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L’ex presidente del Lecce, Rico Semeraro, ha parlato al Corriere dello Sport e parlato di passato e presente della sua ex società, tra cui anche il derby che col Bari che coinvolse suo fratello Pierandrea nel 2011. Questo il suo pensiero: "Seguo il Lecce? Certo, anche se non vivo più in Italia cerco sempre di seguire la squadra, per fortuna oggi è facilissimo e spesso lo fanno vedere anche qui a Londra. L’ultima partita, quella contro l’Atalanta è stata una sconfitta difficile da digerire personalmente. Il Lecce però è stato bravo, sono andati oltre le mie aspettative, soprattutto nella prima parte della stagione, in cui il calendario è stato veramente severo, ma i ragazzi sono stati bravi a conquistare un buon bottino di punti. Salvezza alla portata? Certamente, lo dice la classifica, lo dice anche il gioco che esprime Liverani è veramente un piacere vederli giocare a tratti. Oggi si trova nelle ultime tre posizioni, a pari punti con il Genoa, ma è tutto in ballo. Le possibilità di salvezza sono tante. Se il campionato dovesse ripartire conterà tantissimo l’aspetto psicologico. Similitudini con le passate società? Dal punto di vista sportivo si, a livello societario, credo che questo gruppo siamo più simile alla cordata del Presidente Franco Jurlano. Il Lecce dei Semeraro vedeva a capo una sola persona, questo invece è l’espressione di una cordata. In campo invece Ventura come Liverani arrivava da alcune stagioni interessanti, è un stato un tecnico che poi si è imposto ai massimi livelli, un percorso che è sicuramente nelle potenzialità dell’allenatore romano. Sono stati bravi ad individuare un profilo come il suo. Il doppio salto dell'era Semeraro? Quando iniziammo a formare la squadra lo facemmo da soli. Volevamo giocatori che avevano fame e voglia di emergere, ci diede una mano il direttore Cataldo che aveva già lavorato con Jurlano. Arrivarono uomini eccezionali, che ancora tutti oggi ricordano con affatto. Quando conquistammo la Serie A sbagliammo tutto, Prima di Corvino, giunto nel ’98, ci affidammo a Pavone. Fin dal primo momento inizio la battaglia con Ventura, perché voleva mandar via tutti quei giocatori che avevano un età avanzata, come Francioso. Scelse di puntare su giovani di prospettiva che potessero rappresentare una plusvalenza per la società in futuro, un progetto interessante ma probabilmente non adatto alle nostre caratteristiche in quel momento. La gara alla quale sono più affezionato? Sicuramente il 3-0 contro il Palermo. Loro erano i favoriti del campionato, noi avevamo una grandissima squadra con Giacomazzi e Chevanton anche in B. Quella notte al Via del Mare non c’era uno spazio libero. Fu una festa per il calcio, indimenticabile. I giocatori simbolo? Da Presidente sicuramente Chevanton, per me rappresenta tutto. Fu un investimento importantissimo, non posso che dire lui anche per tutti i gol che ha fatto nel corso della sua esperienza. Da tifoso però nel mio cuore ci sono anche Palmieri, Francioso e Lorieri. A primi due sono legato anche da un grande rapporto di amicizia, si tratta di due ragazzi eccezionali, così come anche il portiere che è un simbolo del calcio italiano e che ha rappresentato un privilegio averlo a Lecce. La Primavera del Lecce? Credevamo in quel modello di sviluppo sportivo, siamo stati lungimiranti nel puntare nei giovani, si trattava di un progetto iniziato alla fine degli anni 90. E’ stato un aspetto fondamentale perché ci ha permesso di avere anche delle risorse finanziarie importanti, anche perché non abbiamo mai avuto un grande supporto dal territorio, l’unico sponsor esterno è stata la Provincia di Lecce con il marchio Salento d’amare. Da quella sqaudra sono usciti tanti ragazzi eccezionali come Ledesma, Konan, Vucinic, Bojinov e Pelle, per noi è stato un periodo esaltante". Semeraro dice la sua sul derby Bari-Lecce: "E' stato un orrore e un errore. Ricordo che vidi la partita in un ristorante italiano a Londra, a Sky venne eletto migliore in campo Masiello. A fine partita nelle interviste tutti parlarono di una grande partita. Tutto quello che è successo è storia. Mio fratello ci ha provato, ma non l’ha fatto, è stato truffato. In quella vicenda il mio rammarico più grande è che il Lecce è stato giudicato troppo velocemente. Tanto che quando venne venduto a Tesoro ancora non si sapeva quale campionato doveva disputare la squadra. Un consiglio a Sticchi Damiani? E’ molto difficile dare un consiglio quando non si è dentro completate. Il Presidente non mi ha dato l’impressione di avere bisogno di tanti consigli, anche perché è una persona che è da tempo nel calcio, era consigliere già quando c’eravamo noi. Qualche volta ho avuto modo di parlare con lui è mi ha sempre dato l’impressione di sapere quello che fa. Il Lecce è in buone mani. L’unica difficoltà può essere quella di gestire questa società, perché quando le cose iniziano a non andare bene tenere tutti uniti può essere complicato, ma lui ha tutte le qualità per farlo. Ora è fondamentale conservare la Serie A, che rappresenta linfa vitale soprattuto per le casse della società".
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