Il VAR? Meglio una Dreher ghiacciata al Bar
L’EDITORIALE
Come rovinare una partita di calcio; come mancare di rispetto a quasi cinquemila salentini che inconsapevoli della beffa sono andati a Roma per “vivere” una serata di sport accanto alla loro squadra; come rovinarla anche ai tifosi della Roma che avrebbero meritato di vedere una partita vera. Non vogliamo neanche immaginare quanto siano stati felici il Presidente del Lecce e tutti i suoi soci quando hanno capito che sarebbero stati presi in giro per due ore.
Perchè a Roma stasera è accaduto proprio questo: è stata una presa in giro. E noi ingenui che pensavamo che il glorioso Impero Romano fosse finito da più di milleduecento anni. Ingenui noi. E ingenuo il Lecce che credeva di poter andare a Roma, contro una squadra fortissima, per cercare di giocare la sua partita rispettando le regole, l'imponente stadio, la bellezza della capitale e gli avversari. Niente di tutto questo è accaduto, perchè un gruppo di “scienziati” uno con il fischietto in bocca e altri con tanti monitor in una stanza, ha deciso che un contrasto di gioco, sicuramente duro ma non cattivo, doveva essere sanzionato con una punizione esemplare: l'espulsione! Rovinando la partita.
Non finisce qui, perchè, come se non bastasse, dopo che i salentini erano riusciti a raggiungere miracolosamente il pareggio, sempre i “luminari” hanno deciso che una semi-simulazione in area del Lecce, invece di essere rilevata dal Var e punita, doveva subire un'altra sanzione esemplare: il calcio di rigore!
Beh, stante così le cose, quando si affronta una squadra nettamente più forte, sulla quale vegliano anche i “puristi” del regolamento, invece di andare al Var, sarebbe meglio trascorrere una bella serata al Bar.
Dobbiamo ricordarci di farlo sapere a tutti i tifosi giallorossi: meglio il Bar con una bella Dreher fresca, le temperature ancora lo consentono.
Ci siamo illusi che la beffa contro il Monza, alla fine, sarebbe stata soltanto un episodio sfortunato, avevamo provato a voltare pagina ed invece no, siamo all'ottava giornata di campionato ed alla beffa si è aggiunta la presa in giro.
Cosa dobbiamo aspettarci ancora?
Il Lecce a Roma ha svolto inconsapevolmente un ruolo, quello di agnello sacrificale all'Altare della Patria ma, nonostante questo, si è battuto fino alla fine con ardore ed onore.
Detto questo, abbiamo anche un'altra cosetta da puntualizzare, stavolta al tecnico giallorosso: speriamo che lo snaturare l'atteggiamento in campo della squadra nei primi minuti (dov'era la pressione alta, marchio di fabbrica di Baroni?) non sia stata una scelta ragionata a tavolino ma che quell'approccio così timido che abbiamo visto sia venuto a causa della soggezione da parte di tanti giovanissimi nel giocare in uno stadio così importante. Perchè se così non fosse, la gestione della partita non sarebbe condivisibile: non si aspetta una squadra forte come la Roma nella propria metà campo, ha qualità e stazza troppo importanti per tenerla così vicino a Falcone (ancora una volta eccezionale) e sperare di uscirne indenni. Come se ciò non bastasse sarebbe un peccato mortale tenere consciamente i nostri “velocisti” così lontani dall'area avversaria e sfiancarli costringendoli a ripetuti scatti ed allunghi.
Una parola su Umtiti, anche se ci dispiace che il suo esordio in maglia giallorossa sia coinciso con una partita condizionata dall'influenza dell'Impero Romano sugli scienziati e ne sia conseguita una sconfitta patita senza la possibilità di combattere ad armi pari: il francese è fortissimo, ma già si sapeva.