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Partiamo dal presupposto che il concetto di "bel gioco" non esiste perché la bellezza, odio parlare per aforismi, è negli occhi di chi guarda. Dunque bel gioco può essere un tiki taka sterile piuttosto che un gioco ostinatamente in verticale, oppure difesa e contropiede, oppure ancora lancio sistematico del centrale per l'esterno alto. Non so, qualsiasi cosa vi venga in mente e che vi provochi piacere, anche sadicamente i campanili per saltare il centrocampo, può essere considerato bel gioco. Fatta questa premessa, quando leggo o ascolto i tifosi che sostengono che manchi il bel gioco, mi verrebbe da intervenire per sostenere il contrario, ma il rischio di entrare nel ginepraio di parole e concetti è talmente alto che non vale la pena provarci. Perchè, appunto, ognuno ha la sua idea ed è giusto che resti tale.

Il bel gioco del Lecce

Su una cosa però possiamo metterci tutti d'accordo: sulla impossibilità di vedere oggi un bel gioco, qualunque esso sia, da intendersi come l'uso sistematico di schemi e movimenti, più o meno piacevoli. Vediamo perché. Inizialmente, escluse le prime due partite in cui Majer ha fatto da vertice basso del centrocampo per intenderci, il bel gioco si è pure visto ed è durato fino al periodo in cui Corini ha preso il Covid, all'incirca. In quel frangente si intravedeva un accenno di pressing alto per buona parte della gara, intensità e trame di gioco sensate. All'epoca dicevamo che il Lecce doveva superare il periodo di Natale per arrivare ad avere una squadra in grado di applicare i concetti di gioco di Corini in maniera quasi maniacale e spontanea; questo perché alcuni calciatori non avevano fatto il ritiro a causa del Covid (Tachtsidis, Rodriguez, Rossettini), o perché senza squadra (Pettinari), altri avevano mal di pancia (lo stesso greco, Falco e Mancosu), altri erano in ritardo di condizione e altri ancora erano appena arrivati dall'estero e non sapevano parlare una sola parola di italiano. E' arrivato Natale ed è stato lo stesso Corini a prendersi il Covid e a rimanere assente per un mese da allenamenti e match. Un problema non da poco considerando che si trovava nella fase clou della stagione. Superato Natale c'è stato il calciomercato. Per la seconda volta consecutiva abbiamo assistito ad una minirivoluzione nella quale sono usciti giocatori fondamentali come Falco, seppure mai visto in campo, e ne sono entrati di nuovi, ancora stranieri, ancora gente che si deve ambientare, banalmente anche a tavola o a letto.

La quadra 

In questa situazione si chiede a Corini di trovare una quadra per vedere finalmente risultati e bel gioco in continuità e non a singhiozzo. Viceversa si è chiesta la sua testa in favore dei soliti nomi che circolano da 10 anni. Non considerando che i problemi relativi a Covid, infortuni mai guariti (penso a Calderoni), ritardi di condizione, ritiri saltati, lingue diverse, sono e saranno sempre gli stessi con tutti. Forse ci vorrebbe un mago, ma non Helenio Herrera, uno vero che provenga dalla scuola di Hogwarts per mettere in riga i 32 diversi calciatori impiegati quest'anno.

La tristezza

In una situazione del genere, va aggiunta la buona dose di tristezza che si percepisce nei senatori del Lecce, alcuni in particolare. Se a questa squadra manca qualcosa è il gruppo, il senso di gruppo. Giocatori che in campo non si aiutano, si urlano addosso, non stanno bene insieme. Quasi si schifano. Basterebbe andare a rivedere cosa è successo dopo il gol di Stepinski per capire il senso di quello che voglio dire. Se prendete 15 giocatori nuovi, stranieri, e li mettete in uno spogliatoio, cosa vi aspettate? Io mi aspetto che 2-3 veterani li prendano sotto la propria custodia, che li facciano sentire voluti, coccolati. I giocatori sono grandi per questo, non perché fanno due piroette in campo. E se questo sta succedendo, non si vede.

Colpa di Corini

Non ci siamo in quello spogliatoio e non sappiamo cosa succede. Da esterno, una colpa vorrei addossarla a Corini: non aver rimosso chirurgicamente questa tristezza. Intendendo per chirurgicamente la rimozione dal campo di questi senatori. Togliere loro la certezza del posto fisso, come direbbe Zalone, per dimostrare che, con l'entusiasmo dei giovani come Rodriguez e la cazzimma dei Gallo, forse non si vinceranno i campionati, ma di sicuro si gonfieranno i petti d'orgoglio. Quelli dei tifosi.
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