione, anche se remota, andrebbe a salvaguardare in particolare Inter, Milan, Atalanta e Brescia, società coinvolte nella zona più colpita dal virus, dunque più a rischio a livello sanitario. Passando dalla teoria alla pratica, la questione si complica, poiché al Sud sono veramente pochi i campi adeguati alla disputa di partite di Serie A. Aldilà della sicurezza della struttura che passerebbe in secondo piano poiché i match si disputerebbero comunque a porte chiuse, i fattori da valutare nei vari stadi disponibili sarebbero sostanzialmente tre: impianto di illuminazione, terreno di gioco e tecnologia (gol line technology e VAR). Partendo dal primo, per regolamento, uno stadio di A deve essere dotato di un impianto di illuminazione che produca i seguenti valori di illuminamento verticale medio (Evmed) e minimo (Evmin) ed orizzontale medio (Ehmed): Evmed ≥ 1650 Lux e Evmin ≥ 1000 Lux in direzione delle telecamere fisse; Evmed ≥ 1000 Lux e Evmin ≥ 650 Lux in tutte le altre direzioni; Ehmed ≥ 1400 Lux in tutte le altre direzioni. Queste specifiche sono molto restrittive in quanto richieste in particolar modo da Sky e DAZN, i quali prima di trasmettere una partita si assicurano sia rispettate per garantire una buona ripresa del terreno di gioco. Di conseguenza, se non ci dovesse essere uno strappo alla regola, l’impianto d’illuminazione di molti stadi del Sud andrebbe totalmente aggiornato, e la tempistica di manutenzione renderebbe tutto ciò quasi proibitivo. Anche il terreno di gioco è un aspetto critico: nelle categorie inferiori molto spesso si gioca in condizioni precarie per quanto riguarda il manto erboso, e rizollare diversi terreni oltre che comportare un esborso economico importante andrebbe ad allungare ancora una volta la tempistica per il ritorno in campo. L’ultimo punto che ha fatto storcere il naso alla FIGC è la tecnologia in campo, anche se questo potrebbe essere più facilmente bypassabile. Difatti, in questi giorni si sta discutendo molto riguardo al VAR e una sua possibile assenza in un’ipotetica ripartenza: il video assistant referee svolge buona parte del suo lavoro in una piccola sala chiusa posta al di fuori dello stadio detta VAR room, e le nuove riforme riguardo la distanza di sicurezza la renderebbero fuori uso. Quindi, uno stadio senza VAR non è un grande problema, e allo stesso tempo, la goal line technology che ha “funzionamento proprio” (non deve essere gestita da persone esterne al terreno di gioco) potrebbe essere inserita in poco tempo. Fatte le dovute premesse, è arrivato il momento di passare allA pratica: quali sono gli stadi del Sud che effettivamente potrebbero ospitare la Serie A? Esclusi il San Paolo e il Via del Mare che sono già all’avanguardia, potrebbero essere chiamate in causa delle strutture che hanno fatto da palcoscenico alla A abbastanza recentemente come il Ciro Vigorito (Benevento) e l’Ezio Scida (Crotone). Le altre opzioni faranno sorridere i nostalgici, poiché sono stadi storici dalle dimensioni importanti che, tra fallimenti e cattive gestioni societari, non vedono la Serie A da fin troppi anni; stiamo parlando del Barbera (Palermo), del Massimino (Catania), del San Nicola (Bari), del Granillo (Reggina), dello Zaccheria (Foggia) e del San Filippo-scoglio (Messina). Inoltre, le città in questione andrebbero ad ospitare squadre come Juve o Inter, offrendo loro alloggio ma soprattutto un centro sportivo di livello, difficile da immaginare pensando che alcune società ospitanti militano addirittura in quarta serie. Tutti questi aspetti rendono la proposta di Gravina ai limiti dell’impossibile; un’opzione più intrigante che fattibile insomma, che andrebbe solo a creare altro caos in una situazione che di certezze ne ha veramente poche.
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